Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell'ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, qualche giorno fa ha dichiarato: "È importante chiamare le cose con i loro nomi. Il mondo civile deve riconoscere che Putin e la sua cricca, accusati di crimini di guerra, non sono più i legittimi rappresentanti della Russia nel mondo e, quindi, non c'è nulla di cui parlare con loro. Le autorità russe dovrebbero essere rimosse da tutte le istituzioni internazionali, compreso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Quando il regime cambierà, parleremo con i successori. In particolare, sui risarcimenti e sul programma di disarmo nucleare".
Orbene, a prescindere dalla questione di come sarebbe possibile "mettere in galera" tutti i membri del regime di Putin (o si pensa davvero che l'esercito ucraino possa issare la bandiera ucraina sul Cremlino?), è palese che il regime nazionalista di Kiev ormai mira a raggiungere scopi (geo)politici che sono ben diversi dalla difesa dell'indipendenza dell'Ucraina, vale a dire che in pratica Kiev mira ad ottenere ad una sorta di resa senza condizioni della Russia di Putin.*
Ovviamente Kiev può avere questo scopo in quanto gode del pieno sostegno della Nato e in particolare degli estremisti euro-atlantisti, per i quali conta soprattutto indebolire la Russia il più possibile, nonostante che l'invasione russa dell'Ucraina abbia già permesso all'America di formare un “blocco occidentale” e di tagliare i ponti tra la Russia e la Germania, che era l'obiettivo strategico principale dell'America.**
Posta in questi termini la questione ucraina muta radicalmente di senso, dato che non si tratta più di condannare l'invasione russa dell'Ucraina con tutte le gravi conseguenze che ne sono derivate, bensì - anche tenendo conto che la Russia non è riuscita ad inglobare con la forza l'Ucraina nel proprio spazio geopolitico - della necessità di "mettere un freno" alla russofobia euro-atlantista e alle ambizioni di un regime che pare "accecato" dal nazionalismo.
Chiaramente non si tratta di condividere le farneticazioni e le scempiaggini dei filoputiniani. Ciò nonostante, non si può neppure continuare a ripetere a pappagallo che è solo Kiev che deve "decidere", tanto più che l'Ucraina dipende del tutto dagli aiuti economici e militari dell'Occidente.
D'altronde, è ovvio che non ha nemmeno senso parlare di pace in questo contesto, tanto è vero che attualmente non esistono nemmeno le condizioni politiche e militari per arrivare ad un cessate il fuoco. A tale proposito è significativo che anche secondo Ursula von der Leyen "un cessate il fuoco che porti in un conflitto congelato non creerà alcuna pace duratura. Dopo il conflitto del 2014 era in vigore un cessate il fuoco e sappiamo cosa è successo a quell'accordo lo scorso febbraio, quando la Russia ha iniziato l'invasione. Un cessate il fuoco sarebbe intrinsecamente instabile e destabilizzerebbe la regione lungo la linea di contatto."
Tuttavia, ciò che sostiene Ursula von der Leyen avrebbe senso se fosse vero che costringendo i russi a ritirarsi da tutti i territori dell'Ucraina che hanno occupato (Crimea inclusa) non solo crollerebbe il regime di Putin ma a Mosca si insedierebbe un governo filo-occidentale, di modo che la Russia non nutrirebbe più alcun "desiderio di rivincita". Certo, questo è possibile ma solo dei mentecatti non distinguono il possibile dal probabile. Comunque sia, in guerra si deve tener conto soprattutto dello scenario peggiore (si badi che, rebus sic stantibus, nulla garantisce che se cadesse il regime di Putin, in Russia vi sarebbe un regime politico migliore di quello di Putin).
Pertanto, se si volesse cercare di risolvere la questione ucraina in un'ottica geopolitica "realistica", anziché meramente ideologica, ci si dovrebbe adoperare per creare delle condizioni politiche e certo anche militari ((non è questo in discussione, con buona pace di chi pensa che basti non inviare più armi a Kiev per fermare la macchina da guerra russa) che consentano di arrivare perlomeno ad un cessate il fuoco "duraturo" (difficile ma non impossibile, ad esempio creando un'ampia fascia smilitarizzata), dato che se non si riesce neppure a "congelare" questo conflitto senza mettere a repentaglio la sicurezza dell'Ucraina, sembra irrealistico parlare di pace (sempre che non si ritenga di potere imporre una sorta di unconditional surrender alla Russia).
In definitiva, anche se si ritiene necessario aiutare l'Ucraina perché sia in grado di trattare con la Russia nelle migliori condizioni politiche e militari possibili, si dovrebbe evitare di commettere lo stesso disastroso errore compiuto dalla Russia aggredendo l'Ucraina, ossia credere di potere risolvere "definitivamente" con la guerra una questione geopolitica complessa come quella dei rapporti tra la Russia e la Nato, dalla quale, del resto, dipende la stessa questione dell'indipendenza e della sicurezza dell'Ucraina.
*Considerando le ferite inflitte dalla Russia all'Ucraina si può capire che l'Ucraina voglia “punire” il regime di Putin (e l'Ucraina ne ha pure il diritto, giacché è impossibile giustificare i crimini commessi in Ucraina dal regime di Putin, che del resto non si distingue più da un regime di polizia, che si potrebbe definire "neostalinista"), ma se si è intellettualmente onesti si deve anche ammettere che se ci fosse una Corte Penale Internazionale imparziale e riconosciuta da tutta la comunità internazionale sul banco degli imputati dovrebbero sedere non solo russi ma americani, sauditi, israeliani, turchi, iraniani e via dicendo (compresi neonazisti ucraini). Insomma, quel che è intollerabile è il solito "doppiopesismo" dell'Occidente neoliberale che usa pure questa guerra come foglia di fico per coprire le sue vergogne.
** Anche se non è questa la sede per un’analisi geopolitica della questione ucraina a partire dal crollo dell’Unione Sovietica, si dovrebbe comunque tenere presente che riconoscere che la "narrazione putiniana" della questione ucraina “fa acqua” da tutte la parti, non implica che sia vera quella euro-atlantista.
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