domenica 24 dicembre 2023

STATO E "MOLTITUDINE"

Che in Italia vi sia un problema di informazione è noto, ma non riguarda solo i cosiddetti "media mainstream", dato che quella che viene definita contro-informazione non si distingue dalla più volgare propaganda.  

Del resto, non possono essere certo il complottismo e/o i cascami dell'ideologia marxista o fascista -  che contraddistinguono ancora buona parte della cultura politica italiana, incapace di fare i conti con le dure repliche della storia - a rappresentare una seria e valida alternativa alla politica neoliberale, tanto che perfino una questione così essenziale come quella della dottrina dello Stato viene del tutto ignorata (non a caso si confonde la geopolitica con quel che alcuni definiscono in modo spregiativo "risikismo"). 

D'altronde, non è la differenza tra essere e dover essere bensì la differenza tra essere e poter essere a connotare l'essenza del Politico, anche e soprattutto per quanto concerne la questione del nomos della terra. 

È il poter essere  infatti che, trasformando in "geo-politica" la terra in cui un popolo "dimora", rende possibile la stessa contrapposizione tra amico e nemico (non è, ad esempio, l'accesso al mare come tale che è significativo sotto il profilo politico e geopolitico, ma quel che si "può" fare mediante l'accesso al mare, come sapeva Platone, che non a caso riteneva che la polis non dovesse avere alcun accesso al mare). È il poter essere quindi che può creare le condizioni di un nuovo nomos della terra, mutando pure la relazione tra essere e dover essere.

Ma proprio perché è il poter essere che struttura e articola la funzione politica di uno Stato (quale che esso sia) non vi può essere alcuna prassi politica distinta da quella neoliberale (che non è certo al servizio delle "moltitudini") senza la trasformazione della funzione politica dello Stato (una "moltitudine" è, nel migliore dei casi, solo un soggetto sociale, non un soggetto politico, dato che se diventa un soggetto politico non è più una "moltitudine" o, meglio, è "più che moltitudine").

Ovviamente anche una dittatura (poco importa di che colore politico sia o se sia una autocrazia elettiva) presuppone una diversa funzione politica dello Stato. Tuttavia, è proprio questo il problema che una prassi politica che miri a trasformare la funzione politica dello Stato neoliberale dovrebbe risolvere, evitando di cadere nella trappola politica (e geopolitica!) di una dittatura, che impedendo alla "moltitudine" la possibilità di diventare un soggetto politico* capovolge il rapporto tra società e Stato, facendo apparire quest'ultimo non come "soggetto" ma come "sostanza".

*In una dittatura la funzione politica dello Stato muta prima di tutto la "soggettività" in "soggezione". Qualcosa di simile caratterizza anche lo Stato neoliberale, in quanto tende a configurarsi come una oligarchia, ma a differenza di una dittatura lo Stato neoliberale non usa (di norma) il bastone e il bavaglio bensì si avvale di una raffinata tecnologia sociale ("manipolazione" dell'informazione inclusa) che trasforma i "molti" in una pluralità di soggetti politicamente passivi e "impotenti", di modo che si tratta di un pluralismo più apparente che reale.

sabato 16 dicembre 2023

IL "DISORDINE MENTALE" DELL'OCCIDENTE EUROATLANTISTA

È noto che gli americani volevano che la controffensiva ucraina cominciasse nell’aprile scorso e che l'attacco ucraino avvenisse in una sola direzione ovverosia in direzione di Melitopol, per "tagliare” il corridoio che unisce la Crimea e il Donbass. Gli ucraini invece ritenevano che si dovesse aspettare la buona stagione (attaccarono a giugno) e che fosse necessario non solo un maggiore addestramento delle nuove brigate ucraine ma anche attaccare in diverse direzioni per "sbilanciare" l'esercito russo.

Insomma, comunque la si pensi riguardo al modo in cui gli ucraini hanno condotto la controffensiva,  è evidente che l'esercito di Kiev non aveva la potenza di fuoco necessaria per uno sfondamento delle difese russe - sempre che il morale dell'esercito russo non crollasse del tutto - e che di conseguenza una difesa attiva o, meglio, "elastica" sarebbe stata una migliore strategia. Ma occorreva capire che per Kiev limitarsi a difendere l'indipendenza e la sovranità dell'Ucraina, anziché puntare ad una (tutt'altro che probabile) “sconfitta totale” della Russia riconquistando la Crimea o facendo addirittura crollare il regime di Putin, equivaleva a non perdere la guerra. 

Ora invece c'è uno stallo pericoloso per gli ucraini che non hanno i mezzi, gli uomini e le risorse che hanno i russi, sebbene le perdite dell'esercito russo siano certo assai gravi e con ogni probabilità nettamente superiori a quelle dell'esercito ucraino. Peraltro, sono proprio il nazionalismo ottuso del regime di Kiev e l'insipienza geopolitica e strategica dell'Occidente atlantista e neoliberale a rendere più difficile per l'Ucraina resistere agli attacchi dei russi, benché sia poco probabile che si verifichi un vero e proprio crollo dell'esercito ucraino.

Comunque sia, il regime di Kiev, nonostante disponga ancora di buona parte degli armamenti ricevuti dalla coalizione occidentale, è costretto ad arruolare con la forza anche chi non è in grado di svolgere il servizio militare, mentre si ritiene che siano più di mezzo milione i maschi ucraini in età di leva che hanno lasciato il proprio Paese.* 

Del resto, anche la coalizione occidentale mostra gravi segni di stanchezza, nonostante si continui a cianciare di “vittoria ucraina”, senza nemmeno che si sappia che si intenda per “vittoria ucraina”, mentre la lotta politica sempre più aspra tra repubblicani e democratici negli Usa ha già bloccato gli aiuti militari a Kiev necessari per consentire agli ucraini di resistere agli attacchi dei russi, anche se l'esercito di Kiev cerca ancora di condurre delle azioni offensive, che non solo non hanno successo, se non limitato, ma rischiano di comportare delle gravi perdite che l'Ucraina non può permettersi, a differenza della Russia (sempre che "regga" il fronte interno, dato che le perdite russe sono talmente ingenti che si ritiene che alla Russia ci vorranno diversi anni per ricostituire un esercito ben addestrato).** D’altra parte, La demografia in guerra conta, tanto più che oltre a diversi milioni di profughi ucraini si devono aggiungere alcuni milioni di ucraini etnicamente russi, nonostante che questi ultimi non esistano per l'Occidente neoliberale.

In sostanza, si è persa l'occasione di trattare con la Russia da una posizione che in pratica era ancora vantaggiosa per l'Ucraina (dato che stava combattendo contro una grande potenza come la Russia), sostituendo il realismo geopolitico con l'ideologia (quasi che la Russia fosse simile alla Germania nazista, cui si impose una resa senza condizioni), fino al punto di scambiare la propria immagine fasulla della realtà per la realtà, rischiando così di fare il passo più lungo della gamba. 

Ora quindi è tutto più difficile, anche se l'Ucraina non ha ancora perso la guerra. Certo, si sa che da questa guerra, comunque finisca, l'Ucraina uscirà con le ossa rotte. Nondimeno, anche se Putin può sempre affermare di avere conquistato il territorio che collega la Crimea e il Donbass, a Kiev non vi è un governo filorusso e l'Ucraina conserva ancora l'accesso al mare nonché il controllo di  Kharkiv e di parte dello stesso Donbass (peraltro, nel medio periodo il costo di questa guerra per la Russia con ogni probabilità sarà salatissimo). Pertanto è lecito affermare (il discorso però è diverso se si ritiene che lo scopo dell'Ucraina e della Nato sia riconquistare tutti i territori ucraini  - Crimea inclusa - dai russi) che se la guerra terminasse adesso la Russia non avrebbe vinto.*** Ma pure il Cremlino ne è consapevole, tanto che conta proprio sul "disordine mentale" dell'Occidente euroatlantista per trasformare un grave insuccesso in una vittoria, per quanto limitata e costosa possa essere.


*Vedi https://www.nytimes.com/2023/12/15/world/europe/ukraine-military-recruitment.html.


** Vedi  https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/17/la-mancata-controffensiva-ha-fatto-risparmiare-allucraina-gran-parte-degli-armamenti-cosa-dicono-i-dati-dopo-quasi-due-anni-di-guerra/7384739/ e https://www.nytimes.com/2023/12/16/world/europe/ukraine-kherson-river-russia.html. Si deve pure considerare che Mosca ha seri problemi con la mobilitazione ovverosia con il reclutamento.


***Secondo Charles Kupchan "with the Kremlin having returned to the path of territorial conquest, pragmatic realism requires that the West now reinstates a policy of firm containment. But it also requires sober acknowledgment that Ukraine is unlikely to be able to drive Russian forces from its territory; a military stalemate has settled in. Accordingly, the United States should press Ukraine to focus on defending and rebuilding the more than 80 percent of Ukraine still under its control. Over the longer term, the West should help Ukraine restore territorial integrity — an outcome more likely to be achieved at the negotiating table than on the battlefield, https://www.nytimes.com/2023/12/18/opinion/henry-kissinger-ukraine-israel.html.


sabato 9 dicembre 2023

L'OCCIDENTE DEGLI STOLTI

Il veto posto dall'America sul cessate il fuoco a Gaza non è solo una schifezza ma un errore madornale. Come al solito i neoliberali atlantisti non esitano a calpestare i principi e i valori (diritti umani compresi) che affermano di difendere, ogni volta che sono in contrasto con i loro interessi (economici e/o geopolitici).

Che pensare, d'altra parte, di una CPI che emette un mandato di cattura per Putin ma chiude gli occhi di fronte ai crimini di Bibi &C.? 

Nondimeno, il "resto del mondo" gli occhi non li ha chiusi e non tollera più il vergognoso doppiopesismo dell'Occidente neoliberale, come dimostra anche la questione delle sanzioni imposte alla Russia. 

Insomma, l'Occidente neoliberale "se la canta e se la suona", al punto da confondere sé stesso con la comunità internazionale e lo stesso Occidente.

Il "nostro mondo" di cui ciancia Panebianco sul Corsera, infatti, non è altro che il "mondo neoliberale", che sembra affetto da una grave forma di autismo, tanto che anche Garimberti su Repubblica definisce Putin "paria del mondo". 

I neoliberali atlantisti temono le "potenze autoritarie anti-egemoniche" - che certo (retorica a parte)  se ne infischiano della democrazia, della libertà e dei diritti umani, dato che sono solo affamate di potere -, ma sono proprio loro che, come gli stolti, agiscono in modo tale da favorire i propri nemici e danneggiare sé medesimi o, peggio, l'intero Occidente, che non è affatto sinonimo di Occidente neoliberale.

domenica 3 dicembre 2023

GLI ERRORI DI CALCOLO STRATEGICO SI PAGANO

Che la controffensiva ucraina sia fallita ormai nessuno lo può negare, tanto è vero che adesso l'esercito ucraino anche se non ha rinunciato a condurre azioni offensive è costretto a puntare soprattutto su una strategia difensiva.* Eppure già un anno fa Kiev avrebbe avrebbe potuto e dovuto adottare una strategia imperniata su una "difesa elastica", dato che fin dalla primavera del 2022 era scontato che non fosse possibile costringere la Russia ad arrendersi, sempre che non crollasse il morale dell'esercito russo o addirittura il regime di Putin. Ma la russofobia ha accecato sia i vertici politici e militari di Kiev che quelli della Nato, mentre i media occidentali hanno continuato a raccontare la favola secondo cui la Russia era "isolata" e quindi la sua macchina bellica avrebbe presto smesso di funzionare. 

Si è così ignorato che sono gli asset strategici che contano in guerra, sebbene siano l'azione di comando, la preparazione tecnica e la motivazione che trasformano gli asset strategici in fighting power. I difetti della macchina bellica russa sono noti ma, anche a prescindere dal fatto che alcuni di questi difetti sono stati eliminati dai russi nei mesi scorsi, è ovvio che non vi siano mai state le condizioni (geo)politiche né le condizioni militari per imporre alla Russia una unconditional surrender.

Nondimeno, la Russia non ha (ancora) vinto la guerra: a Kiev non vi è un governo filorusso, Odessa e Kharkiv sono ancora saldamente nelle mani degli ucraini e il Donbass non è stato del tutto conquistato dall’esercito russo. Per di più il Baltico è diventato un "lago atlantista"  e il Cremlino è stato costretto a militarizzare la propria economia nonché la società russa, con metodi che ricordano la Russia zarista e perfino il regime stalinista. Del resto la Russia ora è assai più dipendente dalla Cina, mentre l'improvvida e scellerata decisione del Cremlino di invadere l'Ucraina ha permesso agli Usa di “tagliare i ponti” tra l'Europa occidentale e la Russia. 

Tuttavia, anziché far dipendere la questione territoriale - ossia quella dei territori ucraini occupati dai russi - dalla difesa della sicurezza e della indipendenza dell'Ucraina, si è agito in senso opposto e  adesso più passa il tempo e più cresce il rischio che sia l'Ucraina, che dipende totalmente dagli aiuti occidentali e in particolare da quelli militari dell’America, ad essere costretta a “gettare la spugna”.**

Certo, la Russia aggredendo l'Ucraina ha difeso le proprie "ragioni geopolitiche"*** nel peggior modo possibile e si è pure macchiata di numerosi crimini di guerra (benché, prescindendo dal diverso contesto politico, non più gravi di quelli commessi dagli Usa in Afghanistan o in Iraq e da quelli commessi da Israele in Cisgiordania e a Gaza, che nemmeno l'orribile pogrom del 7 ottobre scorso può giustificare). Del resto è innegabile che il Cremlino abbia commesso un grave errore di calcolo strategico sottovalutando il patriottismo della maggior parte degli ucraini e illudendosi che gli interessi economici avrebbero indotto l'Europa occidentale a "tagliare i ponti” con l'America anziché con la Russia. 

Ciò nonostante, pure l'Occidente atlantista ha commesso dei gravi errori di calcolo strategico, scambiando la propria immagine fasulla della realtà per la realtà. Ovviamente, come possa finire la guerra russo-ucraina non è possibile saperlo, anche perché Ucraina e Russia assomigliano a due pugili suonati decisi a continuare a combattere fino all'estremo. Ma si deve essere consapevoli che una guerra lunga e di logoramento non può non avvantaggiare la Russia, mentre l’Ucraina, che la demografia non favorisce, già mostra gravi segni di stanchezza (come, del resto, la stessa coalizione occidentale) e anche una pericolosa forma di "dissidio interno".

Comunque sia, è ancora possibile un "pareggio" (assai difficile ottenere di più), che in pratica (ossia tenendo conto dei reali rapporti di forza) equivarrebbe ad un successo dell'Ucraina o, se si preferisce, ad una "non vittoria" della Russia. D’altronde, il Cremlino, anche se non potrà mettere fine all'ostilità della maggior parte degli ucraini nei confronti della Russia (e quindi non potrà ottenere una “vittoria totale e definitiva” contro l'Ucraina), non solo dispone di maggiori asset strategici di Kiev ma ha pure un'ottima carta da giocare ovverosia l'insipienza strategica e (geo)politica dell'Occidente atlantista e neoliberale (il cui "doppiopesismo" buona parte del mondo non è più disposta a tollerare). 

In definitiva, ancora una volta si conferma che anche in guerra la migliore strategia è quella che si basa sul realismo (geo)politico e sull'etica della responsabilità, non certo quella basata sull’ideologia o, peggio, sul wishful thinking.


*Sulla controffensiva ucraina si vedano ad esempio https://www.washingtonpost.com/world/2023/12/04/ukraine-counteroffensive-us-planning-russia-war/ e https://www.washingtonpost.com/world/2023/12/04/ukraine-counteroffensive-stalled-russia-war-defenses/.


**Al riguardo si veda anchehttps://www.economist.com/leaders/2023/11/30/putin-seems-to-be-winning-the-war-in-ukraine-for-now.


***In questa sede è sufficiente ricordare che, sebbene si debba riconoscere che la Nato non ha mai avuto alcuna intenzione di aggredire la Russia e che l'Ucraina anche prima del 24 febbraio 2022 non aveva alcuna possibilità di condurre una guerra offensiva contro la Russia, la "pressione geopolitica" della Nato ai confini della Russia c'era (si tenga presente che se il veto di alcuni membri della Nato all'ingresso dell'Ucraina nella Alleanza Atlantica era certo, soprattutto gli Usa e la Gran Bretagna avevano in parte aggirato questo ostacolo, integrando negli apparati della Nato l'intelligence e le forze speciali dell'esercito di Kiev) e ha pure contribuito a fare crescere l'estremismo nazionalista russo (che, peraltro, a sua volta ha contribuito alla crescita dell'estremismo nazionalista ucraino). Insomma, nulla giustifica l'aggressione russa contro l'Ucraina, che ha anche gravemente danneggiato l'Europa occidentale, ma che vi fosse una sorta di guerra ibrida dell'Occidente atlantista e neoliberale contro la Russia per ragioni geopolitiche è innegabile. Per i "falchi atlantisti", infatti, era ed è la Russia stessa a rappresentare un "nemico geopolitico", non solo cioè il regime autocratico di Putin, che pure sta condannando la Russia a rimanere prigioniera di una storia che ha causato terribili lutti e sofferenze anche al popolo russo.