mercoledì 28 giugno 2023

L'OCCIDENTE NEOLIBERALE È UNA PRIGIONE SENZA MURI?

Le "ciance" o le farneticazioni complottiste dei sedicenti analisti militari ed esperti di geopolitica filoputiniani che imperversano in rete non meritano di essere prese in considerazione, se non per il fatto che sono indice dell'infimo livello politico-culturale del nostro Paese (le eccezioni non mancano, ma sono appunto tali). 

Nondimeno, se la narrazione filoputiniana di questa guerra è praticamente un castello di menzogne  "in stile KGB", ciò non significa che sia vera quella euro-atlantista, giacché questa guerra non è neppure uno scontro tra autocrazia e democrazia liberale, bensì tra autocrazia e oligarchia neoliberale (benché il regime ucraino e anche altri regimi europei siano nazionalisti con alcuni "lineamenti" neoliberali più o meno marcati).*

Certo, se si è intellettualmente onesti si  deve riconoscere che in Occidente vi sono ancora delle forme di contropotere ovvero degli "elementi" di democrazia e degli spazi di libertà, nonostante vi siano tecniche sempre più sofisticate di manipolazione dell'opinione pubblica (per questa ragione si preferisce parlare ancora di liberal-democrazie). Tuttavia, è anche vero che pure in Occidente si può scegliere solo tra le diverse opzioni che il sistema ha già scelto (è ciò che il sociologo Niklas Luhmann definisce come doppia selettività).

Ovviamente non sarebbe nemmeno possibile un sistema politico e sociale che non operasse in questo senso, ma un conto è una lotta politica che ha come scopo mutare le regole del gioco, un altro una lotta politica che concerne solo la "corretta" applicazione delle regole del gioco e allora la politica tende a ridursi a pubblica amministrazione ovverosia nella sostanza non si distingue più dalla tecnologia sociale (di modo che il conflitto politico si manifesta soprattutto a livello geopolitico come lotta per l'egemonia, mentre nei singoli Paesi è sempre più solo uno scontro che concerne alcuni ristretti gruppi di interesse per stabilire chi deve applicare le regole del gioco e come applicarle).

In quest'ultimo caso la selezione (effettuata dal sistema) delle opzioni tra cui si può scegliere non può essere rifiutata o essere messa "seriamente" in discussione. E il sistema è tanto più "chiuso" allorché si ritiene che la selezione effettuata dal sistema sia comunque la "meno peggio".

In pratica, si ritiene che le regole del gioco in Occidente, anche se sono tali da svantaggiare "sistematicamente" i molti (non solo sotto il profilo economico), non si possano più cambiare senza rendere perfino peggiore la condizione dei molti (tanto che vi è chi pensa che l'unica opposizione possibile in Occidente sia una forma di “diserzione” ovverosia  rifugiarsi nel privato, per prendersi cura di sé).** Ed è appunto per questa ragione che l'Occidente neoliberale si può considerare una prigione senza muri (diverso il caso di un'autocrazia o di un regime illiberale giacché in questo caso conta abbattere i muri della prigione in cui si è rinchiusi).

Ciò nonostante, non si dovrebbe dimenticare che la "realtà" (il mondo, l'ambiente in cui viviamo ecc.) non è indipendente o del tutto indipendente dal "soggetto" che la percepisce. In altri termini, non è falso che l'Occidente neoliberale "appaia" come un prigione senza muti, ma "appare" così anche perché noi lo percepiamo così, vale a dire che il modo stesso in cui un sistema politico e sociale funziona (incluso quello neoliberale) non è (del tutto) indipendente dal modo in cui noi percepiamo la "realtà".

*Naturalmente la guerra russo-ucraina non è uno scontro meramente ideologico ma una guerra, per così dire, "a più dimensioni" sotto il profilo politico-culturale e soprattutto sotto il profilo geopolitico.

**In questo senso una oligarchia neoliberale è caratterizzata dalla mercificazione - ossia dalla "colonizzazione" da parte del "mercato"  - di qualsiasi ambiente vitale, di modo che tutto si trasforma, grazie in particolare alla tecnologia, in "merce e numero" (si badi che una società di mercato non è una società con mercato) . Sotto il profilo sociale e antropologico, dunque, la condizione di tutti sembra diventare sempre peggiore, ma le élite dominanti traggono comunque profitto proprio da questa situazione. Del resto, ciò vale anche per i regimi autocratici che però presentano pure i gravi "difetti" che contraddistinguono un sistema illiberale.


sabato 24 giugno 2023

LA "RIVOLTA" DELLA WAGNER

I cosiddetti 'mercenari' della Wagner in realtà non sono veri mercenari, che offrono il loro servigi a chi li paga meglio. 

Difatti, la Wagner è un esercito composto da volontari ossia è una compagnia militare in teoria privata (ne esistono molte altre in Russia, inclusa una della Gazprom, benché assai più deboli della Wagner) ma di fatto creata da Putin per difendere gli interessi della Russia  senza che lo Stato russo potesse essere ritenuto responsabile delle azioni di guerra (crimini di guerra inclusi) commesse dalla Wagner (in specie in Africa in cui la Wagner agisce come il braccio armato della Russia).

Comunque sia, lo scontro tra Prigozhin  e i vertici militari russi è cominciato parecchi mesi fa ed è diventato sempre più aspro, ma in tutto questo tempo Putin ha taciuto e non ha mai cercato di gettare acqua sul fuoco.  Ora chiaramente la situazione gli è sfuggita di mano e lo Stato russo sembra una gigantesca mela marcia (come si era già compreso allorché era cominciata l'invasione dell'Ucraina, con buona pace dei vari "orsetti putiniani") mentre la Russia paga le conseguenze della decisione (assurda e scellerata) di risolvere con le armi una questione geopolitica complessa come quella ucraina e della presenza della Nato in Europa.

D'altronde, il fatto stesso che la Wagner sia una creatura di Putin e che questa insurrezione si verifichi durante una guerra è la prova del fallimento politico del regime di Putin.

Certo previsioni non se ne possono fare, ma le conseguenze della rivolta di Prigozhin saranno durature e assai gravi per la Russia comunque finisca questa "assurda storia"*, che costituisce pure un serio pericolo per l'Europa, tanto che si deve riconoscere che le sorti dell'Europa ormai dipendono soprattutto dall'America che sembra consapevole (per fortuna!) che una disgregazione della Russia non conviene  a nessuno.**

* Comunque è chiaro che la rivolta di Prigozhin era stata pianificata da tempo; si tratta quindi di un'altra conferma della inefficienza e incompetenza della intelligence politico-militare russa dato che il ministero della Difesa russo è stato colto di sorpresa, tanto che la Wagner ha occupato Rostov senza sparare un colpo (si veda però l'analisi di Mark Galeotti pubblicata sul NYT https://www.nytimes.com/live/2023/06/24/world/russia-ukraine-news#moscow-russia-defense-wagner-rebellion).

** PS. Prigozhin: "Dal momento che ci rendiamo conto di tutta la responsabilità del fatto che può essere versato sangue russo, facciamo tornare indietro le nostre colonne, verso le basi, secondo i piani." Quindi la Wagner non è stata fermata ma ha deciso di "fermarsi".

Si può condividere quanto afferma Rob Lee, vale a dire che la rivolta di Prigozhin non si può definire un tentativo di colpo di Stato perché lo scopo non era quello di sostituire Putin. È stato un tentativo di evitare che il Gruppo Wagner fosse subordinato al Ministero della Difesa e che Prigozhin perdesse la sua posizione di potere (e data la presenza di Wagner all'estero, gli effetti maggiori di questo evento potrebbero essere avvertiti nel continente africano).

Sotto il profilo militare è significativo che in meno di 24 ore due gruppi di assalto della Wagner abbiano occupato Rostov e Voronež, i due principali centri logistici della cosiddetta "Operazione militare speciale", minacciando così di "strangolare" l'esercito russo che combatte in Ucraina. Del resto, la Wagner (anche se ovviamente aveva ben poche possibilità di prendere Mosca) ha incontrato scarsa resistenza (ha occupato Rostov senza sparare un  colpo), tanto è vero che  non è stata fermata ma ha deciso di fermarsi, ad ulteriore conferma del bassissimo "livello operativo" di tutto l'apparato militare russo sotto il profilo C3-I&R (comando, controllo, comunicazioni, intelligence  e ricognizione).

Molti aspetti di questa "assurda vicenda" comunque rimangono da chiarire, sebbene sia evidente che il regime di Putin è dilaniato da feroci lotte intestine che gettano ulteriore sabbia negli ingranaggi della macchina bellica russa. D'altronde è ovvio che i difetti della macchina bellica russa dipendono soprattutto dai difetti del regime di Putin.

Comunque sia, vedremo nei prossimi giorni quali saranno le conseguenze (politiche e/o militari) della rivolta di Prygozhin.


martedì 13 giugno 2023

MASCHERA E VOLTO DELLA QUESTIONE UCRAINA

Il fatto che la "narrazione putiniana" della questione ucraina sia falsa non significa che sia vera quella euro-atlantista. Certo, nei confronti della Russia non vi era alcuna reale minaccia militare né nel Donbas vi era un genocidio, ma che in Ucraina ci fosse una sorta di guerra ibrida tra l'Occidente "a guida americana" e la Russia anche prima di Euromaidan è indubbio.


Un conto, infatti, è il modo (disastroso) in cui il Cremlino ha voluto difendere le ragioni geopolitiche della Russia, un altro sono le ragioni geopolitiche della Russia, che solo gli euro-atlantisti possono negare dato che è indubbio che l'ostilità dell'America nei confronti della Russia dipende in primo luogo dal fatto che la Russia è un Paese troppo grande e troppo diverso dai Paesi dell'Europa orientale per poterlo inglobare nello spazio geopolitico egemonizzato dagli Usa. 

D'altronde, solo se la Russia è percepita dall'Europa come un nemico l'America può giustificare la sua egemonia sul continente europeo. Non a caso l'America fin dagli anni Novanta del secolo scorso ha cercato di strumentalizzare sotto il profilo geopolitico la russofobia che (per ragioni storiche note) caratterizza diversi Paesi dell'Europa orientale.


L'errore strategico della Russia pertanto è stato quello di cercare di risolvere la questione ucraina con le armi. Ed è stato un errore tanto più grave in quanto per la Russia  il "buon rapporto" con i principali Paesi dell'Ue (in primis con la Germania) era assai più importante e vantaggioso sotto il profilo geopolitico, oltre che sotto quello economico, di quanto lo potesse essere il "controllo geopolitico" dell'Ucraina, sempre che lo scopo del Cremlino non fosse quello di creare un impero simile a quello sovietico.


Ciò nonostante, le "ambizioni imperiali" della Russia di Putin, che si è rivelata assai più debole di quanto l'Occidente e lo stesso Putin ritenessero, hanno infine prevalso. Tuttavia, aggredendo l'Ucraina la Russia non solo  si è inimicata la maggior parte del popolo ucraino, ma ha dato la possibilità all'America di tagliare i ponti tra la Russia e l'Ue  e, di conseguenza, di rafforzare la propria egemonia sull'intero continente europeo.


Comunque sia, ostinarsi a leggere con le lenti ideologiche l'attuale conflitto russo-ucraino significa non riconoscere che la questione ucraina è distinta ma non separata da quella che concerne l'ostilità dell'America nei confronti della Russia. Ed è innegabile che si tratti una ostilità che ha assai più a che fare con la lotta per l'egemonia che con la questione del rispetto dei diritti umani e della difesa dei "valori occidentali" (il giudizio negativo sul regime di Putin è scontato, ma, anche a prescindere dal fatto che pure il regime ucraino non è certo un "regime di educande", ve ne sono parecchi altri - inclusi alcuni filo-occidentali od occidentali - che si sono resi responsabili della violazione del diritto internazionale e/o non rispettano i diritti umani).


***


In questa prospettiva , pertanto si dovrebbe valutare l'affermazione secondo cui "un cessate il fuoco darebbe alla Russia la possibilità di riorganizzarsi e attaccare di nuovo l'Ucraina", dato che limitarsi ad affermare questo (lo si capisca o no) di fatto equivale a rifiutare ogni trattativa con la Russia, poiché si ritiene  di potere  imporre una sorta di resa condizioni alla Russia. Difatti, anche se l'esercito di Kiev dovesse riconquistare la Crimea e tutto il Donbas l'ostilità della Russia nei confronti dell'Ucraina con ogni probabilità non cesserebbe, anzi sarebbe perfino maggiore di quanto possa esserlo adesso e quindi anche in questo caso si dovrebbe affermare che un cessate il fuoco non garantirebbe la sicurezza dell'Ucraina.


Peraltro, è evidente che è praticamente impossibile imporre una resa senza condizioni alla Russia a meno che il regime di Putin non crolli e a Mosca si instauri un governo filo-occidentale. Insomma, solo chi scambia il wishful thinking per una strategia razionale può ritenere possibile una resa senza condizioni della Russia.*


Si potrebbe comunque obiettare che attualmente non vi sono le condizioni per un cessate il fuoco, dato che si deve permettere all'Ucraina di arrivare ad una situazione militare migliore di quella attuale per potere trattare con la Russia. Tuttavia, le condizioni per arrivare ad un cessate il fuoco "duraturo" (per non parlare della "pace") non ci saranno mai se lo scopo politico della difesa dell'Ucraina è in realtà quello di infliggere un "colpo letale" alla Russia, tanto è vero che il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, ritiene che sia una strategia razionale puntare alla disgregazione della Federazione Russa.

Chiaramente, riconoscere che non è realistico cercare di ottenere una "vittoria totale" contro la Russia non significa non riconoscere che una soluzione negoziale presuppone che pure Mosca sia disposta a trattare. Ma per indurre la Russia di Putin a sedersi al tavolo dei negoziati occorre non trasformare questa guerra in una guerra esistenziale per la Russia, mentre sembra essere proprio questo lo scopo politico perlomeno di alcuni Paesi della Nato e dello stesso regime ucraino, i cui attacchi contro il territorio della Federazione Russa non possono che rafforzare anziché indebolire il regime di Putin e che verosimilmente è responsabile, insieme con il regime polacco, del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 (un vero e proprio atto di guerra non solo contro la Russia ma contro la stessa Germania).


***


In sostanza, anche se è vero che non ha senso pretendere che vi sia un immediato cessate il fuoco dato che la controffensiva ucraina è appena cominciata, ci sono già tutte le condizioni perché si arrivi ad un cessate il fuoco entro la fine di quest'estate o perlomeno entro la fine di quest'anno. In pratica si tratterebbe di dare il tempo all'Ucraina di migliorare la propria situazione politico-militare (la questione della difesa della indipendenza e della sicurezza dell'Ucraina non dovrebbe nemmeno essere confusa con quella di una "disputa territoriale", tanto più che non sono poche le "dispute territoriali" che caratterizzano il mondo attuale; del resto in ogni caso la Russia uscirà da questa guerra notevolmente "ridimensionata"). 


Questa è la condizione che l'Europa o perlomeno i principali Paesi dell'Ue dovrebbero porre a Kiev in cambio dell'aiuto economico e militare europeo all'Ucraina. In altri termini si dovrebbe tracciare una "linea rossa" anche per indurre la Russia ad accettare una soluzione negoziale di questo conflitto che garantisca l'indipendenza e la sicurezza dell'Ucraina,** benché sia lecito ritenere che ben difficilmente la Germania e la Francia, che sono i principali Paesi dell'Ue, decideranno di agire in questo senso, nonostante che i loro interessi (come quelli del nostro Paese) siano ben diversi da quelli della Polonia o di altri Paesi dell'Europa orientale, mentre la strategia dell'America da un lato mira a formare un blocco occidentale in funzione antirussa e soprattutto anticinese, dall'altro cerca di evitare una pericolosa escalation, anche se più passa il tempo e più è probabile che si alzi il livello dello scontro con la Russia.***


Ovviamente, porre termine a questa guerra senza creare una situazione peggiore di quella che c’era prima del 24 febbraio dell’anno scorso, non è un problema facile da risolvere ma non sarebbe affatto impossibile risolverlo se - vale la pena ripeterlo - per l'Occidente euro-atlantista lo scopo politico di questa guerra non fosse quello di infliggere alla Russia una sconfitta militare tale da causare la caduta del regime di Putin o addirittura la disgregazione della stessa Federazione Russa.


*Un esempio particolare di wishful thinking è anche l'articolo di Andrea Kendall-Taylor e Erika Frantz Treacherous to a Better Russia. Ukraine's Future and Putin, "Foreign Affairs", luglio/agosto 2023. L'articolo merita di essere letto ma, oltre a non considerare le caratteristiche storiche e culturali della Russia, al punto da ignorare l'importanza del sostegno al regime di Putin da parte della chiesa ortodossa russa (e in specie del patriarca della chiesa ortodossa russa, Kirill, che è la "voce" della "Russia profonda"), in sostanza conferma che per buon parte dell'élite atlantista lo scopo fondamentale di questa guerra è arrivare ad un regime change in Russia che sia favorevole all'Occidente, anche se le "nostre" (che non sono certo delle sprovvedute) non ignorano che la caduta o la scomparsa di Putin potrebbe non coincidere con la fine del regime autocratico russo o portare ad un regime peggiore di quello attuale o ad una situazione di caos e/o guerra civile, tanto più pericolosa se si tiene conto che la Russia possiede circa 6.000 testate nucleari. Ovviamente una Russia non illiberale e imperialista sarebbe nettamente migliore di quella attuale ma è chiaro che una strategia (geo)politica razionale e "realistica" non può non tener conto della differenza tra possibile o "auspicabile"  e probabile.


**Si tenga presente che, come ha evidenziato Samuel Charap nel suo articolo An Unwinnable War pubblicato su "Foreign Affairs", vi sono diversi modi per garantire la sicurezza dell'Ucraina e che le sanzioni imposte alla Russia potrebbero non essere tolte nel caso che rimanesse irrisolta la questione dei territori ucraini occupati dai russi. Sulla necessità di una "nuova strategia" risolvere la questione ucraina si veda anche R. Haass, C. Kupchan, The West Needs a New Strategy in Ukraine, "Foreign Affairs", 15 aprile 2023.

***Certamente è l'America che detiene le chiavi strategiche dell'Ucraina, dato che senza gli aiuti militari americani l'esercito di Kiev non sarebbe più in grado di combattere, anche se contano parecchio pure gli aiuti economici europei. Nondimeno, l'America non potrebbe non tener conto delle differenze tra gli stessi Paesi della Nato riguardo al modo in cui cercare di porre termine a questa guerra, soprattutto se fossero i principali Paesi dell'Ue a sostenere posizioni diverse da quelle della Gran Bretagna, della Polonia e di altri Paesi dell'Europa orientale.

lunedì 5 giugno 2023

AN UNWINNABLE WAR

Ottima analisi militare e soprattutto politico-strategica della guerra russo-ucraina (anche se "ignora" l'importante questione dei gravi "dissidi"  all'interno dell'apparato militare russo; si tratta comunque di una questione che va "letta" alla luce di quanto scrive Samuel Charap)*.

Ovviamente il punto di vista è americano ma buona parte di quel che Samuel Charap sostiene è ciò che sostiene da tempo pure chi scrive (guadagnandosi così - ma è un titolo di merito - l'ostilità di ciarlatani euro-atlantisti e putiniani, che cianciano "a lume di mera ideologia" di affari militari e di geopolitica).

Certo è un'analisi seria, un raro esempio di realismo geopolitico e razionalità politica.

*Samuel Charap è senior political scientist at the RAND Corporation, visiting scholar at the Carnegie Moscow Center and the International Center for Policy Studies (Kyiv) e Fulbright scholar at the Moscow State Institute of International Relations.

https://www.foreignaffairs.com/ukraine/unwinnable-war-washington-endgame?utm_medium=promo_email&utm_source=special_send&utm_campaign=unwinnable_war_prospects&utm_content=20230605&utm_term=promo-email-prospects&fbclid=IwAR2OSM3v0FCvju15ozhFO4WsusxRzKAJLtDrEi6R3l3HvNdrJyZk7HkpPgk



venerdì 2 giugno 2023

TRANSIZIONE EGEMONICA E SFIDE GEOPOLITICHE

Che gran parte del popolo ucraino nutra un sentimento ostile nei confronti della Russia è comprensibile, tenendo conto delle ferite che la Russia di Putin ha inflitto all'Ucraina, ed è pure comprensibile che l'Ucraina non possa accettare un cessate il fuoco che non garantisca la sua sicurezza nazionale. 

Nondimeno, un conto è difendere  le "ragioni" della resistenza del popolo ucraino contro l'esercito russo (il "fattore chiave" del fallimento strategico della Russia nella primavera dell'anno scorso, altrimenti l'esercito russo non avrebbe avuto difficoltà a far cadere il regime di Kiev), un altro il giudizio sul regime ucraino, che sembra “accecato” dal nazionalismo, al punto da ritenere che l’unica soluzione per porre fine alla guerra sia la caduta del regime di Putin.

Ma non è forse vero che nel secolo scorso l'Occidente non si rifiutò di trattare nemmeno con l'Unione Sovietica? Allora perché oggi non si dovrebbe trattare con la Russia di Putin (qualora sotto il profilo geopolitico fosse vantaggioso, s'intende), lasciando che la questione politico-culturale del regime di Putin venga risolta dai russi stessi?

In sostanza, affermare che questa guerra è una guerra contro le "forze del male"  è solo melensa retorica nazionalista o neoliberale, che non ha ben poco a che fare con la condanna del regime  di Putin, che aggredendo l'Ucraina ha reso estremamente difficile all'Europa potere sfruttare il declino relativo dell'egemonia americana per acquisire una "reale" autonomia geopolitica, senza la quale, peraltro, è praticamente impossibile  ridefinire l'architettura politica e sociale dell'Europa in un'ottica  tale da consentire di (ri)mettere l’economia o, meglio, il "mercato" al servizio del benessere (morale e materiale) dell'intera comunità.

Tuttavia, anche se adesso si è stretti tra la Scilla euro-atlantista (che sta strumentalizzando perfino  questa guerra in “chiave ideologica”) e la Cariddi russa (che manda in solluchero i filoputiniani, che cianciano di geopolitica ignorando addirittura i principi fondamentali del Politico), la storia può ancora riservare molte sorprese, se è vero che "la globalizzazione è ideologia dell'egemonia americana. Grandiosa utopia che promette di integrare il mondo nel mercato ed entrambi nell'America. Non negli Stati Uniti. Nell'American way of life, marchio e sostanza dell'impero a stelle e strisce. [Impero globale] in quanto americano e viceversa. Sistema-mondo in crisi di credibilità nel suo stesso centro, di qui per estensione nel pianeta...La crisi di una nazione così speciale apre una transizione egemonica. Fase storica senza ritorno, perché avvia il collasso di un sistema o la sua radicale trasformazione per successivi adattamenti" (Editoriale di “Limes”, Il Bluff Globale, 04/23).

Pertanto, anche se è indubbio che la improvvida e scellerata decisione del Cremlino di risolvere la questione ucraina con la guerra, allo scopo di infliggere un colpo letale all'egemonia americana sul Vecchio Continente ha già ottenuto (e non poteva non ottenere, se si ragiona a lume di geopolitica anziché di "fantapolitica") il risultato opposto di quel che il Cremlino si proponeva, è anche vero che in un certo senso l'America continua ad essere il nemico più pericoloso dell'America stessa. 

D’altronde, anche la cosiddetta "unità politica dell'Europa" è più apparente che reale, dato che è palese che esistano "molte Europe", con interessi economici e geopolitici diversi e perfino opposti, al punto che la distanza (geo)politica tra la Francia o la Germania e la Polonia  e i Paesi baltici può essere "occultata" solo dalla necessità per le élite dominanti europee di serrare le file contro la Russia "nazistalinista".

Insomma, che l'Occidente neoliberale "a guida americana" si stia già imbattendo nei suoi "limiti" è innegabile, dato che la crisi dell'attuale "sistema occidentale", che in pratica si configura come l'autunno della potenza egemone, non può certo essere risolta solo "frustrando" le assurde e velleitarie ambizioni imperialistiche della Russia di Putin. Ovviamente si tratta di "limiti" che si possono pure "ignorare", ma non per questo cessano di esistere, anche se può passare parecchio tempo prima che possano produrre i loro "effetti".

Certo, l'élite neoliberale occidentale e in specie la potenza egemone hanno ancora molte frecce al proprio arco e quindi non si può  sapere quale sarà il “destino” dell’America ossia come l'attuale transizione egemonica possa modificare il corso della storia. D'altra parte, l'attuale transizione egemonica è radicalmente differente dalle altre transizioni egemoniche che hanno contraddistinto l'età moderna, non fosse altro perché nessuna potenza può prendere il posto degli Stati Uniti, in quanto l’America è l'unica potenza che ha potuto davvero cercare di creare un sorta di "impero globale". 

Difatti, non è nemmeno improbabile che si assista (e ve ne sono già i presupposti) alla formazione di un "blocco occidentale" egemonizzato dagli Usa (che implica - si badi - che i Paesi europei facciano “quadrato ”intorno all’America), al fine di contrastare anche e soprattutto la Cina di Xi Jinping (che non solo ha sempre più ampliato il controllo politico su tutta la società cinese ma sembra non resistere alla tentazione di sfidare la potenza egemone sotto il profilo militare e geostrategico, anche se quando si analizza la politica della Cina si deve essere sempre molto cauti).

Ciò nonostante, il mondo attuale non è più il mondo della guerra fredda, tanto che almeno una parte delle élite dominanti europee è consapevole che le conseguenze di un nuovo bipolarismo, più o meno imperfetto, potrebbero essere disastrose per l'Europa. Non solo l'America, dunque, ma pure l'Europa, volente o nolente, dovrà fare i conti (politici, economici e geopolitici) con il fallimento del “grande disegno” geopolitico dell’America imperiale ovverosia dovrà necessariamente ridefinire il suo ruolo nel mondo e soprattutto i suoi rapporti con il "resto del mondo", anche se ben difficilmente potrà riuscirvi senza mettere in discussione i principi del “sistema liberal-capitalista”, perlomeno nella misura in cui il neoliberalismo minaccia di distruggere ogni legame sociale nella stessa "Vecchia Europa".



.