martedì 13 giugno 2023

MASCHERA E VOLTO DELLA QUESTIONE UCRAINA

Il fatto che la "narrazione putiniana" della questione ucraina sia falsa non significa che sia vera quella euro-atlantista. Certo, nei confronti della Russia non vi era alcuna reale minaccia militare né nel Donbas vi era un genocidio, ma che in Ucraina ci fosse una sorta di guerra ibrida tra l'Occidente "a guida americana" e la Russia anche prima di Euromaidan è indubbio.


Un conto, infatti, è il modo (disastroso) in cui il Cremlino ha voluto difendere le ragioni geopolitiche della Russia, un altro sono le ragioni geopolitiche della Russia, che solo gli euro-atlantisti possono negare dato che è indubbio che l'ostilità dell'America nei confronti della Russia dipende in primo luogo dal fatto che la Russia è un Paese troppo grande e troppo diverso dai Paesi dell'Europa orientale per poterlo inglobare nello spazio geopolitico egemonizzato dagli Usa. 

D'altronde, solo se la Russia è percepita dall'Europa come un nemico l'America può giustificare la sua egemonia sul continente europeo. Non a caso l'America fin dagli anni Novanta del secolo scorso ha cercato di strumentalizzare sotto il profilo geopolitico la russofobia che (per ragioni storiche note) caratterizza diversi Paesi dell'Europa orientale.


L'errore strategico della Russia pertanto è stato quello di cercare di risolvere la questione ucraina con le armi. Ed è stato un errore tanto più grave in quanto per la Russia  il "buon rapporto" con i principali Paesi dell'Ue (in primis con la Germania) era assai più importante e vantaggioso sotto il profilo geopolitico, oltre che sotto quello economico, di quanto lo potesse essere il "controllo geopolitico" dell'Ucraina, sempre che lo scopo del Cremlino non fosse quello di creare un impero simile a quello sovietico.


Ciò nonostante, le "ambizioni imperiali" della Russia di Putin, che si è rivelata assai più debole di quanto l'Occidente e lo stesso Putin ritenessero, hanno infine prevalso. Tuttavia, aggredendo l'Ucraina la Russia non solo  si è inimicata la maggior parte del popolo ucraino, ma ha dato la possibilità all'America di tagliare i ponti tra la Russia e l'Ue  e, di conseguenza, di rafforzare la propria egemonia sull'intero continente europeo.


Comunque sia, ostinarsi a leggere con le lenti ideologiche l'attuale conflitto russo-ucraino significa non riconoscere che la questione ucraina è distinta ma non separata da quella che concerne l'ostilità dell'America nei confronti della Russia. Ed è innegabile che si tratti una ostilità che ha assai più a che fare con la lotta per l'egemonia che con la questione del rispetto dei diritti umani e della difesa dei "valori occidentali" (il giudizio negativo sul regime di Putin è scontato, ma, anche a prescindere dal fatto che pure il regime ucraino non è certo un "regime di educande", ve ne sono parecchi altri - inclusi alcuni filo-occidentali od occidentali - che si sono resi responsabili della violazione del diritto internazionale e/o non rispettano i diritti umani).


***


In questa prospettiva , pertanto si dovrebbe valutare l'affermazione secondo cui "un cessate il fuoco darebbe alla Russia la possibilità di riorganizzarsi e attaccare di nuovo l'Ucraina", dato che limitarsi ad affermare questo (lo si capisca o no) di fatto equivale a rifiutare ogni trattativa con la Russia, poiché si ritiene  di potere  imporre una sorta di resa condizioni alla Russia. Difatti, anche se l'esercito di Kiev dovesse riconquistare la Crimea e tutto il Donbas l'ostilità della Russia nei confronti dell'Ucraina con ogni probabilità non cesserebbe, anzi sarebbe perfino maggiore di quanto possa esserlo adesso e quindi anche in questo caso si dovrebbe affermare che un cessate il fuoco non garantirebbe la sicurezza dell'Ucraina.


Peraltro, è evidente che è praticamente impossibile imporre una resa senza condizioni alla Russia a meno che il regime di Putin non crolli e a Mosca si instauri un governo filo-occidentale. Insomma, solo chi scambia il wishful thinking per una strategia razionale può ritenere possibile una resa senza condizioni della Russia.*


Si potrebbe comunque obiettare che attualmente non vi sono le condizioni per un cessate il fuoco, dato che si deve permettere all'Ucraina di arrivare ad una situazione militare migliore di quella attuale per potere trattare con la Russia. Tuttavia, le condizioni per arrivare ad un cessate il fuoco "duraturo" (per non parlare della "pace") non ci saranno mai se lo scopo politico della difesa dell'Ucraina è in realtà quello di infliggere un "colpo letale" alla Russia, tanto è vero che il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, ritiene che sia una strategia razionale puntare alla disgregazione della Federazione Russa.

Chiaramente, riconoscere che non è realistico cercare di ottenere una "vittoria totale" contro la Russia non significa non riconoscere che una soluzione negoziale presuppone che pure Mosca sia disposta a trattare. Ma per indurre la Russia di Putin a sedersi al tavolo dei negoziati occorre non trasformare questa guerra in una guerra esistenziale per la Russia, mentre sembra essere proprio questo lo scopo politico perlomeno di alcuni Paesi della Nato e dello stesso regime ucraino, i cui attacchi contro il territorio della Federazione Russa non possono che rafforzare anziché indebolire il regime di Putin e che verosimilmente è responsabile, insieme con il regime polacco, del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 (un vero e proprio atto di guerra non solo contro la Russia ma contro la stessa Germania).


***


In sostanza, anche se è vero che non ha senso pretendere che vi sia un immediato cessate il fuoco dato che la controffensiva ucraina è appena cominciata, ci sono già tutte le condizioni perché si arrivi ad un cessate il fuoco entro la fine di quest'estate o perlomeno entro la fine di quest'anno. In pratica si tratterebbe di dare il tempo all'Ucraina di migliorare la propria situazione politico-militare (la questione della difesa della indipendenza e della sicurezza dell'Ucraina non dovrebbe nemmeno essere confusa con quella di una "disputa territoriale", tanto più che non sono poche le "dispute territoriali" che caratterizzano il mondo attuale; del resto in ogni caso la Russia uscirà da questa guerra notevolmente "ridimensionata"). 


Questa è la condizione che l'Europa o perlomeno i principali Paesi dell'Ue dovrebbero porre a Kiev in cambio dell'aiuto economico e militare europeo all'Ucraina. In altri termini si dovrebbe tracciare una "linea rossa" anche per indurre la Russia ad accettare una soluzione negoziale di questo conflitto che garantisca l'indipendenza e la sicurezza dell'Ucraina,** benché sia lecito ritenere che ben difficilmente la Germania e la Francia, che sono i principali Paesi dell'Ue, decideranno di agire in questo senso, nonostante che i loro interessi (come quelli del nostro Paese) siano ben diversi da quelli della Polonia o di altri Paesi dell'Europa orientale, mentre la strategia dell'America da un lato mira a formare un blocco occidentale in funzione antirussa e soprattutto anticinese, dall'altro cerca di evitare una pericolosa escalation, anche se più passa il tempo e più è probabile che si alzi il livello dello scontro con la Russia.***


Ovviamente, porre termine a questa guerra senza creare una situazione peggiore di quella che c’era prima del 24 febbraio dell’anno scorso, non è un problema facile da risolvere ma non sarebbe affatto impossibile risolverlo se - vale la pena ripeterlo - per l'Occidente euro-atlantista lo scopo politico di questa guerra non fosse quello di infliggere alla Russia una sconfitta militare tale da causare la caduta del regime di Putin o addirittura la disgregazione della stessa Federazione Russa.


*Un esempio particolare di wishful thinking è anche l'articolo di Andrea Kendall-Taylor e Erika Frantz Treacherous to a Better Russia. Ukraine's Future and Putin, "Foreign Affairs", luglio/agosto 2023. L'articolo merita di essere letto ma, oltre a non considerare le caratteristiche storiche e culturali della Russia, al punto da ignorare l'importanza del sostegno al regime di Putin da parte della chiesa ortodossa russa (e in specie del patriarca della chiesa ortodossa russa, Kirill, che è la "voce" della "Russia profonda"), in sostanza conferma che per buon parte dell'élite atlantista lo scopo fondamentale di questa guerra è arrivare ad un regime change in Russia che sia favorevole all'Occidente, anche se le "nostre" (che non sono certo delle sprovvedute) non ignorano che la caduta o la scomparsa di Putin potrebbe non coincidere con la fine del regime autocratico russo o portare ad un regime peggiore di quello attuale o ad una situazione di caos e/o guerra civile, tanto più pericolosa se si tiene conto che la Russia possiede circa 6.000 testate nucleari. Ovviamente una Russia non illiberale e imperialista sarebbe nettamente migliore di quella attuale ma è chiaro che una strategia (geo)politica razionale e "realistica" non può non tener conto della differenza tra possibile o "auspicabile"  e probabile.


**Si tenga presente che, come ha evidenziato Samuel Charap nel suo articolo An Unwinnable War pubblicato su "Foreign Affairs", vi sono diversi modi per garantire la sicurezza dell'Ucraina e che le sanzioni imposte alla Russia potrebbero non essere tolte nel caso che rimanesse irrisolta la questione dei territori ucraini occupati dai russi. Sulla necessità di una "nuova strategia" risolvere la questione ucraina si veda anche R. Haass, C. Kupchan, The West Needs a New Strategy in Ukraine, "Foreign Affairs", 15 aprile 2023.

***Certamente è l'America che detiene le chiavi strategiche dell'Ucraina, dato che senza gli aiuti militari americani l'esercito di Kiev non sarebbe più in grado di combattere, anche se contano parecchio pure gli aiuti economici europei. Nondimeno, l'America non potrebbe non tener conto delle differenze tra gli stessi Paesi della Nato riguardo al modo in cui cercare di porre termine a questa guerra, soprattutto se fossero i principali Paesi dell'Ue a sostenere posizioni diverse da quelle della Gran Bretagna, della Polonia e di altri Paesi dell'Europa orientale.

Nessun commento:

Posta un commento