giovedì 22 febbraio 2024

L'EUROPA AL BIVIO

Jeffrey Sachs in un articolo pubblicato il 12 febbraio scorso* ricorda le innumerevoli malefatte (e pure i notevoli fallimenti) della Cia. Nulla di nuovo, anche se è sempre necessario rinfrescare la memoria degli atlantisti neoliberali. Nemmeno la necessità di combattere il comunismo e in particolare quella di opporsi all’Unione Sovietica, infatti, può giustificare la politica di “prepotenza” dell’America nella seconda metà del secolo scorso, tanto è vero che non è certo cessata con la scomparsa dell’Unione Sovietica e la fine del “pericolo rosso”.

D’altronde, è anche noto il "coinvolgimento" degli Usa nel rovesciamento del governo di Viktor Yanukovych (non si conoscono i dettagli ma è sufficiente ricordare il ruolo di Victoria Nuland, benché non sia stata la "burattinaia di Maidan" come affermano i putiniani).  Naturalmente, per gli atlantisti o, meglio, per gli euro-atlantisti era ovvio che Putin avrebbe cercato di inglobare con la forza l’Ucraina nello spazio geopolitico russo. Tuttavia, non spiegano perché Putin lo abbia fatto nel febbraio 2022 anziché nel 2014 o nel 2015, quando cioè l’esercito ucraino era così debole che un buon numero di battaglioni ucraini che combatterono nel Donbass erano finanziati da oligarchi ucraini. Invero il modo in cui  gli euro-atlantisti “leggono” la questione ucraina è meramente ideologico ossia non spiega nulla e omette fatti rilevanti. 

Ad esempio, l’ostilità di principio nei confronti della Russia di Putin, anche se giustificabile sotto il profilo politico-culturale, sotto quello geopolitico ha certo avvantaggiato soprattutto gli ultranazionalisti russi, che non a caso criticavano Putin perché dopo Euromaidan non aveva cercato di abbattere il regime ucraino con le armi (allora lo stesso Dugin venne allontanato dall’università di Mosca per le sue posizioni nettamente favorevoli alla guerra contro l’Ucraina). Ma gli euro-atlantisti non hanno mai avuto come obiettivo principale la crescita politica e geopolitica dell’Europa, bensì il rafforzamento della dipendenza dell’Europa dall’America in quanto "gendarme" dell’ordine mondiale neoliberale e del capitalismo predatore occidentale. 

Viceversa, per gli europeisti il rafforzamento dei rapporti tra l’Europa occidentale e la Russia non solo era necessario proprio per mettere fine alla dipendenza geopolitica e politico-culturale dell’Europa dall’America ma avrebbe potuto anche favorire una trasformazione del sistema politico e sociale della Russia in senso democratico. Peraltro, più crescevano i rapporti economici tra l’Europa occidentale e la Russia (basta pensare al gasdotto Nord Stream 2, realizzato dopo che la Russia aveva annesso l’annessione della Crimea) e meno importante diventava l’Ucraina per la Russia, nonostante che si sapesse che per i nazionalisti russi l’Ucraina non poteva non appartenere all’aerea di influenza della Russia. Si poteva comunque ritenere che alla Russia non convenisse risolvere questo problema con le armi, dato che era scontato che una guerra di aggressione contro l’Ucraina avrebbe portato ad una rottura totale tra la Russia e l’Europa.

Nondimeno, anche prima del 24 febbraio 2022 l’involuzione autoritaria e perfino sotto certi aspetti totalitaria del regime di Putin non prometteva nulla di buono, tanto più che era chiaro che, oltre all'aggravarsi dei vari "mali" che affliggono il mondo occidentale, il declino dell’egemonia degli Usa e la crisi della Nato, diventata ancora più grave dopo il disastroso ritiro americano dall’Afghanistan, rischiavano di convincere il Cremlino che fosse possibile modificare gli equilibri di potere in Europa a vantaggio della Russia con una politica aggressiva e di fatto neoimperialista, quasi che una siffatta politica di "prepotenza" non potesse compromettere definitivamente i buoni rapporti con l’Europa occidentale e in specie con la Germania, la cui economia dipendeva in buona misura dall’importazione del petrolio e del gas russi.

Comunque sia, l’improvvida e scellerata decisione del Cremlino di risolvere la questione ucraina con le armi, oltre ad avere reso decisamente ostile nei confronti della Russia la maggior parte degli ucraini, ha tagliato tutti i ponti con l’Europa ed è chiaro che ormai sulla Russia di Putin, sempre più simile ad uno Stato che si potrebbe definire "neostalinista" anche se certamente non comunista, non è più possibile contare per “smarcarsi” dall’America senza cedere (s'intende) ad alcuna tentazione autoritaria o addirittura totalitaria.

Nondimeno, è ancora più evidente di quanto lo potesse essere negli anni scorsi che per l'Europa "smarcarsi" dall'America (di cui ormai nemmeno gli stessi euro-atlantisti si possono fidare ciecamente) ossia camminare “con le proprie gambe” e puntare su un “ordine” politico e sociale non illiberale ma nettamente diverso dal neoliberalismo e dal capitalismo predatore neoliberale, è un imperativo politico-culturale e strategico. Ovviamente non è affatto facile, ma l'Europa se non vince questa sfida (e purtroppo è probabile che non vi riesca,  dato che sono molti anzi troppi gli ostacoli da superare) non potrà evitare un declino irreversibile o perfino di peggio.

*https://www.commondreams.org/opinion/cia-destablizes-the-world.

domenica 11 febbraio 2024

L'EUROPA TRA L'INCUDINE TRUMPISTA E IL MARTELLO PUTINIANO

L'Huffington Post ha pubblicato la trascrizione integrale dell'intervista a Putin di Tucker Carlson.

Leggendo questa trascrizione si capisce che con Putin è difficile anche una trattativa che abbia lo scopo di arrivare non ad un trattato di pace (di cui non ci sono le condizioni, a causa della questione dei crimini di guerra, delle sanzioni , dei territori ucraini occupati dai russi ecc.) ma almeno ad un cessate il fuoco, a patto che (questo il busillis) siano garantite l'indipendenza e la sicurezza "militare" dell'Ucraina (si badi che trattativa non è affatto sinonimo di accordo, tanto è vero che una trattativa, ossia un'azione diplomatica, può durare a lungo e anche fallire).

La "fantastoria" di Putin, infatti, sembra non lasciare alcuno spazio ad un'Ucraina indipendente, al punto che Putin  "ignora" non solo la brutale  repressione del sentimento nazionale ucraino da parte della Russia zarista ma perfino che la Russia riconobbe l'indipendenza dell'Ucraina nel dicembre del 1991 e che con il Memorandum di Budapest del 1994 si era impegnata a rispettare i confini dell'Ucraina (certo si sapeva che lasciare all'Ucraina la Crimea  avrebbe potuto avvelenare le relazioni tra i due Paesi ma alla Russia furono comunque consegnate tutte le testate nucleari che erano in Ucraina).

Per di più Putin ha addirittura sostenuto che una zona dell'Ucraina sarebbe ungherese e soprattutto che responsabile della Seconda guerra mondiale fu la Polonia (sic!) anziché la Germania.

D'altronde, da diversi anni in Russia si riscrivono i libri di storia (dei libri di storia se ne occupa direttamente lo Stato) per esaltare l'imperialismo russo e sovietico,  mentre le  "leggi sulla memoria" vietano qualunque analisi critica dell'Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale (si è chiuso Memorial, principale centro di ricerche storiche sui crimini dello stalinismo, non si può neppure affermare che il massacro di Katyn fu compiuto dai sovietici, Stalin è considerato nuovamente una sorta di "padre della patria" e via dicendo).

Ma l'Europa  deve non solo confrontarsi con un regime autocratico (al punto che presenta perfino dei tratti totalitari) che considera sia "terra di Russia" qualunque luogo in cui vi sia una comunità russa o semplicemente russofona o che sia appartenuto all'impero russo, ma pure con un'America sempre più condizionata da Trump che è giunto ad affermare che i Paesi europei si meriterebbero di essere aggrediti dalla Russia.

Insomma, adesso l'Europa rischia di trovarsi, senza essere  un vero "soggetto (geo)politico", tra l'incudine trumpista e il martello putiniano. In sostanza si tratta del fallimento (geo)politico di un euro-atlantismo che si è spacciato per vero europeismo.

giovedì 8 febbraio 2024

LA SITUAZIONE MILITARE IN UCRAINA

I “putiniani” (che cianciano di libertà e democrazia ma fanno l'apologia di ogni "dittatura sovrana e popolare", quasi che una democrazia liberal-socialista non fosse una valida alternativa all'attuale sistema neoliberale) esultano perché Avdiivka è sul punto di essere conquistata dai russi. In effetti, la conquista di Avdiivka sarebbe un successo politico e tattico dei russi, dato che questa piccola città, nonostante sia ormai del tutto distrutta, si trova a pochissimi chilometri dalla città di Donetsk.

La caduta di Avdiivka sarebbe comunque davvero grave per gli ucraini se l'esercito russo fosse in grado di proseguire l'offensiva in direzione di Kramatorsk-Slovjansk e/o di Prokovsk (un "hub logistico" dell'esercito ucraino) e quindi di sfondare la principale linea di difesa ucraina nell'oblast' di Donetsk. Se invece l'esercito russo si fermasse (come accadde dopo che la Wagner conquistò Bakhmut), a causa del costo salatissimo che ha dovuto pagare per prendere Avdviika (su cui vi è una abbondante documentazione, con buona pace dei "putiniani") non si tratterebbe certo di un successo "strategico" dei russi.

Comunque sia, è evidente che adesso l'esercito ucraino si trova in seria difficoltà, soprattutto per la penuria di munizioni di artiglieria (per ogni colpo d'artiglieria sparato dagli ucraini ora i russi ne sparano cinque) e ovviamente per il blocco degli aiuti militari americani (del resto, già notevolmente diminuiti alla fine dell'estate scorsa). 

Pertanto, il vero vantaggio dei russi è una netta superiorità “materiale” (ossia per quanto concerne il numero di soldati, di mezzi e di munizioni), che rischia di aumentare nei prossimi mesi. D’altronde, il blocco degli aiuti militari americani indebolisce gravemente anche la difesa aerea dell’Ucraina, che non dispone ancora nemmeno di qualche caccia F-16, mentre è noto che i russi hanno fatto notevoli progressi per quanto concerne la guerra dei droni e quella elettronica.

Al riguardo, è comunque interessante la spietata e lucida analisi dei difetti delle Forze Armate russe da parte dell’ex capo di Stato maggiore russo Baluevskij (si tratta di un’analisi militare pubblicata su “Army Standard”, una rivista della Difesa russa), secondo cui i sistemi d’arma occidentali sono nettamente superiori a quelli russi (Baluevskij contraddice cioè in modo esplicito le recenti affermazioni di Putin sulla superiorità tecnologica delle armi russe rispetto a quelle della NATO). 

In particolare Baluevskij riconosce che l'azione dell'aviazione russa è "frustrata" dalla difesa aerea ucraina, che praticamente impedisce ai caccia russi di penetrare in profondità nello spazio aereo ucraino e quindi di potere effettuare quegli attacchi aerei di “interdizione” che sarebbero necessari per mettere in crisi l’intero apparato logistico, di comando e comunicazione degli ucraini.*

Tuttavia, è chiaro che né i difetti della macchina bellica russa né i (sorprendenti) successi ucraini contro la marina militare russa nel Mar Nero, possono annullare la superiorità “materiale” dell’esercito russo rispetto a quello ucraino.

In sostanza, in questa fase della guerra le sorti dell’’Ucraina dipendono soprattutto dagli aiuti dell’Europa che, in un contesto mondiale caratterizzato da una Russia tornata ai tempi  dell’imperialismo zarista o stalinista e da un'America sempre più condizionata da Trump, sembra (meglio non farsi illusioni) essersi resa conto di dover camminare con le proprie gambe.

In altri termini l’Europa sembra avere compreso che deve acquisire necessariamente proprio quell’autonomia strategica e geopolitica che, quando ancora l’autocrate russo pareva non essere disposto a sacrificare i buoni rapporti tra la Russia e l’Europa, si poteva ritenere di conseguire integrando la Russia nello spazio economico e politico dell’Europa e (di conseguenza) favorendo una trasformazione in senso democratico della stessa Russia.

PS La situazione nelle ultime settimane però è cambiata a vantaggio dei russi, dato che la difesa antiaerea ucraina non è più in grado di "frustrare" l'azione dell'aviazione russa, tanto che la stessa conquista di Avdiivka sarebbe dipesa soprattutto dall'azione dell'aviazione russa che, grazie all'uso di bombe plananti, adesso riesce a infliggere perdite gravissime alle difese ucraine.

domenica 4 febbraio 2024

UN "ALTRO" OCCIDENTE

In Occidente i neoliberali continuano a ripetere che è necessario difendere l'attuale ordine mondiale. Eppure è sotto gli occhi di chiunque che da molti anni non esiste più alcun ordine mondiale, benché sia noto che, scomparsa l'Unione Sovietica, l'America (rimasta l'unica vera superpotenza) cercò di imporre un ordine mondiale unipolare. Ma, fallito il progetto di instaurare un ordine mondiale incentrato sulla indiscussa egemonia americana, non si è assistito alla nascita di nessun altro ordine mondiale. 

La crisi dell'egemonia americana è infatti coincisa con la nascita di una forma di multipolarismo che non si configura affatto come un nuovo ordine multipolare ma piuttosto come un "disordine mondiale" o, meglio, come un "disordine multipolare", favorito dalla crescita di nuove potenze (grandi e piccole), il cui principale scopo è quello di estendere la propria area di influenza ovverosia aumentare la propria potenza (militare  ed economica) sfruttando il declino della potenza egemone liberal-capitalista.

Di conseguenza si è anche formata un'area geoeconomica non più egemonizzata dall'America o dall'Occidente (basta pensare ai BRICS), in quanto composta da Paesi che hanno acquisito una autonomia strategica e non intendono rinunciarvi per difendere gli interessi e i "valori" occidentali.

Si tratta però di Paesi con interessi assai diversi, tanto che tra alcuni di essi non vi è nemmeno un rapporto di "amicizia". Vale a dire che nemmeno i BRICS rappresentano un "polo geopolitico" anti-egemonico, benché la Russia si stia impegnando in questo senso, cercando di fare leva sia sulla collaborazione della Cina sia sul “risentimento” (indubbiamente giustificato) di buona parte del Sud del mondo nei confronti del mondo occidentale (e si tratta di un “risentimento” reso maggiore dalla incapacità dell’America di "mettere un freno" alla politica scellerata dell’attuale governo israeliano, che nemmeno il pogrom del 7 ottobre scorso può giustificare) o, se si preferisce, nei confronti del capitalismo predatore occidentale.

Nondimeno, anche se si può già affermare che esiste un "asse geopolitico" anti-egemonico costituito dalla Russia, dall'Iran e dalla Corea del Nord, almeno per ora non si è in presenza di un "polo geopolitico" anti-egemonico di cui faccia parte la Cina, anche perché i rapporti tra la Cina e la Russia sono più complicati di quanto possa sembrare. Peraltro, a differenza della Russia, per la Cina è ancora essenziale avere buoni rapporti con il mondo occidentale, sebbene la Cina di XI sia differente da quella di Deng che, pur essendo anch’essa caratterizzata dalla dittatura del partito comunista, era certamente meno “chiusa” di quella di Xi che non nasconde le sua ambizioni di egemonia, al punto di volere sfidare l'America anche sotto il profilo militare. Non si può pertanto nemmeno escludere che si formi un vero "blocco politico-militare" anti-occidentale che comprenda la Cina che conduce già esercitazioni militari con la Russia e l'Iran.

Comunque sia, è chiaro che nessuna vera potenza anti-egemonica (come la Russia o la Cina) o che comunque si contrapponga nettamente all'Occidente liberal-capitalistico (come l'Iran o la Corea del Nord) si può definire liberale o democratica (ad esempio l'India si può definire un Paese democratico ossia non illiberale e certo non anti-occidentale, anche se negli ultimi anni si è assistito ad una certa "involuzione autoritaria" del sistema politico indiano)*. Del resto, lo stesso regime "comunista" cinese - anche se si deve riconoscere che ha saputo con una lungimirante strategia politica usare gli apparati dello Stato e un'economia di mercato per ridurre la povertà e trasformare la Cina in un grande Paese industriale avanzato - si basa su un capitalismo perfino più aggressivo di quello occidentale per promuovere la crescita della potenza (economica  e militare) della Cina.

Il rischio dunque che si corre è che si ripeta  - mutatis mutandis, s'intende -  quanto accadde nel secolo scorso, allorché le potenze cosiddette have nots, profittando del declino dell'egemonia della Gran Bretagna, cercarono di dar vita ad un ordine mondiale contraddistinto da un capitalismo predatore e da un imperialismo peggiori di quello britannico.

Tuttavia, è lo stesso Occidente che, generando problemi che non è in grado di risolvere, non solo ha rafforzato i propri “nemici” e rischia di inimicarsi Paesi che non sono nemici dell'Occidente ma ha creato una situazione in cui non è possibile che vi sia un ordine mondiale. In altri termini, è ormai evidente che nessun ordine mondiale può basarsi sui "valori occidentali" se questi ultimi sono quelli dell'attuale Occidente neoliberale. In questo senso, la crisi dell'egemonia americana o del mondo occidentale e la crisi del sistema liberal-capitalistico sono due facce della medesima medaglia.

In definitiva, solo se l’Occidente saprà “conciliare” libertà e giustizia sociale, incastonando l'economia in un ampio ventaglio di istituzioni, politiche, giuridiche, sociali e culturali (come era accaduto - sia pure parzialmente e in un contesto storico assai diverso da quello attuale - nella seconda metà del secolo scorso, in specie nei Paesi scandinavi),** si potrà ridefinire il rapporto tra mondo occidentale e Sud del mondo, in modo tale da promuovere nuove forme di cooperazione internazionale, senza cedere a tentazioni autoritarie o totalitarie ovverosia basate sul rispetto dei diritti umani e dei diritti dei popoli.

*Si potrebbe affermare che ormai anche le cosiddette "democrazie liberali" sono in realtà delle oligarchie neoliberali con alcuni elementi di democrazia, ma qui si usa il termine democrazia come sinonimo di sistema politico non illiberale, che presuppone la presenza di alcuni elementi di autentica democrazia come quelli che contraddistinguono ancora i Paesi occidentali.

**Ovviamente si tratta di istituzioni che sono sempre presupposte da ogni attività economica e quindi anche dal mercato, ma vi è una differenza sostanziale tra una "società di mercato" e una "società con mercato", come dimostra la stessa storia europea del secolo scorso.


sabato 3 febbraio 2024

LA DIFESA DELL'UCRAINA (E DELL'EUROPA) IN UNA PROSPETTIVA "REALISTICA"

Non sorprende che sia i "falchi" euro-atlantisti  sia cosiddetti "putiniani" o comunque "fintopacifisti" ritengano che Kiev avrebbe perso la guerra  se il conflitto tra la Russia e l'Ucraina terminasse adesso. Vale a dire che per entrambi l'Ucraina potrebbe vincere la guerra solo se riconquistasse tutti i territori ucraini occupati dai russi (Crimea inclusa). Evidentemente sia gli uni che gli altri si dimenticano che l'Ucraina non sta combattendo contro il Lussemburgo o l'Italia ma contro una grande potenza militare come la Russia (ragion per cui una vittoria "totale" dell'Ucraina, benché non sia impossibile, non è affatto probabile).

Certo i russi occupano circa il 20% dell'Ucraina, ma non sono riusciti né ad insediare un governo filorusso a Kiev né a negare all'Ucraina l'accesso al mare. Inoltre non solo i russi non occupano né Kharkiv né Kherson ma neppure tutto il Donbass. E nemmeno il Mar Nero è più un "mare sicuro" per la marina militare russa, mentre l'ingresso della Svezia - che ormai non dovrebbe superare più nessun ostacolo - e della Finlandia nella NATO equivale ad una pressione geopolitica ai confini occidentali della Russia di gran lunga maggiore di quella che c'era prima del 24 febbraio 2022.

Ovviamente non si tratta di negare che l'Ucraina si trovi attualmente in condizioni difficili, tanto più adesso che i repubblicani americani hanno "bloccato" gli aiuti militari degli USA all'Ucraina, che sono di fondamentale importanza per l'esercito di Kiev. D’altra parte, si sa che l'Ucraina ha subito danni enormi, perché questa guerra si combatte praticamente solo in Ucraina, e che ormai dipende totalmente dagli aiuti finanziari e militari dell'Occidente. In sostanza, è scontato che l'Ucraina dalla guerra contro la Russia, comunque possa finire, uscirà con le ossa rotte. 

D'altronde, fallita la scorsa estate la controffensiva ucraina, la pressione militare russa è aumentata, anche se i russi non sono riusciti a sfondare le linee di difese ucraine.* In questo contesto, non è nemmeno strano che a Kiev vi siano anche dei seri contrasti ai vertici del potere pubblico (sulla questione della mobilitazione ecc.) e in specie tra il presidente Zelensky e Zaluzhny, il capo di Stato maggiore ucraino. Ma bloccare adesso tutti gli aiuti all'Ucraina, come chiedono i "putiniani" o i "fintopacifisti", che condividono un antiamericanismo da fiera paesana (che – si badi - non si deve confondere con una critica seria e determinata dell'euro-atlantismo), significherebbe mettere fine alla resistenza dell'Ucraina. Ed è ovvio che in questo caso non ci potrebbe essere più alcuna azione diplomatica per arrivare ad un  "congelamento" del conflitto (la cosiddetta "soluzione coreana") come alcuni propongono, ma solo una unconditional surrender dell'Ucraina.

Ma non si dovrebbe neanche ignorare che gran parte dei Paesi europei (ossia gran parte non solo dei governi europei ma dei popoli europei) non è affatto disposta a tollerare la politica "neoimperialista" del regime di Putin (ad esempio dovrebbe essere chiaro a chiunque che la Svezia e la Finlandia non hanno deciso di entrare nella NATO per ubbidire agli ordini dell'America). E basterebbe studiare la storia per capirlo. 

Nel caso di un crollo totale dell'Ucraina si correrebbe quindi il rischio di un conflitto tra la NATO (o perlomeno tra Paesi che fanno parte della NATO) e la Russia o comunque di trasformare l'Europa in una sorta di "Caoslandia".

Tuttavia, questo rischio si corre anche per la mancanza di una seria azione diplomatica per arrivare ad un cessate il fuoco, sebbene non sia facile trattare con il regime di Putin**. Ed è pure ovvio che alle trattative con la Russia dovrebbero partecipare gli americani, perché con ogni probabilità solo con l'America la Russia sarebbe disposta a trattare seriamente sulla questione ucraina, nella misura in cui quest’ultima dipende dalla questione dell'allargamento della NATO o della "sicurezza collettiva".***

In definitiva, anche se si deve riconoscere che l'America ha cercato di evitare una pericolosa escalation (penalizzando di conseguenza l'esercito ucraino)****, è lecito affermare che la mancanza di una strategia occidentale "realistica" rischia di danneggiare gravemente non solo l’Ucraina ma pure l'Europa. Nondimeno, è evidente che solo chi è in malafede o ha seri problemi di “ordine mentale” può negare che un'iniziativa diplomatica per arrivare perlomeno ad un "congelamento" del conflitto russo-ucraino presupponga necessariamente che l'Ucraina sia in grado di difendere la propria indipendenza e la propria sicurezza. 



*È impossibile comunque fare previsioni, sia perché la pressione militare russa potrebbe aumentare, al punto da sfondare le difese ucraine, sia perché gli ucraini hanno dimostrato di essere capaci di sfruttare i "punti deboli" dell'esercito russo, tanto è vero che vi è chi sostiene che l'Ucraina se disponesse di  nuove e più potenti armi occidentali e soprattutto di un maggior numero di proietti artiglieria potrebbe rimanere sulla difensiva nei prossimi mesi e poi - ma con ogni probabilità non prima dell'anno prossimo - lanciare un'altra controffensiva (vedi https://warontherocks.com/2024/01/hold-build-and-strike-a-vision-for-rebuilding-ukraines-advantage-in2024/  e https://www.foreignaffairs.com/ukraine/war-ukraine-not-stalemate.).

**Si badi che le trattative per arrivare ad un armistizio - non ad un trattato di pace che non c'è mai stato -  nella guerra di Corea durarono ben due anni. Naturalmente, nella attuale situazione un trattato di pace con la Russia è assai difficile perché vi sono troppi ostacoli da superare (questione territoriale, crimini di guerra, sanzioni, ecc.). Comunque, non si tratta di sostenere che l'Ucraina adesso, per evitare il peggio, debba necessariamente puntare ad un "congelamento" del conflitto (tanto più che ora la Russia potrebbe non essere disposta ad accettare una tale soluzione del conflitto, proprio perché sta cercando di conseguire un chiaro successo militare). Il vero problema è quindi come agire per consentire all'Ucraina di trattare con la Russia da una posizione vantaggiosa, tenendo conto anche che non pochi degli abitanti nei territori ucraini occupati dai russi in questa guerra non sono affatto "filorussi".

*** Che gli accordi di Minsk siano falliti (solo) per responsabilità di Kiev e dell'Occidente atlantista è una "bufala" (vedi ad esempio https://www.rivistailmulino.it/a/tutte-le-strade-non-portano-a-minsk ), come è una "bufala" il cosiddetto "genocidio" ucraino nel Donbass. Il conflitto del Donbass causò infatti circa 14.500 vittime, di cui 4.500 circa militari ucraini e poco più di 3.000 vittime civili di entrambe le parti. Per di più dal 2019 al 2021 vi furono "solo" alcune decine di vittime civili ogni anno, causate in buona misura dall'esplosione di mine. Peraltro, nel dicembre del 2021 la Russia fece una proposta di trattato di sicurezza collettiva (si tratta di due documenti: uno inviato alla NATO e un altro agli USA) in cui non si menzionavano (perlomeno esplicitamente) gli accordi di Minsk o il conflitto del Donbass ma si chiedeva addirittura il ritorno alla situazione che vi era in Europa nel maggio 1997, ovverosia lo smantellamento di tutte le infrastrutture della NATO nell'Europa orientale (https://mid.ru/ru/foreign_policy/rso/nato/1790803/?lang=en), nonché il ritiro delle bombe nucleari americane dall'Europa e il divieto di schierare bombardieri, anche non omologati per attacchi nucleari, fuori dai confini nazionali (https://mid.ru/ru/foreign_policy/rso/nato/1790818/?lang=en). Le richieste della Russia quindi non si limitavano a non fare entrare l'Ucraina  e la Georgia nella NATO (anche se si deve tenere conto che si può chiedere 100 per ottenere 50 o anche meno). Del resto, l'ingresso dell'Ucraina nella NATO era reso impossibile non solo dal veto certo della Germania e di altri membri della NATO ma dalla stessa esistenza del conflitto del Donbass, benché ormai fosse un conflitto a "bassa intensità".

**** Si ricordi che l'artiglieria e i missili occidentali a media gittata sono stati consegnati all'Ucraina solo dopo che Mariupol era caduta (anche se la decisione dell'America di dare degli obici da 155 all'Ucraina venne presa nell'aprile 2022 ossia un mese prima della resa degli ultimi difensori ucraini di Mariupol, il cui assedio era però praticamente già cominciato alla fine di febbraio) e che i carri armati e i blindati occidentali sono arrivati (neppure in gran numero) in Ucraina solo dopo un anno di guerra.





venerdì 2 febbraio 2024

METODO DI REGNO "KGB"

Secondo le stime del FMI l'economia russa crescerà anche quest'anno, sia pure grazie all'esportazione di gas e petrolio alla Cina e all'India e soprattutto al fatto che l'industria della difesa russa sta lavorando a pieno ritmo. D'altronde, com'era prevedibile, la Russia tramite le "triangolazioni" è riuscita anche ad importare la tecnologia necessaria per il funzionamento della sua macchina bellica. 

Il collo di bottiglia però adesso è assai stretto e con le "triangolazioni" ovviamente tutto costa più caro. Inoltre, l'enorme spesa per la difesa sottrae risorse preziose al sistema sanitario, ai servizi sociali e alla modernizzazione delle infrastrutture, la maggior parte delle quali è obsoleta, di modo che non sorprende che si moltiplichino i guasti e gli incidenti (incendi inclusi) per l'obsolescenza di cavi, tubature, motori e perfino ascensori. E pure l'aviazione civile russa, composta in gran parte da aerei occidentali, comincia ad avere guai seri.*

In buona misura del resto l'industria russa dipende da macchinari occidentali, anche se si è rafforzato il rapporto di "dipendenza" della Russia dalla Cina. Per di più la Russia dovrà ricostituire il suo esercito per le enormi perdite subite nella guerra contro l'Ucraina. Rebus sic stantibus le spese per la difesa quindi non diminuiranno nei prossimi anni, tanto più che con ogni probabilità (dato che in ogni caso la maggior parte dei Paesi dell’Europa orientale non tollererà la politica neoimperialista di Putin) la Russia dovrà affrontare una "pressione geopolitica" da parte della NATO assai maggiore di quella che vi era prima del 24 febbraio 2022 (peraltro, non solo il Mar Baltico è diventato un "lago della NATO", ma pure il Mar Nero non è più sicuro per le navi russe, e se anche la Russia dovesse annettere un'altra fetta di Ucraina non sarà facile "assoggettare" il popolo ucraino). 

Gravissima e pericolosa, d'altronde, è l'involuzione autoritaria e, sotto certi aspetti, perfino totalitaria, del regime di Putin, che non ha militarizzato solo l'economia ma la stessa società russa, criminalizzando (tranne qualche eccezione) ogni manifestazione di dissenso (gli "Assange" russi - ossia coloro che vengono condannati solo per le loro idee o per avere rivelato le malefatte del "regime" - sono così numerosi che ormai non si contano più). Ed è noto che centinaia di migliaia di cittadini russi sono stati costretti a lasciare il proprio Paese per la politica neoimperialista di Putin.**

Eppure, anche se sotto il profilo della democrazia e della libertà la politica di Putin è sempre stata tutt'altro che esente da gravi difetti, sotto il profilo geopolitico Putin aveva dimostrato di essere pragmatico e razionale. Non a caso nel 2014-15 Putin non aveva affondato il colpo contro Kiev, nonostante che allora l'esercito ucraino fosse assai debole. Sembrava quindi che per il Cremlino il forte legame con l'Europa occidentale fosse più importante di una annessione con la forza dell'Ucraina nello spazio geopolitico russo. Pertanto, si riteneva che il rafforzamento dei rapporti economici e politici tra l'Europa e la Russia perlomeno nel medio periodo avrebbe inciso positivamente anche sulla situazione politica  e sociale della Russia  e al tempo stesso avrebbe creato le condizioni per una "Nuova Europa".

Infine però ha prevalso la vecchia "logica", ottusa e criminale, del KGB, confermando che la geopolitica (come del resto gli affari militari) non è indipendente dalla diversa struttura politica e sociale delle potenze, grandi o piccole che siano.

*Sulla situazione politica ed economica della Russia si vedano https://www.nytimes.com/2024/01/30/us/politics/cia-burns-putin-russia.html,https://www.lastampa.it/esteri/2024/01/31/news/russia_cade_a_pezzi-14033567/ e https://www.washingtonpost.com/opinions/2024/01/25/ukraine-war-russia-wear-down/.

** Si badi che se essere "filorussi" significa riconoscere che la storia e la cultura russa sono parte costitutiva della storia e della cultura europea allora chi scrive non ha difficoltà a definirsi "filorusso". Diverso ovviamente è il discorso se filorusso è sinonimo di "putiniano".