giovedì 25 maggio 2023

TRA SCILLA E CARIDDI

Che la guerra che l'esercito ucraino sta combattendo contro quello russo da più di un anno sia praticamente anche una guerra di liberazione nazionale è difficile metterlo in dubbio (nonostante che in Occidente sulla "spinosa" questione della minoranza ucraina filorussa o etnicamente russa sia calato un silenzio pressoché totale). Tuttavia, è anche difficile negare che lo scopo di diversi Paesi della Nato non sia tanto difendere la sovranità e la sicurezza dell'Ucraina quanto piuttosto - anche per varie e note ragioni storiche - creare una nuova cortina di ferro in Europa. Eppure è ovvio che nessuna "pace" (che non è sinonimo di “cessate il fuoco”) è possibile in Europa senza che vi sia un sistema di sicurezza collettivo che comprenda anche la Russia.

In sostanza, anche se è indubbio che i rapporti tra l'Europa e la Russia di Putin non possano più essere quelli che esistevano prima del 24 febbraio dell'anno scorso, è pure assurdo (anche senza considerare che l'Ucraina dipende ormai del tutto dagli aiuti occidentali) sostenere che è necessario difendere l'Ucraina anche per difendere gli interessi (geo)politici dell'Europa e al tempo stesso affermare che è "solo Kiev che deve decidere" come porre fine a questa guerra, quasi che fosse il regime nazionalista ucraino a dovere decidere quali siano gli interessi (geo)politici dell'Europa (Italia, inclusa ovviamente) e come difenderli.

D'altronde, è noto che il governo di Kiev ha approvato un decreto che esclude ogni trattativa dell'Ucraina con il regime di Putin. Con chi allora si dovrebbe trattare o, se si preferisce, con chi si dovrebbe fare la pace? E, a prescindere dal fatto che non si può vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, che accadrebbe se l'intero sistema politico-militare russo dovesse crollare a causa di una devastante sconfitta militare? Non è forse vero che gli stessi americani temono il pericolo di una "disgregazione" della Federazione Russa, dato che avrebbe conseguenze tali da destabilizzare gravemente la scacchiera geopolitica mondiale?   

Del resto, anche affermare che si deve aiutare l'Ucraina fino a quando sarà necessario non significa nulla se non si precisa che si intende per "necessario". Certo, nessuno ha la soluzione in tasca per risolvere la questione ucraina, ma si deve anche essere consapevoli che in questa guerra vi sono troppi interessi e troppo diversi, tanto che non vi è alcuna iniziativa diplomatica, nonostante che si siano già frustrate le ambizioni imperiali della Russia di Putin, impedendole di insediare un governo filo-russo a Kiev per inglobare con la forza l'Ucraina nello spazio geopolitico russo. 

Al riguardo, è interessante notare che secondo un recente sondaggio di Swg per TgLa7 il 29% degli italiani, benché sia favorevole al sostegno militare dell'Ucraina, ritiene comunque necessario arrivare ad una soluzione diplomatica del conflitto anche a costo di un "compromesso territoriale" con la Russia. Si tratta di una posizione che, la si condivida o no, è ben diversa da quella dei filoputiniani o dei vari "pacifinti" e che ha perlomeno il merito di evidenziare che la sicurezza e la sovranità dell'Ucraina non dipendono "necessariamente" dalla riconquista di tutti i territori dell'Ucraina, Crimea inclusa, come invece sostiene Kiev privilegiando, di fatto, un'ottica meramente nazionalista.

In definitiva, solo chi condivide una immagine fasulla del mondo può ritenere che il miglior modo di combattere la prepotenza del regime di Putin sia favorire la russofobia del regime nazionalista ucraino  e dei "falchi" euro-atlantisti, che "sognano" di imporre alla Russia una sorta di unconditional surrender, benché sia pure evidente che agendo così si rischia solo di trasformare questa guerra in una guerra esistenziale per la Russia stessa con conseguenze facilmente immaginabili.


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