giovedì 5 gennaio 2023

UNA GUERRA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

 Non sembra errato ritenere che la violenza dell'esercito russo nei confronti dei civili ucraini sia soprattutto il frutto avvelenato della cosiddetta "denazificazione" dell'Ucraina, che a sua volta è conseguenza di una immagine fasulla dell'Ucraina e della sua storia. 

Del resto, con ogni probabilità la maggior parte dei soldati russi sa poco o nulla  della storia dell'Ucraina, di modo che è facile per la propaganda russa sostenere che gli ucraini sono una massa di "nazisti" o  dei "collaborazionisti" solo perché non accettano che l'Ucraina sia parte della Russia.

Nondimeno, questa violenza "istituzionalizzata" dell'esercito russo nei confronti dei civili ucraini  si è rivelata essere il cemento che unisce il popolo ucraino e il regime di Kiev (in cui certo sono presenti estremisti nazionalisti di varia specie), tanto è vero che la guerra contro la Russia  si è trasformata in una guerra di liberazione nazionale (benché sotto certi aspetti si configuri anche come una guerra civile, come è accaduto in altre guerre di liberazione nazionale), in cui le differenze ideologiche contano assai meno della volontà di sconfiggere l'invasore. Perfino Bandera, che per molti ucraini non era affatto un eroe positivo prima della guerra, ora da molti ucraini è considerato un eroe soltanto perché combatté per l'indipendenza dell'Ucraina.

Certo, che il regime di Kiev sia appoggiato dalla Nato e che nelle file dell'esercito ucraino vi siano formazioni "paranaziste" (come il reggimento Azov) o comunque ultranazionaliste non è politicamente irrilevante, anche se i media occidentali cercano di ignorare questo problema (peraltro è chiaro che la condanna del regime di Putin non implica l'apologia della prepotenza dell'Occidente neoliberale). 

Nondimeno, il fatto che per la maggior parte degli ucraini la guerra contro la Russia adesso è soprattutto una guerra di liberazione nazionale ha mutato i "parametri" con cui si giudicava la questione ucraina prima del 24 febbraio scorso. Non si tratta più cioè solo dello scontro tra la Nato (in pratica l'America) e la Russia per il "controllo" dell'Ucraina, perlomeno nella misura in cui le ambizioni imperiali del regime di Putin implicano la negazione della stessa identità politico-culturale ucraina.

In definitiva, stando così le cose, l'errore più grave che i nazionalisti di Kiev (e l'America) potrebbero commettere è cercare di mettere la Russia con le spalle al muro, dando così al regime di Putin la possibilità di trasformare l'invasione dell'Ucraina in una "guerra patriottica" contro l'Ucraina e la Nato. Tuttavia, nonostante che in Occidente vi sia chi vuole, per così dire, "giocare alla roulette russa", almeno per ora è l'Ucraina che sta combattendo la sua "grande guerra patriottica" (ed è proprio la politica di Putin ad avere creato le condizioni perché ciò fosse possibile). Sotto questo aspetto, dunque, la questione del regime nazionalista ucraino conta tanto quanto poteva contare la questione del regime di Stalin nella Seconda guerra mondiale, indipendentemente dalla differenza macroscopica tra l'attuale regime di Kiev e quello stalinista. 

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