lunedì 23 gennaio 2023

NEBBIA DI GUERRA

Ormai solo chi crede alla propaganda di Mosca può sostenere che il Cremlino non ha fallito il suo scopo politico e strategico aggredendo l’Ucraina, che consisteva nell’inglobare con la forza l’Ucraina nello spazio geopolitico russo, instaurando un governo filorusso a Kiev e impedendo alla Nato di rafforzarsi ai confini occidentali della Russia. Tuttavia, dopo una serie di sconfitte e umiliazioni inflitte dall’esercito ucraino a quello russo, Mosca ha deciso di prolungare la guerra per annettere almeno alcune regioni dell’Ucraina e infliggere al popolo ucraino la massima punizione possibile, giacché la Russia ha i mezzi e le risorse per continuare questa guerra, sia perché non è isolata, sia perché Mosca ha praticamente messo “sul piede di guerra” l’intero Paese, sia perché, finché il fronte interno “regge”, può permettersi perdite enormemente superiori a quelle ucraine, tanto più che la guerra si combatte non in Russia ma in Ucraina.

Difatti, il vantaggio sotto il profilo del “potenziale umano” che gode la Russia rispetto all’Ucraina è indubbio, e la “quantità” in guerra conta, anche se può non essere il fattore decisivo. Per di più, adesso la punta di diamante dell’esercito russo, oltre ad alcune unità di élite (in specie paracadutisti e forze speciali), è costituita dal Gruppo Wagner, ossia da una formazione militare di mercenari e detenuti che possono essere mandati al macello senza particolari problemi. Non sorprende quindi che la Russia sia disposta a qualsiasi sacrificio per conseguire anche solo una vittoria di Pirro. 

Peraltro, non solo l’Ucraina ha già pagato un costo enorme per resistere all’offensiva russa ma l’esercito ucraino combatte ormai in condizioni di grave inferiorità anche per quanto concerne il numero dei principali mezzi di combattimento, nonostante che sia un esercito assai più motivato e preparato di quello russo, e possa pure contare, grazie all’aiuto della Nato, su una netta superiorità tecnologica rispetto all’esercito russo. D’altra parte, per comprensibili ragioni politiche e militari, l’esercito ucraino non può attaccare direttamente le unità militari o le strutture logistiche e i centri di comando che si trovano all’interno della Federazione Russa. 

In sostanza, adesso che la Russia dispone di più uomini e mezzi per l’Ucraina è certo difficile riuscire a riconquistare tutti i territori perduti in questa guerra. D’altronde, l’Ucraina sta combattendo una guerra di liberazione nazionale, mentre (sebbene non sia affatto irrilevante che la Russia sta combattendo “alle porte di casa”) è non la Russia, al contrario di quanto alcuni affermano, bensì solo il regime di Putin che, almeno in un certo senso, sta combattendo una guerra esistenziale, dato che l’America – nonostante l’ambiguità di Washington per quanto concerne la delicata questione della Crimea - non ha alcuna intenzione di attaccare direttamente la Russia, tanto che si è rifiutata di consegnare all’esercito di Kiev armi in grado colpire “in profondità” il territorio della Federazione Russa. 

Comunque sia, è Kiev - che gode ancora del sostegno della stragrande maggioranza degli ucraini - a dover decidere se vale la pena di continuare a combattere per riconquistare i territori perduti, rischiando pure una sconfitta militare, o se non ne vale la pena poiché comunque quel che conta per l’Ucraina è conservare la propria indipendenza grazie all’aiuto della Nato. E non c’è dubbio che, almeno per ora, Kiev non abbia alcuna intenzione di gettare la spugna.

Ma nella misura in cui le decisioni di Kiev dipendono dall’Occidente, è di fondamentale importanza il modo in cui la Nato intende continuare ad aiutare Kiev. Scartata l’ipotesi demenziale - anche se sostenuta da alcuni “falchi” occidentali, che sarebbe meglio definire “neuro-atlantisti” anziché euro-atlantisti - di un intervento di truppe o aerei da combattimento della Nato in Ucraina, è evidente che degli aiuti militari “a spizzico” non sono più in grado di permettere all’esercito di Kiev di lanciare una nuova controffensiva e forse nemmeno di opporre una valida resistenza all’esercito russo nei prossimi mesi.

Quindi, l’Occidente o, meglio, l’America da un lato non può più permettersi di voltare le spalle all’Ucraina senza mettere a repentaglio l’esistenza stessa della Nato, dall’altro deve necessariamente evitare una pericolosa escalation, che rischierebbe di trasformare davvero questa guerra in una guerra esistenziale anche per la Russia. Si può ritenere, pertanto, che la Nato - nonostante le differenti posizioni tra i vari Paesi membri dell’Alleanza Atlantica - consegnerà all’Ucraina le armi necessarie per continuare a combattere, sperando che, pur senza minacciare l’integrità territoriale della Federazione Russa, si possa ad arrivare ad una situazione di stallo entro la fine di quest’anno che sia la più possibile favorevole all’esercito di Kiev, e lasciando quindi che la questione del regime di Putin venga risolta dal popolo russo.

Ciò nonostante, si deve riconoscere che attualmente è impossibile sapere come finirà questa guerra, non solo perché con ogni probabilità si devono ancora combattere le battaglie decisive o perché i conflitti all'interno della Nato potrebbero diventare più aspri nei prossimi mesi, ma anche perché non si sa né quanto il Cremlino sia disposto a rischiare pur di non perdere questa guerra né fino che punto il popolo russo sia disposto a sostenere il regime di Putin o a subire le conseguenze di una guerra in cui  - rebus sic stantibus, si intende - non è gioco l’esistenza stessa della Russia.


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