giovedì 31 agosto 2023

LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E LA LOTTA PER L'EGEMONIA

Non si può dare torto, se si è intellettualmente onesti, a chi sostiene che gli atlantisti vedono putiniani dappertutto. Ovviamente i putiniani ci sono e sono coloro che, anche se rifiutano di essere chiamati putiniani, fanno l'apologia del regime di Putin e dell'invasione russa dell'Ucraina, giacché sono convinti che la Russia di Putin possa liberare l’Europa dal "male americano", tanto che si limitano a ripetere a pappagallo la più insulsa propaganda del Cremlino. In realtà la Russia aggredendo l’Ucraina ha offerto all'America la possibilità di rafforzare la sua egemonia sul Vecchio Continente, necessaria soprattutto per fare fronte alla sfida con la Cina, che la notevole riduzione dell'influenza americana (in specie in Medio Oriente e perfino in America Latina) e il declino dell'egemonia occidentale nel continente africano (in cui è soprattutto è la sfera di influenza della Francia che si è ridotta)  rendono certamente assai più difficile e complessa.

Nondimeno, il fatto che il regime di Putin assomigli sempre più ad un regime “mafioso”, non implica che il regime ucraino (come del resto quello polacco e altri regimi dell'Europa baltica) non sia un regime nazionalista e russofobo. D’altronde, è evidente che sia per l’Ucraina che per la Russia il costo (non solo economico) della guerra sta superando “il livello di guardia”.

Le perdite russe ammonterebbero, infatti, ad oltre 300.000 morti, feriti gravi e dispersi (i morti sarebbero circa 120.000) e per il ministero della Difesa russo è sempre più difficile reclutare volontari, anche se la paga è ottima (è assai più di quanto guadagna un funzionario pubblico). In pratica, Mosca è ancora in grado di arruolare volontari soltanto nelle regioni più povere della Federazione Russa. Del resto, pure i soldati russi sono esseri umani, anche se in Occidente vi è chi pensa che siano degli orchi. 

Certo, l’economia russa regge, dato che la Russia non è affatto isolata (si sa che per almeno una parte “resto del mondo” questa guerra è solo una guerra per procura della Nato contro la Russia e quindi si tratta di un problema che concerne soprattutto l’Europa) anche se dipende sempre più dalla Cina e dalla importazione di tecnologia occidentale (chips americani compresi). Del resto, il costo di questa guerra non potrà che aggravare una situazione sociale ed economica già caratterizzata da scarso sviluppo (tranne in alcuni settori che però anch’essi dipendono in buona misura dalla tecnologia occidentale o cinese) nonché da inefficienza e da un alto livello di corruzione.

Ma se la Russia piange, certo l’Ucraina non ride, tanto è vero che Kiev nelle scorse settimane ha dovuto licenziare tutti i funzionari responsabili del reclutamento, che in cambio di tangenti offrivano esenzioni dal servizio di leva. Chiaramente anche ai giovani ucraini fa paura una guerra che avrebbe già causato all’Ucraina la perdita di circa 200.000 soldati (almeno 70.000 morti e circa 120.000 feriti gravi). Peraltro, si stima che adesso le Forze armate ucraine siano composte da circa 500.000 soldati, mentre le Forze armate della Federazione Russa ne dovrebbero contare 1.300.000 e com’è noto la popolazione russa è molto più numerosa di quella ucraina, di modo che le perdite ucraine “pesano” più di quelle russe.*

Si tratta comunque di perdite colossali per entrambi i belligeranti (si pensi, ad esempio, che le stime dei militari iracheni morti nella guerra dell’Iraq contro l’Iran, che durò dal 1980 al 1988, variano da un minimo di 105.000 ad un massimo di 500.000 ossia una media di circa 60.000 caduti ogni anno nel caso che si ritenga corretta la stima di 500.000 militari iracheni deceduti in una guerra contraddistinta anch’essa da battaglie simili a quelle della Grande Guerra. Si tenga anche presente che il numero dei militari iraniani deceduti in questo conflitto è simile a quello dei caduti iracheni).

Nondimeno, ucraini e russi continuano a combattere, perché sia a Kiev che a Mosca si è convinti di vincere la guerra, sebbene sia sempre più evidente che né gli ucraini né i russi possono ottenere una “vittoria totale. D’altra parte, L’Ucraina, anche grazie all’aiuto militare ed economico dell’Occidente, è riuscita è frustrare le ambizioni imperiali della Russia e questo dovrebbe contare assai più della “riconquista militare” di tutti i territori ucraini occupati dalla Russia (diversa ovviamente è la questione del riconoscimento politico di tale occupazione).

In questa prospettiva, è dunque lecito ritenere che per l’Ucraina sarebbe essenziale ottenere dall’Occidente le garanzie e gli aiuti necessari per impedire alla Russia di tentare di nuovo di aggredire l’Ucraina, dato che la controffensiva ucraina può sì conseguire qualche successo significativo (ad esempio, l’esercito ucraino potrebbe “tagliare” la ferrovia che collega la Crimea e il Donbass o addirittura giungere al confine con la Crimea)** ma è tutt’altro che probabile che sia in grado di “mettere al tappeto” la Russia, sebbene vi sia chi, confondendo il wishful thinking con una strategia politica e militare razionale ossia ciò che è meramente possibile con ciò che è probabile, ritiene che l’intero sistema politico e militare russo possa crollare. (Naturalmente non si può escludere che se si arrivasse ad una situazione militare favorevole all'Ucraina, la Russia potrebbe essere indotta a negoziare. Tuttavia, indipendentemente da come potrebbe reagire la Russia nel caso che la controffensiva ucraina avesse successo, si deve prendere atto che attualmente non vi è una strategia politica chiara e condivisa da Kiev e dalla Nato su come porre termine a questa guerra. Naturalmente è soprattutto l'America che potrebbe fare la "differenza" sotto questo profilo, dato che detiene le "chiavi strategiche della difesa dell'Ucraina).

Comunque sia, la razionalità rispetto al valore è certo importante, ma non si può nemmeno trascurare la questione del rapporto costi/benefici. Questo vale non solo per l’Ucraina e la Russia, ma anche per l’Occidente e in particolare  per la “Vecchia Europa”, i cui interessi, peraltro, sono diversi non solo da quelli dell’America ma pure da quelli della “Nuova Europa”. 

D’altra parte, indipendentemente dal fatto che pure la Cina si sta imbattendo nei propri limiti, la stessa America sotto il profilo politico-sociale sembra un gigante dai piedi argilla. Il cosiddetto “trumpismo”, infatti, è la conseguenza di un crisi del sistema politico-sociale americano che dipende anche dalla crisi di egemonia degli Stati Uniti ma che a sua volta ha aggravato la crisi di egemonia della maggiore potenza occidentale. Del resto, pure la relativa deindustrializzazione degli Stati Uniti e in generale dell’Occidente contribuisce a rendere più grave una crisi del sistema liberal-capitalista occidentale, che non può non incidere anche sui rapporti tra l’Occidente e il “resto del mondo” (come dimostra anche il recente “allargamento” dei Brics). 

In questo contesto, la trasformazione della guerra russo-ucraina in una guerra per procura della Nato contro la Russia (una trasformazione resa possibile dall’eccezionale resistenza opposta dagli ucraini all’esercito russo nella primavera dell’anno scorso, dato che non si deve dimenticare che per la maggioranza degli ucraini questa guerra è una guerra di liberazione nazionale) rischia di creare una situazione internazionale in cui nessun “ordine mondiale” sarà possibile, tanto più che un “ordine mondiale” multipolare è “mera utopia” allorché (nonostante la retorica sulla necessità di una cooperazione a livello internazionale, di rapporti di scambio “equi” e via dicendo) è in corso un’aspra lotta per l’egemonia tra le maggiori potenze mondiali, come insegna la stessa storia del Novecento. Peraltro, non si può nemmeno ignorare che i principali Stati che si oppongono all’attuale potenza egemonica (ossia gli Usa) sono sempre più contraddistinti da un nazionalismo aggressivo e da una cultura politica antidemocratica e “illiberale” (ovverosia si è in presenza di una situazione internazionale che, mutatis mutandis, ricorda anch’essa la trasformazione del pianeta in una sorta di “santabarbara” nella prima metà del secolo scorso).

In definitiva, si corre il rischio che questa guerra nel cuore dell'Europa non sia la continuazione della politica con altri mezzi ma che la politica non sia altro che la continuazione di questa guerra. In altri termini, come si era già evidenziato allorché la guerra russo-ucraina era appena cominciata, si rischia di dimenticare che anche la lotta per l’egemonia ha le sue “leggi” e che solo il realismo (geo)politico e l’etica della responsabilità possono evitare che la sua meccanica diventi irreversibile.


*In Occidente diversi analisti sono convinti che la guerra possa durare a lungo. Pertanto, sarebbe necessario prendere in considerazione che l'Ucraina, in una guerra lunga e di logoramento contro un Paese la cui popolazione oggi  è almeno il quadruplo di quella dell'Ucraina, rischia di dissanguarsi.

**Vedi ad esempio la Nota sulla controffensiva ucraina pubblicata su questo blog.


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