Passata la metà di agosto e rimanendo quindi poco più di un mese prima che cominci la cattiva stagione pare lecito affermare che la controffensiva ucraina non procede come speravano il Comando ucraino e i vertici della Nato.
È indubbio, infatti, che l’avanzata degli ucraini nel settore meridionale del fronte sia assai lenta e costosa, di modo che l’obiettivo principale di Kiev - ossia arrivare non al Mar d’Azov ma alle linee di comunicazione e in specie alla ferrovia che collegano la Crimea e il Donbas - dista ancora diverse decine di chilometri dalle "punte" più avanzate dell'esercito ucraino.
In sostanza, la principale linea di difesa russa è ancora intatta, anche se i russi hanno già dovuto impiegare le loro unità di riserva per rallentare l’avanzata delle brigate ucraine, in particolare nel settore al confine tra la provincia di Donetsk e quella di Zaporizhzhia. Per di più i russi continuano ad esercitare una forte pressione nel settore settentrionale del fronte, in particolare in direzione di Kupiansk.
Del resto, che gli ucraini non potessero impiegare la dottrina militare della Nato era scontato dato che all’Ucraina manca la potenza logistica e di fuoco (in particolare quella dell’aviazione) che è alla base della dottrina militare della Nato.
Il Comando ucraino non può quindi che puntare a colpire con missili e droni i centri logistici russi per indebolire il più possibile il fighting power dell’esercito russo, mentre le brigate ucraine devono cercare di aprire dei varchi nei campi minati. Un compito durissimo, considerando l’enorme numero di mine della cosiddetta “Linea Surovikin”, che comprende non solo campi minati ma un vastissimo sistema di trincee con casematte, capisaldi, fossati anticarro, denti di drago e via dicendo (i russi, com'è noto, hanno avuto ben nove mesi di tempo per costruirla, dato che i blindati e i carri occidentali sono stati consegnati all’esercito ucraino dopo un anno di guerra).
Ai soldati russi non manca nemmeno l’appoggio dell’artiglieria che, anche se non è precisa come quella ucraina, è pur sempre l’arma più temibile dell’esercito russo, che può contare anche sul supporto aereo, nonostante che il livello operativo dell’aviazione russa sia incredibilmente basso. D’altronde, anche gli elicotteri e i droni russi costituiscono un serio problema per i soldati ucraini (sui droni dell'esercito russo si veda https://www.washingtonpost.com/investigations/2023/08/17/russia-iran-drone-shahed-alabuga/.).
Tuttavia, la scelta di lanciare una controffensiva quest’estate è stata soprattutto una scelta politica di Kiev e della Nato. Difatti, è difficile negare che sotto il profilo militare per l’esercito ucraino sarebbe stato meglio puntare su una strategia difensiva ossia su una difesa elastica, che avrebbe costretto i russi o ad attaccare per conquistare almeno tutto il Donbas, lasciando di conseguenza agli ucraini il vantaggio della difesa (tanto maggiore tenendo presente che l’esercito russo ha dimostrato di non saper condurre o perlomeno di avere ancora troppi problemi per condurre una guerra di movimento) o a cercare una soluzione diplomatica del conflitto.
Certo è ancora presto per affermare che la controffensiva ucraina sia un fallimento anche se sono gli stessi ucraini a riconoscere che si tratta di una maratona non di uno sprint (https://www.nytimes.com/2023/08/07/world/europe/ukraine-marines-counteroffensive.html.). Nondimeno, se gli euro-atlantisti se la cantano e se la suonano, i nostri cosiddetti “putiniani” ripetono a pappagallo la più insulsa e ridicola propaganda di Mosca, al punto che giungono ad attribuire al NYT e al WP i propri deliri, contando ovviamente sul fatto che ben pochi italiani leggono regolarmente gli articoli pubblicati da questi giornali. Ma evidentemente è solo una questione di "mercato". (In effetti, nelle ultime settimane non solo i grandi quotidiani americani ma diversi Think Tank occidentali hanno evidenziato sia gli ostacoli che incontra la controffensiva ucraina – perdite dell’esercito di Kiev incluse - sia i numerosi difetti e i punti deboli dell’esercito russo - si veda ad esempio https://www.csis.org/analysis/war-attrition). Si tratta però di un quadro dell’attuale situazione militare in Ucraina assai più complesso di quello “descritto” dai “putiniani”, che giungono addirittura ad attribuire all’esercito ucraino delle perdite simili a quelle subite dalla Germania in tutta la Prima guerra mondiale).
Comunque sia, un’analisi tattico-operativa, benché necessaria, non è un’analisi politico-strategica, mentre sono proprio i fattori politico-strategici che si dovrebbero sempre considerare dato che sono quelli decisivi. In altri termini, oltre ad essere sempre più probabile che nessuno dei due belligeranti sia in grado di vincere la guerra (potrebbero continuare a combattere come “due pugili suonati” anche nel caso che gli ucraini riuscissero a tagliare le linee di comunicazione che collegano tra la Crimea e il Donbas), le conseguenze economiche e geopolitiche di una guerra lunga - anche senza prendere in considerazione l'"incognita Trump" - rischiano di essere disastrose per tutti e in particolare proprio per l’Unione europea.
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