sabato 7 ottobre 2023

WISHFUL THINKING

Solo i cosiddetti "risikisti" possono pensare che i difficili problemi (geo)politici, sociali, economici e perfino culturali dell'Europa possa risolverli un attore (geo)politico non europeo. 

D'altronde, è noto che il termine Europa non designa alcun autentico "soggetto (geo)politico". In particolare l'Europa baltica e l'Europa orientale sono nettamente diverse sotto il profilo geopolitico dai principali Paesi dell'Europa occidentale (ossia Germania, Francia, Italia  e Spagna).  

In altri termini, contrariamente a quel che pensano coloro che fanno l'apologia di un antiamericanismo da fiera paesana (da distinguere da una critica necessaria ma rigorosa e obiettiva dell'atlantismo), attualmente non conta tanto la differenza tra l'Europa e l'America quanto piuttosto la differenza tra le diverse "Europe", ad ulteriore conferma che un "vincolo esterno" presuppone un "vincolo interno" (anche se l'America può strumentalizzare questa differenza e, di fatto, la strumentalizza).

Pertanto, chi si augura che l'Ucraina "crolli" ovvero un fallimento politico-militare della Nato in Ucraina (che non si deve confondere con la necessità di arrivare ad un cessate il fuoco o, come si afferma, di "congelare" il conflitto russo-ucraino il prima possibile)*, perché solo così l'Europa potrebbe "smarcarsi" dall'egemonia dell'America, è ovvio che scambia lucciole per lanterne.

Infatti, se l'Ucraina dovesse "crollare", non vi è dubbio (anche senza prendere in considerazione quale potrebbe essere la reazione dell'America, dato che sarebbe in gioco l'esistenza stessa della Nato) che la tensione tra l'Europa "russofoba" (Gran Bretagna e Olanda incluse) e la Russia salirebbe alle stelle, destabilizzando il Vecchio Continente o, meglio, trasformandolo in un campo di battaglia anche nel caso che non si arrivasse ad una "guerra guerreggiata" contro la Russia. 

In sostanza, l'Europa non potrà smarcarsi dagli Usa, finché non ci sarà "una Europa" ovverosia i problemi dell'Europa possono risolverli solo gli europei. Certo, è lecito ritenere che attualmente in Europa non vi siano né la volontà politica né la capacità di risolverli ma, se si è obiettivi, si dovrebbe riconoscere che oggi è proprio questo il problema principale dell'Europa. 

* Se si arrivasse adesso ad un "congelamento del conflitto" l'Ucraina in pratica non avrebbe perso la guerra, ma solo una piccola parte del suo territorio, perché la Russia finora non ha conseguito nessuno dei suoi obiettivi strategici. Si tenga presente che la Russia non è riuscita ad insediare un governo filorusso a Kiev, né ad impedire all'Ucraina di avere un accesso al mare, né a conquistare Kharkiv e nemmeno tutto il Donbass. Inoltre la Nato si sta rafforzando e la sua pressione ai confini occidentali della Russia è aumentata con l'ingresso nella Nato della Finlandia e con quello (più che probabile) della Svezia. Insomma, perfino il Mar Baltico è diventato una sorta di "lago atlantico", mentre il Mar d'Azov era già diventato un "lago russo" dopo l'annessione della Crimea alla Russia nel 2014. Per di più alla Russia sono stati "congelati" oltre 300 miliardi di dollari e sono state imposte sanzioni durissime, che non possono non danneggiare l'economia russa (specialmente nel medio periodo) e che in ogni caso hanno già reso la Russia più dipendente da Paesi stranieri come la Cina e l'India. Perciò, rebus sic stantibus, non è affatto scontato che Mosca accetterebbe un "congelamento del conflitto" (del resto si dovrebbe garantire all'Ucraina che la Russia non possa più aggredirla).

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