domenica 8 ottobre 2023

IL "GIORNO NERO" DI ISRAELE

Chi scrive ha già espresso e motivato il suo giudizio sul conflitto israelo-palestinese nel libro Le guerre d'Israele e il nomos della terra, che non si può certo sintetizzare scrivendo un breve articolo.

Ci sarà comunque tempo per capire quali saranno le conseguenze di questo blitz di Hamas, che indubbiamente ha inferto un colpo terribile al prestigio dell'esercito israeliano, colto nettamente di sorpresa come il 6 ottobre 1973 (ossia il giorno che cominciò la Guerra dello Yom Kippur).

Comunque sia, solo chi ha la testa gonfia di ideologia maleolente o usa la bandiera palestinese per coprire un vergognoso  antisemitismo può giustificare una strage di civili  (si ritiene che centinaia di civili inermi siano stati massacrati ieri dai miliziani di Hamas e che molti altri civili siano stati presi come ostaggi) e credere che la "politica criminale" di Hamas possa giovare alla causa palestinese.

Non si dovrebbe, del resto, dimenticare che negli anni Novanta del secolo scorso, ossia dopo la prima Intifada, sembrava che finalmente fosse possibile una coesistenza pacifica tra i due popoli.

Arafat però commise allora il disastroso errore di rifiutare il piano di pace israeliano e americano, che garantiva ai palestinesi di vivere in uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est (non era tutto quel che i palestinesi chiedevano, ma era l'unica soluzione possibile dopo la Guerra dei Sei Giorni che aveva cambiato per sempre il volto geopolitico del Medio Oriente), preferendo (di fatto) schierarsi dalla parte di Hamas, che insieme alla Jihad islamica scatenò una serie di attacchi terroristici contro gli  israeliani, mettendo così fine ad ogni processo di pace.

Da allora i palestinesi hanno sempre più perso terreno (in senso proprio e figurato), anche se Hamas ha preso il controllo di Gaza, scacciando con la forza l'Anp (ovverosia dopo lo scontro con Fatah), che ormai non conta quasi più nulla, mentre i coloni israeliani adesso sono circa mezzo milione (cui si devono aggiungere 300.000 israeliani che vivono a Gerusalemme Est). E gli scontri tra coloni (appoggiati dall'esercito israeliano) e palestinesi sono sempre più frequenti. (Perfino la questione dell'acqua caratterizza il conflitto israeliano-palestinese, dato che la maggior parte dell'acqua della Cisgiordania, in cui il tasso di povertà e disoccupazione giovanile è altissimo, è consumata dagli israeliani; del resto secondo le Nazioni Unite anche a Gaza - in cui Hamas spadroneggia insieme con la Jihad islamica - il 95% della popolazione non ha accesso regolare all'acqua potabile e otto abitanti su dieci vivono in condizioni di povertà).

Dovrebbe essere ovvio, pertanto, che una organizzazione come Hamas non può che rafforzare l'estremismo nazionalista israeliano (che è enormemente cresciuto negli ultimi lustri) e di conseguenza peggiorare la condizione del popolo palestinese e rendere sempre più difficile difendere la causa palestinese.*

In definitiva, la stessa condanna della colonizzazione/annessione della Cisgiordania da parte degli israeliani ha senso solo se si riconosce il diritto di Israele di esistere.

È significativo che anche in Israele vi sia chi critica apertamente Netanyahu per avere favorito Hamas (nonostante il "blocco" e i numerosi bombardamenti di Gaza) al fine di indebolire sempre più l'Anp e impedire la nascita di uno Stato palestinese:  "For years, the various governments led by Benjamin Netanyahu took an approach that divided power between the Gaza Strip and the West Bank — bringing Palestinian Authority President Mahmoud Abbas to his knees while making moves that propped up the Hamas terror group. The idea was to prevent Abbas — or anyone else in the Palestinian Authority’s West Bank government — from advancing toward the establishment of a Palestinian state" https://www.timesofisrael.com/for-years-netanyahu-propped-up-hamas-now-its-blown-up-in-our-faces/.

POST SCRIPTUM

Era prevedibile che l'occupazione militare e soprattutto la colonizzazione/annessione della Cisgiordania da parte degli israeliani avrebbe favorito il terrorismo palestinese. Non è questo in discussione, come non è in discussione che la politica di Israele dopo la Seconda Intifada abbia contribuito a creare le condizioni perché non fosse più possibile la nascita di uno Stato palestinese. 

Pertanto, solo una destra rozza, ignorante e insipiente può affermare che chi critica la politica di prepotenza Israele è "amico di Hamas", anche se gli "amici di Hamas" ci sono e in particolare sono quelli (inclusi "intellettuali" che sproloquiano su tutto) che, in pratica, ritengono responsabili di questo orribile massacro gli israeliani e naturalmente gli "amerikani" (al punto che riescono a strumentalizzare perfino questa strage per fare l'apologia della Russia, della Cina o dell'Iran). Non a caso identificare la causa del popolo palestinese con la politica criminale di Hamas  è ciò che hanno in comune gli estremisti nazionalisti israeliani e gli "amici di Hamas".

Comunque sia, Hamas, che è una organizzazione nazionalista e islamista, non è l'Olp con cui si poteva e doveva trattare. Lo scopo politico di Hamas, infatti, non è mai stato (solo) quello di difendere i diritti dei palestinesi bensì la distruzione dello Stato di Israele (che Teheran non a caso definisce "entità sionista"). Ovviamente è un obiettivo che Hamas sa che è pressoché impossibile raggiungere, ma anche se non si può escludere che vi siano dei membri di Hamas che hanno idee diverse perfino sulla questione dello Stato di Israele, per Hamas e la Jihad islamica la guerra contro Israele è (anche) una "guerra santa" e quindi in un certo senso è essa stessa lo scopo politico di Hamas e della Jihad islamica. 

Dovrebbe essere scontato  comunque che riconoscere il diritto di Israele di esistere e difendersi non equivale a giustificare la politica di prepotenza di Israele (basti pensare alla questione della colonizzazione/annessione della Cisgiordania). Mai come ora sarebbe necessario che l'America (che è l'unico Paese che Israele "ascolta") facesse pressione su Israele perché rispetti il diritto umanitario (nei limiti del possibile, s'intende, dato che è scontato che una operazione militare, soprattutto di terra, in un'aerea densamente popolata causi anche numerose vittime civili), giacché nemmeno la ferocia di Hamas può giustificare un massacro di civili palestinesi (anche se si deve tenere presente che Hamas, come la Jihad islamica, nasconde le rampe dei missili tra le abitazioni civili, che usa pure per nascondere armi e munizioni),* tanto più che, anche senza considerare la spinosa questione degli ostaggi nelle mani di Hamas, in un'ottica realistica dovrebbe essere evidente non solo che Hamas (indipendentemente dal consenso di cui può godere)** di fatto è un nemico della causa del popolo palestinese ma che la politica di prepotenza di Israele non può non rivolgersi anche contro lo stesso Israele.

Insomma, tenere conto del contesto storico è sempre necessario, a patto che non significhi giustificare la barbarie, perché con la scusa di tener conto del contesto storico si sono giustificati tutti gli orrori del Novecento.

* Peraltro, la situazione nella striscia di Gaza è già drammatica, dato che Israele ha tagliato l'elettricità e l'acqua e interrotto la fornitura di carburante e cibo. Inoltre, il bombardamento aereo ha già causato molte vittime e non c'è alcun posto sicuro in cui i civili possano recarsi. 

** Si ricordi comunque che da quando Hamas vinse le elezioni (ossia nel 2006) non ci sono più state elezioni politiche a Gaza.

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