sabato 14 ottobre 2023

VITTIME

Il 7 ottobre scorso è  crollata come un castello di carte la politica dei governi israeliani di questi ultimi lustri  e in particolare quella di Netanyahu (che si potrebbe sintetizzare così: "voi a Gaza fate quel che vi pare, mentre noi in Cisgiordania facciamo quel che ci pare"). Giocare, ancora una volta, la "carta" di Hamas contro l'ANP, delegittimandola e umiliandola (certo con la "complicità" dei dirigenti stessi, corrotti e inetti, dell'ANP), in modo da rendere sempre più difficile la nascita di uno Stato palestinese, si è quindi rivelata, com'era prevedibile, una strategia disastrosa (non si dovrebbe nemmeno dimenticare che il "blocco" di Gaza e le diverse operazioni militari israeliane effettuate dopo che Hamas aveva preso il potere a Gaza, non hanno indebolito Hamas, anche se hanno causato numerosi lutti e sofferenze ai gazesi, metà dei quali è costituita da minori).

Comunque sia, sembra ormai imminente una operazione militare di terra dell'IDF per "eliminare" Hamas (nonché la Jihad islamica) da Gaza. Del resto adesso nessuno può fermare Israele, che, comunque la si pensi, non può più permettere o tollerare che Gaza sia sotto il controllo di Hamas.

Nondimeno, un'operazione militare di terra a Gaza non è affatto facile sia perché Hamas e la Jihad islamica conoscono assai bene il terreno in cui si dovrà combattere, sia perché combattere in un'area urbana è sempre assai rischioso per chi attacca, tanto più se si considerano la densità di popolazione della Striscia di Gaza e i numerosi ostaggi, civili  e militari, che sono nelle mani dei terroristi palestinesi. Peraltro, è facile immaginare che Hamas e la Jihad islamica useranno pure i civili palestinesi come scudi umani. Il rischio quindi è che un'operazione militare di terra, se condotta male, possa causare una "catastrofe umanitaria".*

D’altronde, la sfida che Israele deve affrontare non è solo militare ma anche e soprattutto politica. Degno di nota, al riguardo, è che Amos Yadlin, ex capo dell'intelligence militare israeliana, ha dichiarato che "Israel sought to remove Hamas from Gaza, then transfer the territory to the Palestinian Authority, or another Arab entity, but that it would retain its right to still counter Palestinian militant buildup there, as it does in the West Bank".**

Tuttavia, né l'Egitto né altri Paesi arabi sembrano disposti ad assumersi la responsabilità di governare Gaza. Ed è chiaro che l'ANP non potrebbe accettare di governare Gaza per conto degli israeliani senza autodistruggersi. D’altra parte, la questione di Hamas è distinta da quella palestinese, benché sia “parte” di quest'ultima. Anche ammesso quindi che Israele riesca ad "eliminare" del tutto Hamas da Gaza (che però non è presente solo a Gaza), di per sé questo non risolverebbe la questione palestinese e, di conseguenza, nemmeno quella della "resistenza  palestinese" (terrorismo incluso).*** 

Sotto il profilo politico-strategico (che è sempre quello decisivo) una operazione militare per debellare Hamas pertanto avrebbe senso se Israele fosse disposto a "cambiare politica" non solo a Gaza ma pure in Cisgiordania. Certo, adesso i tempi non sono maturi per la nascita di uno Stato palestinese (benché - ed è triste ricordarlo - questo fosse possibile alla fine del secolo scorso). Gli israeliani, infatti, sostengono che se si ritirassero dalla West Bank sarebbe inevitabile che la Cisgiordania diventasse un "nuovo regno" di Hamas. Può darsi che gli israeliani abbiano ragione, ma un conto è la colonizzazione/annessione di Gerusalemme Est e della Cisgiordania, un altro un'occupazione militare "temporanea" della Cisgiordania (ai militari si può sempre ordinare di ritirarsi). 

In altri termini, non vi è una soluzione "meramente" militare della questione palestinese, mentre si può ritenere che sia proprio la colonizzazione/annessione di Gerusalemme Est e della Cisgiordania il maggiore ostacolo che si deve superare per giungere ad una soluzione (politica) della questione palestinese, sebbene si debba riconoscere che la possibilità di mettere fine al conflitto israelo-palestinese dipende non solo da Israele ma anche, ovviamente, dai palestinesi.


*Si badi che nella battaglia (combattuta dall'ottobre 2016 fino al luglio 2017) per conquistare Mosul, che contava un milione circa di abitanti, l'ISIS fu distrutto ma le vittime civili furono circa 11.000 (ossia circa l'1% della popolazione di Mosul). Non si può escludere quindi che un'operazione militare di terra a Gaza (in cui già si contano numerose vittime civili) potrebbe causare un numero perfino maggiore di vittime civili, anche nel caso che l'IDF cercasse di rispettare (come dovrebbe) il diritto internazionale umanitario. Si deve comunque temere il peggio non solo per gli ostaggi ma anche per la popolazione civile di Gaza, tenendo conto sia dell'odio che l'orrenda strage di civili israeliani (un vero e proprio pogrom) ha scatenato nei confronti dei palestinesi (come se fossero tutti terroristi) sia del "peso politico" che in questi ultimi anni hanno acquisito gli estremisti nazionalisti israeliani, come Ben-Gvir, l'attuale ministro israeliano per la Sicurezza Nazionale, che non è affatto meno fanatico dei capi di Hamas.

**Si veda Israel says it will end Hamas rule in Gaza as casualties soar, "Washington Post", 12/10/2023.

***A tale proposito si veda Nicholas Kristof, What Does Destroying Gaza Solve?, "New York Times", 14/10/2023.


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