lunedì 16 ottobre 2023

UNA GIUSTA MISURA

Chi avesse dubbi sul pericolo per la democrazia che rappresenta l'attuale destra italiana, dovrebbe leggere gli articoli pubblicati sui giornali di destra su quanto sta accadendo a Gaza. Del resto, pure dei politici di destra giustificano stermino. Si confonde così la necessità di infliggere una sconfitta decisiva ad Hamas con la barbarie.

Nondimeno, è ovvio che ci si debba chiedere come "debellare" Hamas. Non è soltanto una questione che concerne il diritto umanitario ma anche una questione politica e perfino militare, giacché è indubbio che il blocco di Gaza e le diverse operazioni militari contro Hamas compiute da Israele in questi ultimi anni (Piombo Fuso ecc.) hanno causato numerosi lutti e sofferenze alla popolazione di Gaza ma non hanno indebolito Hamas, che anzi il 7 ottobre scorso ha dimostrato di non essere una banda di miliziani inetti, bensì una temibile ed efficiente organizzazione militare.

Sopraffare in brevissimo tempo le difese israeliane non era infatti facile, anche se i miliziani di Hamas non si sono limitati a colpire obiettivi militari, ma hanno compiuto una orrenda strage di civili, che non rappresentavano alcuna minaccia  per Hamas.

D'altra parte, è innegabile che una occupazione militare di Gaza (ammesso che sia possibile) non solo porrebbe enormi problemi politici ma rischierebbe di essere una trappola strategica per Israele, tanto più che il governo  di Netanyahu - che nei mesi scorsi ha addirittura "spaccato" la stessa società israeliana e conta tra i suoi membri dei politici ultranazionalisti ortodossi, palesemente illiberali e razzisti - sembra disposto ad usare indiscriminatamente la forza (in un'area urbana in cui vivono oltre due milioni di palestinesi), anche per cercare di fare dimenticare la propria responsabilità di quanto è accaduto lo scorso 7 ottobre nonché la sua fallimentare strategia politica riguardo alla questione palestinese.  

In questo contesto (considerando anche che Netanyahu ha allargato la coalizione di governo al rivale Gantz) ci si deve quindi augurare (anche se rebus sic stantibus non si può certo essere ottimisti) che il conflitto non si estenda, coinvolgendo Hezbollah o addirittura l'Iran, ma anche che Israele sappia usare la propria punta distruttiva in modo "razionale", senza dimenticare cioè non solo che un conto è vincere una battaglia e un altro vincere una guerra, ma che pure vincere una guerra non necessariamente significa vincere la pace.*  

*PS. Si badi che l'intera Striscia di Gaza non è solo una prigione a cielo aperto ma anche una sorta di grande base militare, ragion per cui un'operazione militare come quella che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza non può non causare innumerevoli vittime civili. Ci si dovrebbe chiedere, dunque, se davvero sia questo l'unico modo di debellare Hamas, tanto più che Hamas gode ancora di un notevole consenso tra i palestinesi. Insomma, anche senza considerare il rischio di una catastrofe umanitaria, pare ovvio che sarebbe necessaria una strategia politica per infliggere una sconfitta decisiva ad Hamas, mentre da molti anni Israele per combattere il terrorismo palestinese punta solo su una strategia meramente militare, che ha reso sempre più difficile non solo giungere ad una soluzione politica della questione palestinese ma anche (di conseguenza) riuscire ad infliggere una sconfitta decisiva ad Hamas. 

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