venerdì 28 aprile 2023

UN BAGNO DI REALTÀ

Secondo il New York Times non solo l'esportazione di gas russo è calata dopo l’invasione dell'Ucraina ma si prevede che quest'anno sarà appena la metà dello scorso anno. Tuttavia, la Russia costruirà una centrale nucleare in Bangladesh e ha appena finito di costruirne un’altra in Turchia. Inoltre la Russia, grazie alle "triangolazioni", riesce ad importare un buon numero di prodotti tecnologici, mentre continua a commerciare con buona parte del mondo e migliora le sue posizioni nel continente africano*.

Insomma, che la Russia  abbia ancora risorse sufficienti per condurre la guerra contro l'Ucraina è ben difficile metterlo in dubbio. D'altronde, l'Ucraina quest'anno può “sparare” un solo colpo e nessuno sa che accadrebbe se non andasse bene. 

In ogni caso, se non fosse un colpo "letale" per l'esercito russo ci vorrebbe almeno un anno per riarmare l'esercito di Kiev, dato che la Nato non era affatto preparata per questo genere di guerra (il paragone tra il Pil dei Paesi occidentali e quello russo è certamente significativo, ma si badi che nel 1943 le spese per difesa dell’America ammontarono al 42% del Pil e quelle della Gran Bretagna al 55% del Pil)**.  

Peraltro, l'esercito ucraino comincia ad avere pure seri problemi di uomini, tanto che le brigate della difesa territoriale ucraine sono impiegate fuori dalla zona del loro reclutamento, anche se la legge ucraina lo vieta (non si deve nemmeno dimenticare che in Ucraina, considerando che non si devono contare i profughi e i filorussi, attualmente vi dovrebbero essere non più di 25-30 milioni abitanti ovverosia circa il 20% della popolazione russa). Per di più alti ufficiali americani ritengono che il regime di Putin potrebbe non gettare la spugna anche nel caso che la controffensiva ucraina avesse successo (probabile ma non certo).

Questa quindi è la realtà con cui si devono fare i conti (anche chi scrive si augura che il "il volto politico" della Russia possa cambiare - sarebbe meglio per tutti, russi inclusi - ma raramente la realtà è come dovrebbe essere, tanto più se è frutto di una storia complessa e particolare come quella della Russia).

D'altro canto l'America ha perso un anno di tempo. Se le armi che arrivano adesso in Ucraina fossero arrivate alla fine della scorsa primavera, forse (il dubbio rimane) la controffensiva ucraina alla fine dell'estate scorsa avrebbe creato  una situazione militare tale da non consentire a Mosca di decidere di annettere ben quattro regioni ucraina (si deve comunque considerare che gli Usa, anche per quanto concerne l'invio di armi all'Ucraina, hanno cercato di evitare che si giungesse ad una pericolosa escalation, dato che la Russia, com'è noto, possiede circa 6.000 testate nucleari).

Comunque sia, adesso è tutto più difficile. La prepotenza del regime di Putin è indubbia ma certo non sarà  il "wishful thinking" - che non è mai stato una strategia vincente dal tempo dei Sumeri (anche se sembra che pure l'Iraq, la Libia e l'Afghanistan non abbiano insegnato nulla all'Occidente euro-atlantista) - a risolvere la questione ucraina.

Impedire a Mosca di inglobare con la forza l'Ucraina nello spazio geopolitico russo è una strategia politica giusta e razionale (non è questo in discussione né lo può essere la condanna della politica criminale nei confronti del popolo ucraino), ma pretendere di “mettere K.O.” un Paese come la Russia rischia solo di ottenere l'opposto di quel che ci si propone. 

 In definitiva, è lecito ritenere che cercare di risolvere la questione ucraina secondo una prospettiva basata sul realismo geopolitico***, anziché sull'ideologia, sia la migliore strategia politico-militare per difendere la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina.

*Sull'azienda russa Rosatom si veda Patricia Cohen, Why Russia has a Such Strong Grip on Europe's Nuclear Power, "New York Times", 10-03-2023. Sulla importazione di tecnologia in Russia si vedano, ad esempio, Ana Swanson, Russia Sidesteps Western Punishment, With Help From Friends, "New York Times", 31-01-2023, e Ana Swanson, Matina Stevis-Gridneff, Russia is importing Western Weapons Technology, Bypassing Sanctions,"New York Times", 18-04-2023. Peraltro è noto che comprano petrolio russo, benché ad un prezzo inferiore a quello di mercato, non solo la Cina e l'India ma anche altri Paesi, tra cui gli Emirati Arabi e Singapore. Le sanzioni certo fanno male alla Russia (e in particolare alla società russa) e ne faranno di più con il passare del tempo, ma per ora non ci sono elementi tali da indurre a ritenere che la Russia non possa continuare la guerra contro l'Ucraina  a causa delle sanzioni.

**Si veda M. Harrison (a cura di), The Economics of World War II, Cambridge, 1998.

*** Si veda, ad esempio, l'analisi di Samuel Charap e Miranda Priebe, Avoiding a Long War, pubblicata sul sito della Rand Corporation.

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