Secondo il capo di Stato maggiore americano "è improbabile che l'Ucraina riesca a cacciare tutte le forze russe dal suo territorio entro quest'anno". Difficile dargli torto, nonostante che l'offensiva russa non abbia conseguito alcun successo.
Difatti, l’attacco russo nei settori del fronte di Svatove-Kreminna, di Avdiivka e di Vuhledar, sebbene sia stato condotto anche con forze corazzate e meccanizzate (in specie a Vuhledar) non è riuscito ad aprire alcuna breccia nelle difese ucraine e perfino a Bakhmut, dove si combatte da più di sette mesi un'aspra battaglia di fanteria e in cui il Gruppo Wagner ha impiegato come carne da cannone decine di migliaia di detenuti, i russi non sono riusciti a fare collassare le difese ucraine, di modo che con ogni probabilità gli ucraini sarebbero in grado di respingere un attacco russo in direzione di Kramatorsk e Slovjansk, anche se i russi dovessero conquistare tutta la città di Bakhmut.
In sostanza, la guerra di attrito che i russi, non essendo capaci di condurre con successo una vera guerra di movimento, cercano di imporre agli ucraini non ha dato i frutti che il Comando russo sperava, tanto è vero che si ritiene che il rapporto tra le perdite (di mezzi e uomini) russe e ucraine sia nettamente favorevole agli ucraini (si deve comunque tener presente non si dispone di dati precisi sulle perdite dei due eserciti). Il Comando ucraino in pratica ha imposto un durissimo sacrificio alle brigate di fanteria leggera e della difesa territoriale, impiegando le brigate mobili per condurre contrattacchi locali in supporto alla fanteria ucraina, di modo da guadagnare tempo per rafforzare la sua riserva strategica, contando anche sui soldati addestrati in Occidente negli ultimi mesi e sull'arrivo in Ucraina di blindati e carri armati occidentali. Pertanto secondo gli analisti militari una controffensiva dell'esercito ucraino (probabilmente nella tarda primavera o nell'estate prossima) non solo sarebbe possibile ma potrebbe infliggere un altro duro colpo all'esercito russo, che ormai è composto perlopiù da mobilitati e coscritti.
Nondimeno, anche se coraggio e capacità non mancano agli ucraini, si deve tenere conto che non sarebbe più l'esercito ucraino, se attaccasse, ma l'esercito russo a potere sfruttare il fattore difesa. Per di più i russi in questi ultimi mesi hanno costruito diverse linee di difesa "in profondità", di modo che, anche se fossero in grado di opporre solo una "difesa statica" all'attacco ucraino, potrebbero comunque infliggere numerose perdite agli ucraini. Peraltro, l'esercito ucraino, dovrebbe sfondare le difese russe con un numero assai limitato di brigate mobili (anche nel caso che non abbia consumato buona parte della sue brigate mobili per difendere Bakhmut e Avdiivka come temono alcuni analisti militari occidentali), senza nemmeno potere contare su un significativo appoggio da parte della propria aviazione, che dispone di troppo pochi aerei da combattimento per potere rappresentare un reale pericolo per l’esercito russo.
Ragion per cui anche se si ritiene che una controffensiva ucraina nei prossimi mesi sia probabile e possa anche conseguire risultati notevoli, al tempo stesso si pensa che sia improbabile che l'esercito ucraino sia in grado di infliggere un colpo davvero letale all'esercito russo. Tuttavia, diversi "euro-atlantisti" sono convinti che pure una guerra lunga e di logoramento possa favorire l'Ucraina (sebbene, in un'ottica "realistica", sia lecito ritenere che, una volta scelto di aiutare militarmente l'Ucraina, si sarebbero dovuti dare all'esercito di Kiev i mezzi necessari - blindati, carri armati ecc. - per ottenere una vittoria decisiva nell'estate scorsa ossia il prima possibile).
Orbene, è indubbio che le sanzioni imposte alla Russia creino dei seri problemi anche alla macchina bellica russa e che gli effetti delle sanzioni siano ancora più gravi a causa della corruzione e della inefficienza del regime di Putin, ma è pure ovvio che se la Russia non avesse i mezzi e le risorse per combattere una guerra lunga, sarebbe proprio Mosca a fare il primo passo per arrivare al più presto ad una soluzione negoziale di questo conflitto, sempre che non si ritenga che al Cremlino siano tutti ubriachi di vodka. Ma, almeno per ora, non vi sono segni che la Russia intenda gettare la spugna, né vi sono segni che l'industria bellica russa sia prossima al collasso, anche perché solo coloro che credono che il mondo sia il mondo occidentale possono credere che la Russia sia davvero "isolata". Quel che arriva in Russia non sarà molto ma evidentemente è sufficiente per consentire all'esercito russo di continuare a combattere questa guerra. (Chiaramente, se si verificasse un crollo del regime di Putin si sarebbe in presenza di uno scenario politico-strategico del tutto diverso ma non necessariamente privo di nuovi pericoli).
D'altronde, si deve prendere in considerazione anche l'altra faccia della medaglia. Più passa il tempo, infatti, e più è probabile che il mondo occidentale "vacilli" (per ragioni economiche e non solo economiche). Peraltro, in America esiste perfino un nutrito gruppo di repubblicani "trumpiani" che fanno più o meno apertamente il tifo per la Russia o comunque contro l'Ucraina (considerata quasi una sorta di "feudo" dei dem) ed è anche aumentato il numero di americani che ritengono eccessivo il sostegno militare americano all'Ucraina, anche perché per non pochi americani il vero "nemico" degli Stati Uniti non è la Russia ma la Cina e quindi ritengono che non si debbano sprecare delle risorse preziose per difendere l'Ucraina.
Inoltre, è ormai è evidente che la Nato non era affatto preparata per una guerra di questo genere, tanto che, nonostante l'indiscutibile potenza della macchina militare americana (certamente assai superiore a quella russa), per potenziare la stessa industria bellica americana (in specie per quanto concerne la produzione di munizioni di artiglieria, di missili ecc.) occorreranno non alcuni mesi ma alcuni anni (si veda al riguardo il notevole articolo di E. Lipton, From Rockets to Ball Bearings, Pentagon Struggles to Feed War Machine, pubblicato sul NYT il 24 marzo scorso), in cui potrebbe succedere di tutto, inclusa una grave crisi politica in America a causa della lotta senza esclusioni di colpi tra dem e "trumpiani" che caratterizza da alcuni anni la vita politica e sociale americana.
Né si deve dimenticare che questa guerra praticamente si combatte solo in Ucraina, un Paese che sta subendo danni giganteschi di ogni genere (anche ambientali dato che sono inquinati terreni agricoli, fiumi, foreste e forse perfino delle falde acquifere in certe regioni dell'Ucraina orientale) e che dipende totalmente dagli aiuti militari ed economici dell'Occidente (aiuti che certo non sono "gratis"). Ci vuol poco quindi a capire che più questa guerra durerà e più sarà salato il costo che l'Ucraina (comprese le generazioni future dell'Ucraina) dovrà pagare.
Pertanto, una analisi obiettiva di questa guerra non può prendere in considerazione solo gli aspetti tattico-operativi (che pure contano), ma deve tener conto di molteplici fattori, compresi quelli politico-strategici e geopolitici che caratterizzano l'attuale fase storica, resa più complessa dalla crisi della egemonia dell'America (anche, ma non solo, per la presenza di un'area geoeconomica non più "egemonizzata" dagli Usa) nonché dalla netta differenza tra Occidente e buona parte del "resto del mondo" anche per quanto concerne la “questione ucraina”.
Insomma, anche ammesso che gli ucraini possano lanciare con successo una controffensiva contro l'esercito russo, senza un (assai poco probabile, benché non impossibile) crollo totale dell'esercito russo o del regime di Putin, vi sarebbe sempre da risolvere la "questione ucraina" sotto il profilo politico-strategico (non a caso si parla anche di una "soluzione coreana" che non sarebbe ovviamente una soluzione definitiva della "questione ucraina", ma degno di nota è pure che l'errore più grave commesso della Russia è stato proprio quello di ritenere di potere risolvere una questione politica e geopolitica complessa come quella ucraina con le armi).
Certo, la Russia ha fallito il suo principale scopo politico-strategico, che consisteva, com'è noto, nell'imporre un governo filorusso all'Ucraina, e l'esercito russo ha dimostrato di essere di gran lunga meno potente ed efficiente di quanto si potesse immaginare fino a poco più di un anno fa mentre la Nato è più forte di quanto lo fosse prima di questa guerra e pure la pressione geopolitica della Nato sui confini della Nato sia decisamente maggiore aumentata. In sostanza, la Russia in un certo senso ha già ha ottenuto l'opposto di quel che voleva conseguire invadendo l'Ucraina. Invero, anche se la controffensiva ucraina dovesse fallire e Mosca riuscisse ad impadronirsi di un "pezzo" d'Ucraina, la Russia uscirebbe da questa guerra drasticamente "ridimensionata" come potenza mondiale sotto ogni punto di vista - ovvero sia sotto il profilo militare e geopolitico sia sotto quello economico sia sotto quello politico-culturale e sociale -, anche se si deve considerare che un tale "ridimensionamento" non necessariamente significa che la Russia sarà disposta a rinunciare definitivamente alle sue ambizioni imperiali.
Ciò nonostante, dato che la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi (tanto che si possono vincere tutte o quasi tutte le battaglie - come gli americani nella guerra del Vietnam e, sotto certi aspetti, perfino in Iraq e in Afghanistan - ma perdere la guerra), è evidente che l'esito di una guerra non dipende solo dai mezzi e dalle risorse che si possiedono (e naturalmente l'Occidente ne ha assai più della Russia, la cui potenza industriale è inferiore non solo, com'è ovvio, a quella american ma pure a quella dei principali Paesi europei o del Giappone) ma anche e soprattutto da un agire strategico razionale e coerente. Anche una vittoria militare, del resto, può avere conseguenze di carattere politico-strategico tutt'altro che favorevoli per i vincitori*.
Pertanto, non si dovrebbe nemmeno ignorare che l’America non solo rischia che la “bomba Trump” esploda con effetti devastanti (non solo per l'America bensì per tutto l’Occidente) ma, se da un lato non può permettere, senza compromettere la propria egemonia in Europa, che l’Ucraina venga sconfitta dalla Russia, dall’altro, oltre a non potere impegnarsi a fondo in una guerra contro la Russia senza rischiare una escalation che sfoci in un disastroso conflitto tra la Nato e la Russia, difficilmente può permettersi, senza sostenere costi elevatissimi e senza creare gravi "squilibri" in ogni parte del mondo, di aiutare l’Ucraina a combattere una guerra lunga e di logoramento contro la Russia e nello stesso tempo “competere” con la Cina e con buona parte del “resto del mondo” sulla scacchiera geopolitica e geoeconomica mondiale. (D'altro canto, la stessa Ue, oltre ad essere un "nano geopolitico", deve pure tenere conto dei diversi interessi dei Paesi che ne fanno parte e non può nemmeno rompere i suoi rapporti economici con la Cina senza subire danni enormemente più gravi di quanti ne ha subiti a causa di questa guerra).
In altri termini, anche ammesso che la controffensiva ucraina non fallisca**, non si può escludere che questa guerra, nonostante l'indubbio rafforzamento della Nato, finisca con un sostanziale fallimento politico-strategico non solo della Russia o (più probabilmente) con una maggiore destabilizzazione dell'"ordine mondiale" a causa di una strategia atlantista imperniata su una immagine fasulla non della Russia di Putin ma dello stesso Occidente e del cosiddetto "resto del mondo". Comunque sia, è sempre la scacchiera geopolitica e geoeconomica globale che si deve tenere presente anche per quanto concerne questa guerra e le sue conseguenze.
In definitiva, è difficile negare che finora la strategia dell’America e dei suoi “vassalli” (termine che, si badi, non è sinonimo di servi) europei sia praticamente consistita nel navigare a vista, puntando soprattutto sugli errori e sui macroscopici “difetti” del regime di Putin (che non si distingue più da un regime di polizia), quasi che bastasse arrivare ad un cessate il fuoco favorevole all’Ucraina per risolvere definitivamente sia la “questione ucraina” sia il declino (relativo) del mondo occidentale e in particolare della potenza egemone dell’Occidente.
* Sugli sviluppi e sulle conseguenze di una guerra (soprattutto se lunga) in cui giocano un ruolo decisivo fattori non solo militari ma politici, geopolitici, economici ecc., si vedano le considerazioni di G. Kolko, Il libro nero della guerra, Roma, 2005, in specie pp. 639-677.
** Al riguardo si veda l'analisi di Michael Kofman pubblicata il 4 aprile su Twitter. In guerra nulla è scontato e si deve pertanto anche tenere conto che la controffensiva ucraina potrebbe fallire o che potrebbero non esserci le condizioni necessarie per una controffensiva ucraina nei prossimi mesi. Comunque sia, uno dei problemi maggiori che gli ucraini, cui manca pure una forte aviazione, devono risolvere è certo quello della logistica, dato l'eccessivo numero di tipi diversi di mezzi (carri, veicoli ecc.) che devono impiegare.
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