È innegabile che il mondo stia cambiando rapidamente anche se l’Europa sembra non rendersene conto, al punto che continua ad identificare la comunità internazionale con il mondo occidentale. Pure la questione delle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia dimostra quanto sia rilevante e significativa la differenza tra l’Occidente e gran parte del cosiddetto “resto del mondo” che non intende più sacrificare i propri interessi per difendere gli interessi dell’Occidente né tollera più che l’America sia l’arbitro della politica internazionale e della economia mondiale.
I neoliberali sostengono che i regimi autocratici non sono un'alternativa valida al sistema liberal-capitalista ma "ignorano" che per gran parte del mondo il problema è che il sistema liberal-capitalista non rappresenta più una alternativa valida ai regimi autocratici. Del resto, gli stessi interessi del mondo occidentale in realtà sono gli interessi delle classi dominanti occidentali che sostengono di difendere valori e principi che dovrebbero essere condivisi da tutti anche se non esitano a calpestarli ogni volta che contrastano con i loro interessi.
D’altronde, è proprio Occidente neoliberista e tecnocratico che si sta rivelando incompatibile con gli stessi principi della civiltà europeo-occidentale, democrazia inclusa, che più passa il tempo più si rivela una sorta di foglia di fico per nascondere una realtà ben diversa da quella che la parola “democrazia” dovrebbe designare. Non ci si può allora sorprendere che gran parte del mondo non tolleri più il vergognoso doppiopesismo dell’Occidente e consideri la stessa questione dei diritti umani come uno “strumento” della politica di potenza dell’Occidente. Pertanto anche la contrapposizione tra sistema liberal-capitalista e regimi autocratici appare non come una lotta tra democrazia e autocrazia ma solo come una lotta per l'egemonia tra diversi gruppi dominanti.
In sostanza, si dovrebbe riconoscere che il multipolarismo esige un mutamento del rapporto tra Occidente e resto del mondo che è possibile solo superando il sistema liberal-capitalistico. Necessaria sarebbe pertanto una ridefinizione dello stesso concetto di "potenza" alla luce di un "nomos della terra" incentrato sulla giustizia sociale, sulla cooperazione internazionale e sul dialogo tra differenti tradizioni e forme di vita, tale da favorire anche un rapporto più “agile” e libero con la tecnica e più “maturo” e responsabile con lo stesso ambiente in cui e grazie a cui l’uomo vive.
In questo senso, la contrapposizione tra democrazia e autocrazia presuppone dei principi di libertà e di giustizia che, sebbene non possano che essere “negati” da un regime autocratico (poco importa sotto questo aspetto di quale "colore politico" sia), sono anche diversi da quelli che caratterizzano l’attuale società di mercato occidentale e di conseguenza il modo stesso in cui l’Occidente neoliberale (in particolare la potenza egemone occidentale) intende il rapporto con il resto del mondo. Peraltro, è proprio la questione del rapporto tra Occidente e “resto del mondo” che conferma che il sistema politico-culturale e sociale che contraddistingue i diversi attori geopolitici non è affatto irrilevante nemmeno sotto il profilo geopolitico.
In questa prospettiva è lecito affermare che anche la contrapposizione tra neoliberalismo e autocrazia acquisisce un significato diverso nella misura in cui una società (neo)liberale di mercato può trasformarsi in una “società con mercato” (quindi in una formazione sociale in cui il mercato sia “al servizio” del benessere morale e materiale dei “molti” ovverosia della giustizia sociale che è il presupposto per un diverso e più "giusto" rapporto tra Occidente e "resto del mondo") in un quadro statale tale da rispettare e tutelare i diritti fondamentali della persona che (almeno in linea di principio) caratterizzano lo stesso sistema liberal-capitalistico, non certo un regime autocratico.
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