domenica 23 luglio 2023

UNA PRECISAZIONE NECESSARIA

Il 22 novembre scorso "l'AntiDiplomatico" ha pubblicato sul suo sito il seguente mio post:

«L'interpretazione politica dell'"Holodomor" e la storiografia anglosassone*

L'Holodomor - termine con il quale si designa il genocidio per fame che il regime sovietico avrebbe "intenzionalmente" perpetrato a danno della popolazione ucraina - è ancora una questione storica controversa. Certo, non possono essere dei parlamentari a decidere se la morte per fame di milioni di ucraini durante la terribile carestia che colpì l'Ucraina negli anni Trenta del secolo scorso si possa definire un genocidio.

Storici autorevoli come Robert Davies, Stephen Kotkin, Stephen Wheatcroft, Mark Tauger e J. Arch Getty (che non sono né putiniani né filorussi né comunisti) sostengono che Stalin non aveva intenzione di sterminare gli ucraini, anche se ovviamente non negano le gravi responsabilità del regime sovietico, dato che è indubbio che le conseguenze della carestia furono disastrose anche a causa della politica del regime stalinista.

Arch Getty ha scritto:

"Similarly, the overwhelming weight of opinion among scholars working in the new archives (including Courtois's co-editor Werth) is that the terrible famine of the 1930s was the result of Stalinist bungling and rigidity rather than some genocidal plan" (A. Getty, The Future Did Not Work,  "The Atalntic Monthly", 285, 3, 2000, pp. 113-116).

E Stephen Wheatcroft  ha scritto:

"Davies and I have […] produced the most detailed account of the grain crisis in these years, showing the uncertainties in the data and the mistakes carried out by a generally ill-informed, and excessively ambitious, government. The state showed no signs of a conscious attempt to kill lots of Ukrainians and belated attempts that sought to provide relief when it eventually saw the tragedy unfolding were evident. The relief measures that were given were of course too few and too late to make much difference and they were also given in secret with most concern over covering up the catastrophe that had occurred" (S. Wheatcroft, The Turn Away from Economic Explanations for Soviet Famines, “Contemporary European History”, 27, 3, 2018, pp. 465-469).

Insomma l'interpretazione politica dei fatti è necessaria, ma non può prescindere dalla ricostruzione storica dei fatti.

Solo in un regime "totalitario" si può pensare che siano i Parlamenti a scrivere la storia.»**


Ovviamente lo scopo di questo post era solo quello di evidenziare che non possono essere certo dei parlamentari a stabilire se una ricostruzione storica dei fatti sia vera o no, ragion per cui dopo avere precisato che l'Holodomor è ancora una questione controversa ho citato alcuni autori che mettono in dubbio che si possa definire un genocidio, benché nessuno di questi autori metta in dubbio che il regime stalinista abbia moltiplicato le conseguenze negative della carestia. 

Anche nel mio libro La strada della vita, pur ricordando che secondo vari storici l'Holodomor fu un genocidio, dopo avere citato Stephen Wheatcroft  - che insieme a Robert Davies è autore di The Years of the Hunger: Soviet Agricolture, 1931-1933 (si tratta del vol. V della fondamentale opera The Industrialisation of Soviet Russia) New York, 2009 -  ho  scritto: "Insomma, anche se la questione della carestia in Ucraina è ancora controversa, sembra sia lecito affermare che se omicidio (ammesso che sia lecito esprimersi così) ci fu non si trattò di omicidio premeditato bensì di omicidio colposo o tutt’al più, ma è da dimostrare, preterintenzionale".

In effetti non credo che si lecito esprimersi in questo modo (anche se nel mio libro mi riferisco solo a quanto sostiene Wheatcroft ossia non esprimo il mio pensiero sull'Holodomor) e quindi me ne scuso, sebbene subito dopo abbia ricordato che secondo Roy Medvedev "nel 1931-1933 'in tutte le regioni del paese si creavano decine di migliaia di kolchozy, che erano privi di attrezzatura tecnica, di esperienza di conduzione agricola collettiva, e di buoni dirigenti. Contemporaneamente veniva attuata la deportazione forzata verso lontani territori di centinaia di migliaia di famiglie kulak, e anche di centinaia di migliaia di famiglie di contadini medi che non intendevano entrare nei kolchozy, nonché di molte altre famiglie di contadini, anche poveri, che si erano opposti o alla creazione dei kolchozy […] La produzione agricola continuava a diminuire, ma gli ammassi aumentavano, e lo Stato continuava a vendere cereali all’estero per rimpinguare le proprie riserve valutarie. Tutto ciò finì per produrre una grave carestia, che colpì tutte le regioni cerealicole […] dove morirono milioni di contadini'".

Comunque sia, di "spazio" per il cosiddetto "negazionismo dell'Holodomor", tipico di una certa storiografia russa  o comunista, non ve n'è e non ve ne deve nemmeno essere. Meglio essere chiari al riguardo. Difatti, le gravissime responsabilità di Stalin e in generale del regime stalinista sono fuori discussione, sia che l'Holodomor si definisca un genocidio sia che non lo si definisca un genocidio, anche se oggi si deve riconoscere che la grande maggioranza degli storici occidentali - tra cui Timothy Snyder, Steven Rosefielde, Nicolas Werth e Andrea Graziosi - ritiene che si sia trattato di genocidio.***

D'altronde, degno di nota è anche il fatto che Robert Conquest, che nel 1986 (quando cioè venne pubblicato il suo libro Harvest of Sorrrow) era stato il primo importante storico in Occidente a definire l'Holodomor un genocidio,  ebbe poi a scrivere (nel 2003) a Wheatcroft e Davies: "Stalin purposely inflicted the 1933 famine? No. What I argue is that with resulting famine imminent, he could have prevented it, but put ‘Soviet interest’ other than feeding the starving first thus consciously abetting it" (vedi R. Davies, S. Wheatcroft, Stalin and the Soviet Famine of 1932-1933: A Reply to Ellman, "Europe-Asia Studies", Vol. 58, No. 4, 2006, p. 629.

In sostanza, per quanto concerne l'interpretazione storica dell'Holodomor è il giudizio degli storici che conta non certo il mio né quello dei politici.




*Il titolo del post è della redazione dell'"AntiDiplomatico". Il post, infatti, lo avevo pubblicato su  Facebook senza titolo.

**https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-linterpretazione_politica_dellholodomor_e_la_storiografia_anglosassone/45289_48025/ Si deve comunque pure notare che lo storico Sthépane Courtois ha contestato l'affermazione di Getty citata nel mio post.

***Si veda ad esempio A. Graziosi, The Soviet 1931–1933 Famines and the Ukrainian Holodomor: Is a New Interpretation Possible, and What Would Its Consequences Be?

  https://www.iris.unina.it/retrieve/handle/11588/335138/3891/GraziosiFaminesPDF.pdf

ma anche An interview with economic historian Stephen Wheatcroft on the Soviet famine and historical falsification


Si badi che lo stesso Andrea Graziosi scrive nel suo libro L'Unione Sovietica, 1914-1991 (Bologna, 2011, p. 163): "C'è dunque un genocidio ucraino dentro la storia sovietica? La risposta è negativa se pensiamo a una carestia concepita dal regime o - versione ancor più indifendibile - dalla Russia per distruggere il popolo ucraino. E resta tale se si adotta una definizione restrittiva di genocidio come volontà preordinata di sterminare tutti i membri di un gruppo etnico, religioso o sociale. Ma la definizione di genocidio adottata dalle Nazioni Unite nel 1948 elenca tra i possibili atti genocidiari «l'infliggere loro deliberatamente condizioni di vita calcolate per determinarne la distruzione fisica totale o parziale». In questa prospettiva, se riflettiamo sulla differenza tra i tassi di mortalità nelle diverse repubbliche; aggiungiamo ai milioni di vittime ucraine i milioni di ucraini russificati dopo il dicembre 1932; prendiamo in considerazione la distruzione di gran parte dell'élite politica e intellettuale della repubblica ecc., allora la risposta alla domanda sulla presenza di un genocidio ucraino sembra essere positiva."






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