mercoledì 19 luglio 2023

IL POLITICO E LA GUERRA

È da quando è cominciata questa guerra che pure chi scrive sostiene che la questione della indipendenza e della sicurezza dell’Ucraina non deve dipendere dalla questione territoriale, tanto più che una soluzione meramente militare di quest’ultima sarebbe con ogni probabilità non definitiva.

Si tratta quindi di difendere una concezione realistica, in sostanza non diversa da quella condivisa da noti analisti militari o geopolitici occidentali (da distinguere dai sedicenti analisti militari o geopolitici italiani che non hanno mai pubblicato nulla di serio o di significativo né su argomenti di storia militare né su questioni geopolitiche), tra cui spiccano i nomi di alcuni ricercatori della Rand Corporation.*

Comunque sia, non solo il governo di Kiev, ragionando in un’ottica nazionalista anziché realistica, rischia di non “capitalizzare” i pur notevoli successi conseguiti nel primo anno di guerra, ma l’Occidente non può continuare a lasciare che la sua strategia sia dettata da Paesi come la Polonia o quelli baltici, tanto più che i principali Paesi della Ue hanno interessi diversi da quelli dei Paesi dell’Europa nord-orientale e la stessa America  - a differenza della Polonia e dei Paesi baltici ma pure dell' Ucraina - non vuole certo che la Federazione Russa si disgreghi o precipiti nel caos.

D’altronde, non si può neanche ignorare che nell’Ucraina orientale (Crimea inclusa)** vi è una minoranza russa o filorussa (da non confondere con gli ucraini russofoni, dato che gran parte di loro è ostile o addirittura “ferocemente” ostile nei confronti dei russi – basti pensare a Kharkiv) che ormai è pressoché impossibile che possa convivere pacificamente con gli altri ucraini.  Peraltro, la Russia di Putin sta già pagando un costo assai salato per la sua fallimentare strategia politica in Ucraina,  in quanto lo scopo di Mosca era quello di insediare un governo filorusso a Kiev  e inglobare l’Ucraina o la maggior parte di essa (ossia l’Ucraina centrale e orientale) nello spazio geopolitico egemonizzato dalla Russia.

Ovviamente per arrivare ad un cessate il fuoco duraturo occorre almeno 1) che si garantisca la difesa della indipendenza e della sicurezza dell’Ucraina (vi sono diverse soluzioni, inclusa una alleanza tra Ucraina e Paesi occidentali simile a quella che esiste tra Israele e l’America), 2) che la Russia sia disposta a riconoscere l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina. Certo, quest’ultima condizione non è facile che si verifichi dato che la Russia sembra prigioniera della sua strategia fallimentare in Ucraina, ma è pur vero che anche l’Occidente in un certo senso rischia di essere prigioniero della sua mancanza di una strategia (geo)politica chiara e realistica.***

Difatti, affermare che si deve stare con Kiev “sino in fondo” – come ripetono a pappagallo molti politici europei che non sanno forse nemmeno con quali Paesi confina l’Ucraina - non significa nulla né significa nulla che l’Occidente deve prepararsi a sostenere l’Ucraina in una guerra lunga contro la Russia se non si precisa chiaramente qual è lo scopo politico di questa guerra e soprattutto se non si dimostra che si tratta  di uno scopo che si può conseguire agendo in modo razionale. 

Insomma, anche se la controffensiva ucraina è ancora in corso, sarebbe opportuno fin da adesso cominciare  a "capitalizzare politicamente" i successi ucraini (compresi quelli che gli ucraini potrebbero ottenere con l'attuale controffensiva) secondo una prospettiva realistica. In altri termini, una iniziativa diplomatica da parte dell’Occidente, mentre si continua a combattere in Ucraina, per giungere ad un cessate il fuoco, praticamente equivale a riconoscere che la guerra è solo la prosecuzione della politica con altri mezzi. 


*Naturalmente si tratta di posizioni che non hanno nulla a che vedere con le farneticazioni dei (filo)putiniani che diffondono una miriade di bufale di ogni genere, al punto che sembra che sia stata l'Ucraina ad aggredire la Russia e che questa guerra venga combattuta in Russia anziché in Ucraina.


**Che la Crimea appartenga all’Ucraina, considerando i confini dell’Ucraina riconosciuti dalla Russia nel 1991, è indubbiamente vero ma - indipendentemente dal fatto che pure gli Usa e Israele hanno violato numerose volte il diritto internazionale (anche se, com'è ovvio, questo non implica affatto che si debbano giustificare i crimini commessi dai russi in Ucraina) - è anche innegabile che le condizioni storiche oggi sono molto diverse da quelle che c’erano all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso e che ostinarsi a non riconoscerlo significa preferire ad un agire razionale rispetto allo scopo un agire basato unicamente su principi di carattere ideologico. 

***Certo è possibile pure che l'Ucraina infligga una sconfitta militare decisiva alla Russia, al punto da riconquistare tutti i territori occupati dai russi (Crimea inclusa), e che a Mosca si insedi un governo che non nutra più ambizioni imperiali. Ma una strategia politica razionale non si basa solo su ciò che è possibile o auspicabile. D'altra parte, si deve tenere presente che il generale Mark Milley, capo degli Stati maggiori riuniti statunitensi, ha dichiarato che la controffensiva ucraina "è tutt'altro che un fallimento. Penso che sia troppo presto per fare questo tipo di valutazione.  In questo momento [gli ucraini] stanno preservando il loro potere di combattimento. E stanno lentamente e deliberatamente e costantemente lavorando per farsi strada attraverso tutti questi campi minati, ed è una lotta dura. È una lotta molto difficile". Vedi: https://apnews.com/article/ukraine-russia-war-offensive-4cdc520d57c8caa71e9eef629a6c42e7.  Non si può quindi nemmeno escludere che la controffensiva ucraina non raggiunga risultati significativi prima che cominci la cattiva stagione o addirittura che fallisca. Insomma, come possa finire l'attuale controffensiva ucraina non è ancora possibile saperlo.



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