L'attuale crisi politica e sociale dell'America è certo la più grave dopo la guerra di secessione, tanto più che si somma al declino (relativo) della potenza occidentale egemone (e non sembra errato affermare che in pratica si tratta di due facce della medesima medaglia). Non a caso per buona parte degli americani il nemico politico più pericoloso dell'America si trova proprio a Washington (ossia è lo stesso Stato federale guidato dai democratici).
D'altronde, la società americana, oltre ad essere caratterizzata da un altissimo tasso di criminalità e di povertà nonché dal conflitto tra diversi gruppi etnici, è profondamente divisa su questioni politiche essenziali, inclusa la stessa idea di nazione, al punto che si sta pure acuendo il conflitto tra singoli Stati (come il Texas) e lo Stato federale, in specie per il problema dell'immigrazione e la difesa dei confini nazionali.
In questo contesto è ovvio che il successo politico di Trump sia l'effetto, non la causa, dei molti mali che affliggono la società americana, benché il "trumpismo" minacci di rendere ingovernabile la crisi politica e sociale del "gigante d'oltreoceano".
Comunque sia, mai come ora sarebbe necessario per l'Europa "smarcarsi" dall'egemonia geopolitica degli USA, puntando ad acquisire una reale autonomia strategica.
Tuttavia, è palese che l'attuale leadership europea non è affatto all'altezza delle difficili sfide geopolitiche ed economiche del nostro tempo, anche perché mettere fine all'euro-atlantismo, optando per un autentico europeismo, significa mettere fine alla politica neoliberale che ha contraddistinto la storia recente dell’Europa.
Nondimeno, è chiaro che l'euro-atlantismo in un certo senso è giunto al "capolinea", dato che pure gli euro-atlantisti indipendentemente dall'attuale "blocco" degli aiuti militari americani all'Ucraina, sanno che non possono più avere piena fiducia nell'America nemmeno per quanto concerne la difesa dell'Europa.
Ma è anche vero che la decisione di Mosca di inglobare con la forza l'Ucraina nello spazio geopolitico non solo ha portato alla rottura tra l'Europa occidentale e la Russia ma ha rafforzato la dipendenza del Vecchio Continente dagli USA. Peraltro, non solo gran parte dell'Europa orientale ma pure i Paesi scandinavi e la Gran Bretagna non sono certo disposti a subire la politica "neoimperialista" della Russia di Putin senza reagire. Inoltre, la Russia aggredendo l'Ucraina ha creato una situazione che favorisce la crescita di movimenti politici di estrema destra e xenofobi (come l'AFD che potrebbe pure "destabilizzare" la Germania).
Pare lecito quindi sostenere, usando le parole di Gramsci, che la crisi dell'Europa "consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi".
In definitiva, se non si sarà capaci (ma in pratica se non lo saranno la Germania e la Francia che, comunque la si pensi, rimangono i principali Paesi dell'UE) di ridefinire la politica della UE secondo una prospettiva che tenga conto della necessità per il Vecchio Continente di saper "camminare con le proprie gambe"* e di conseguenza (ovviamente senza rinunciare alla difesa dei principi della civiltà europeo-occidentale)** della necessità di ridefinire il rapporto tra l'Europa e il cosiddetto "resto del mondo" (e in particolare con il Sud del mondo, da cui, del resto, dipende in buona misura il futuro del Vecchio Continente), l'Europa potrebbe davvero trovarsi in una situazione non diversa (mutatis mutandis, s'intende) da quella che caratterizzò la storia europea della prima metà del secolo scorso.
*Si badi che il problema non è tanto quello di aumentare le spese militari dei Paesi europei quanto piuttosto la mancanza di una difesa europea. Del resto, la spesa annuale complessiva per la difesa dei quattro maggiori Paesi dell'UE (Germania, Francia, Italia e Spagna) ammonta a più di 150 miliardi di euro (vedi The Military Balance 2023), che non sarebbe una spesa militare insignificante se ci fosse una vera difesa europea. Germania, Francia, Italia e Spagna potrebbero quindi dar vita ad una difesa europea lasciando gli altri Paesi dell'UE liberi di farne parte. Ma una difesa europea implicherebbe una politica estera comune, una politica fiscale comune, un debito pubblico comune ecc. (d'altronde solo così si potrebbe generare un "patriottismo europeo"). Inutile quindi dire che attualmente non ci sono le condizioni politiche per raggiungere un tale obiettivo.
**Al riguardo si deve essere chiari, perché non è certo cedendo alla prepotenza delle autocrazie che si possa evitare il declino dell'Europa.
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