Ormai sembra evidente che il Comando ucraino e la NATO siano convinti che una guerra di logoramento possa portare ad un "punto di rottura" della macchina bellica russa ovvero ad un cedimento dell'esercito russo in Ucraina tale da costringere la Russia a gettare la spugna.
Una strategia simile, del resto, caratterizzò l'America nella guerra del Vietnam. Dato che allora per gli americani non era possibile invadere il Vietnam del Nord - puntando quindi direttamente su Hanoi - senza scatenare una guerra contro la Cina e la Russia, l'America decise di sostenere militarmente il Vietnam del Sud cercando di infliggere ai vietcong e ai nordvietnamiti perdite così gravi da costringere Hanoi a gettare la spugna (si trattava del cosiddetto "conto dei morti").
Com'è noto questa strategia funzionò per così dire "alla rovescia", giacché fu l'esercito americano che rischiò di arrivare ad un "punto di rottura", nonostante i numerosi successi tattici conseguiti dai soldati americani. Peraltro, la maggior parte degli americani si convinse che era assurdo continuare una guerra in cui non vi erano in gioco nemmeno interessi vitali degli Stati Uniti, tanto più che il regime di Saigon era un regime feroce e corrotto, non certo una democrazia liberale, di modo che per un buon numero di americani il vero nemico si trovava non ad Hanoi ma a Saigon e a Washington.
La guerra del Vietnam finì quindi con un completo fallimento politico e strategico degli Usa e con la totale sconfitta del Vietnam del Sud, nonostante gli Stati Uniti godessero di un'enorme superiorità militare ed economica rispetto al Vietnam del Nord.
L'attuale contesto storico ovviamente è del tutto diverso da quello che esisteva al tempo della guerra del Vietnam e soprattutto la guerra che si combatte in Ucraina è del tutto differente da quella del Vietnam, ma la questione che qui conta è se mediante una guerra di logoramento (poiché è praticamente impossibile che l'esercito ucraino con l'appoggio della Nato possa mirare ad occupare Mosca) sia possibile costringere il Cremlino a gettare la spugna.
Chiaramente, il Comando ucraino e la NATO ne sono convinti per varie ragioni.
Infatti, la Russia, secondo stime attendibili, ha già sparato 10-11 milioni di proiettili di artiglieria ossia una media di circa 20.000 al giorno (di vario calibro naturalmente). Si tratta di una cifra enorme, pari a tutti i proiettili di artiglieria che la Russia avrebbe prodotto o "riciclato" dopo il 2015, di modo che (anche senza prendere in considerazione la questione dell'usura delle canne, che concerne pure i pezzi di artiglieria ucraina ma di cui si sa assai poco) l'esercito russo non potrebbe più permettersi di continuare a sparare un numero così grande di colpi di artiglieria, neanche se la Russia nel 2024 producesse e "riciclasse" due milioni di proiettili di artiglieria.
D'altra parte, si stima che il numero di carri armati che la Russia può produrre o "recuperare" in un anno sia inferiore a mille (di cui solo 240-325 nuovi) ossia una cifra nettamente inferiore alle perdite di carri armati subite dalla Russia in questa guerra, per non parlare del fatto che l'esercito russo sta già impiegando numerosi carri armati obsoleti.
Vi è poi da considerare che l'esercito russo, oltre ad avere già perso gran parte dei suoi ufficiali e dei suoi soldati professionisti o semi-professionisti, continua a "soffrire" a causa di gravi difetti dell'apparato di controllo, comando e comunicazioni nonché di quello di intelligence militare, mentre le sanzioni starebbero già penalizzando la macchina bellica russa, dato che notoriamente l'industria russa dipende in notevole misura dalle tecnologia occidentale.
In sostanza, se l'aiuto militare ed economico dell'Occidente all'Ucraina non viene meno, si ritiene che l'esercito ucraino abbia buone probabilità di infliggere una sconfitta decisiva alla Russia. D'altronde, l'esercito ucraino può già contare su un sistema di artiglieria non solo più potente di quello di cui Kiev disponeva nei primi mesi di guerra ma soprattutto assai più preciso e "performante" di quello russo.
Inoltre, l'aviazione di Kiev il prossimo anno dovrebbe disporre di un discreto numero di aerei da combattimento occidentali, che potrebbero contrastare con successo le operazioni dell'aviazione russa, il cui livello operativo continua ad essere tutt'altro che elevato, nonostante goda di una netta superiorità numerica e qualitativa rispetto all'attuale forza aerea ucraina.
Tuttavia, se si è obiettivi, si deve prendere in considerazione anche l'altra "faccia della medaglia".
Le sanzioni possono "fare male" alla Russia, ma la Russia non è affatto isolata, anzi gode ancora di ottimi rapporti (politici ed economici) con buona parte del mondo (perfino con Paesi, come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, che si riteneva di potere "includere" nell'area di influenza americana od occidentale). Insomma, il "collo di bottiglia" può essere assai stretto ma non tanto da impedire alla macchina bellica russa di continuare questa guerra.
Peraltro, anche se in Occidente si ritiene che le perdite russe (morti, feriti e dispersi) siano nettamente superiori a quelle ucraine, queste ultime sono più gravi considerando che la popolazione russa è il quadruplo o addirittura il quintuplo dell'attuale popolazione ucraina e che (almeno per ora) non vi sono seri segni di cedimento della Russia né sotto il profilo politico né sotto quello militare, sebbene vi siano delle forti "tensioni" all'interno dell'élite dominante russa (come ha dimostrato lo stesso "caso Prigozhin"). Comunque sia, è pure difficile immaginare che si potrebbe formare un governo russo filo-occidentale anche nel caso (non impossibile ma nemmeno probabile) che si verificasse una grave crisi politica del regime di Putin.
D'altro canto, non è scontato che l'aiuto occidentale all'Ucraina non possa incontrare degli "ostacoli" se la guerra dovesse durare a lungo. Nell'America stessa cresce il numero di coloro che temono che questo conflitto possa essere un "altro Afghanistan", anche perché non vi è una chiara strategia politica occidentale per porre fine alla guerra. Ma è pure noto che per molti americani Washington dovrebbe non impegnarsi eccessivamente nell'aiuto all'Ucraina ma concentrare i propri mezzi e le proprie risorse militari nell'Indo-Pacifico per fare fronte alla sfida la Cina (il governo americano è invece convinto che il sostegno degli Usa all'Ucraina sia essenziale per il rafforzamento di un "blocco occidentale" senza il quale sarebbe assai più difficile per l'America fare fronte con successo alla sfida con la Cina).
In definitiva, anche se è innegabile che l'Occidente sia riuscito ad impedire che l'Ucraina venisse inglobata con la forza nello spazio geopolitico russo, nessuno può sapere che cosa potrebbe accadere se la guerra dovesse durare a lungo. Indubbiamente è difficile che l'esercito russo possa arrivare fino a Kiev o negare l'accesso al mare all'Ucraina, ma certamente non è neppure facile infliggere alla Russia una sconfitta tale da costringere Mosca a gettare la spugna. In altri termini, se oggi esistono le condizioni per "capitalizzare" o, meglio, cercare di "capitalizzare" (perché questo ovviamente dipende pure dalla Russia) il sostanziale fallimento politico-strategico della cosiddetta "Operazione militare speciale in Ucraina", non si può escludere che tra un anno o due - ossia nel caso che la guerra dovesse durare a lungo - la situazione possa essere decisamente peggiore per la Russia di quanto lo sia adesso ma nemmeno che possa essere assai meno favorevole all’Ucraina.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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