La tesi dei cosiddetti “putiniani “ è nota: la Nato aveva messo un coltello alla gola della Russia, che di conseguenza ha dovuto reagire. La guerra della Russia contro l’Ucraina quindi sarebbe una guerra preventiva e necessaria ossia una “guerra giusta”.
Si tratta di una tesi che è senza fondamento, al punto che ignora la fondamentale differenza tra pressione (geo)politica - che implica una reazione (geo)politica - e una grave e “imminente” minaccia militare, che implica un’azione militare preventiva.
In sostanza, per chi scrive, si può anzi si deve criticare la narrazione "putiniana" della questione ucraina senza condividere la narrazione euro-atlantista, che nega che vi fosse una seria pressione atlantista (geo)politica nei confronti della Russia, benché sia evidente che questa pressione vi fosse - ossia è un” fatto” come è un “fatto” che l’Ucraina non confina con gli Stati Uniti ma con la Russia - e che abbia pure “gettato benzina sul fuoco” rafforzando l’estremismo nazionalista russo e le “fobie” di Putin. (Inutile dire che si tratta di una posizione che implica una sorta di “ostracismo” per chi la sostiene).
Comunque sia, diversa da quella dei “putiniani” è la tesi dei cosiddetti “pacifisti” ( gli opinionisti e il direttore del FQ, Jorit ecc.). Questi ultimi, infatti, da un lato affermano di essere “pacifisti” e a favore della libertà (anche se proprio perché è illiberale il regime di Putin piace molto ai neofascisti e ai neostalinisti “putiniani”), dall’altro ritengono che la guerra di Putin contro l’Ucraina sia una guerra necessaria ossia una “guerra giusta”.
Ovviamente si tratta di una posizione che è esattamente l’opposto di quella che dovrebbe sostenere un “pacifista”, per il quale (se è coerente) non ci sono “guerre giuste” ( ma si sa che un conto è essere a favore di una “pace giusta” , un altro negare il diritto alla legittima difesa ovvero difendere la “pace del cimitero”).
Sarebbe cioè come se si affermasse che si è per la pace in Palestina e a favore di due Stati per due popoli e al tempo stesso si sostenesse che il governo di “Bibi” (che è “umano” né più né meno di Putin, Ghandi e lo stesso Eichmann) fa bene a “spianare” Gaza e a fare pulizia etnica in Cisgiordania.
Insomma, anche ammesso che i nostri "pacifisti" non siano dei “criptoputiniani” (ma se ne può dubitare), pure questo “falso pacifismo” è una delle tante manifestazioni del "disordine mentale" che caratterizza il nostro Paese , antiamericanismo incluso.
Del resto, come esiste un anticomunismo "intelligente" (perlomeno nella misura in cui si forza di comprendere le “ragioni storiche” del comunismo, pur senza condividerle) e uno stupido e volgare, così esiste un antiamericanismo "intelligente" (ossia seriamente motivato e non contraddistinto dai più triti e insulsi stereotipi ideologici fascisti o comunisti, che sono ancora assai diffusi nel nostro Paese) e uno volgare e stupido, che non a caso è quello condiviso dalla maggior parte dei “putiniani” e dei sedicenti “pacifisti”.
Negli anni Settanta del secolo scorso la P2 e il terrorismo (rosso e nero, in quanto entrambi, sia pure per ragioni opposte, espressione di una immagine del tutto fasulla e distorta del mondo) gettarono il napalm su un processo di trasformazione del nostro Paese in senso democratico e socialista. Che il declino (non solo economico ma anche e soprattutto politico-culturale) del nostro Paese sia (anche) il “frutto avvelenato” di quegli anni è ben difficile negarlo, ma è una “lezione” politico-culturale che evidentemente pochi hanno imparato.
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