mercoledì 26 ottobre 2022

EURO-ATLANTISMO E DECLINO DELL’EUROPA

 “L'industria europea nelle mani di Biden: così il potere si sposta verso l’America” è il titolo di un interessante articolo di Federico Fubini pubblicato sul “Corriere della sera” il 24 ottobre scorso.

Secondo Fubini, la guerra in Ucraina ha accentuato la dipendenza del continente europeo dall’America, al punto che “potrebbe non essere più l’Estremo Oriente a erodere la base industriale dell’Italia e dell’Europa. Quel ruolo potrebbe passare all’Estremo Occidente: l’America”. Il governo americano, nota Fubini, ha già stanziato 50 miliardi dollari per sussidi diretti alle imprese americane, al fine di sviluppare la produzione di semiconduttori e rendere l’America il più possibile indipendentemente da Taiwan in un settore industriale di così grande importanza strategica. 

Ma in programma vi sono aiuti ad altri settori industriali strategici, e anche le decine di miliardi dollari spesi dagli Usa per aiutare l’Ucraina contribuiscono a rafforzare il complesso militare-industriale americano, che, del resto, trarrà pure profitto dal forte aumento delle spese militare dai Paesi della Nato. Insomma, come sempre (anche se questo Fubini non lo afferma esplicitamente) è lo Stato (con buona pace dei neoliberisti come la Meloni) che anche in America svolge un ruolo strategico creando le condizioni che le imprese americane possono sfruttare per svilupparsi ed essere più competitive a livello mondiale. 

Peraltro, ricorda Fubini, anche l’acquisto del gas americano - ottenuto con la tecnica del fracking che in Europa non si vuole impiegare per i danni che causa all’ambiente -avvantaggia nettamente l’industria americana rispetto a quella europea, dato che agli americani il gas adesso costa sei volte meno che agli europei (ad agosto agli europei costava otto volte di più). 

Nondimeno, questa dipendenza sempre più marcata dell’Europa dall’America sarebbe inevitabile, dato che l’Europa non potrebbe fare a meno dell’America per difendersi dalla Russia. Secondo Fubini, difatti, “senza la difesa statunitense oggi l’armata russa forse minaccerebbe già Varsavia o almeno Vilnius, Riga e Tallinn. È Biden che sta garantendo l’integrità geopolitica dell’Europa, dunque non possiamo protestare.” 

Tuttavia, è facile osservare che questa è una conclusione del tutto “arbitraria” considerando le stesse premesse del discorso di Fubini, dato che se gli interessi dell’America e quelli dell’Europa sono non solo diversi ma addirittura opposti, è ovvio che l’Europa dovrebbe potenziare la propria difesa per “smarcarsi” dagli Stati Uniti. Un compito che sarebbe tutt’altro che impossibile (anche senza prendere in considerazione l’ombrello nucleare della Francia, che comunque può essere rafforzato, se necessario), anche tenendo conto solo delle risorse e dei mezzi dei quattro principali Paesi del continente europeo (ossia Francia, Germania, Italia e Spagna), tanto più che, come ha dimostrato la guerra che si combatte in Ucraina, la potenza militare convenzionale della Russia è di gran lunga inferiore a quanto si potesse immaginare alcuni mesi fa, basandosi sulla propaganda della Nato.

D'altronde, se le materie strategiche della Russia (non solo gas e petrolio) sono essenziali per l’industria manifatturiera europea, pure quest’ultima è essenziale per la Russia, che non avrebbe quindi alcun interesse ad “uccidere la gallina dalle uova d’oro”. Ma è Fubini stesso che riconosce, benché implicitamente, che la guerra che si sta combattendo in Ucraina ha offerto la possibilità all’America di “tagliare i ponti” tra l’Ue (e in specie la Germania) e la Russia, al fine di rafforzare la propria egemonia politica ed economica sul Vecchio Continente (e non è un mistero che l'America punta anche a "tagliare i ponti" tra l'Ue e la Cina , che è il "nemico" più pericoloso per gli Usa).

Il problema non è allora che l’Europa non si può permettere di “smarcarsi” dall’America al fine di tutelare i propri interessi, ma che le élites dominanti europee, per difendere i loro interessi e i loro privilegi, non vogliono “smarcarsi” dall’America (peraltro, si dovrebbe pure considerare la differenza tra gli interessi dell'Europa occidentale e quelli dell'Europa orientale, in particolare quelli della Polonia e dei Paesi baltici). In definitiva, anche per quanto concerne i rapporti tra l’Europa e l’America si conferma che un “vincolo esterno” presuppone necessariamente un “vincolo interno”.

Nessun commento:

Posta un commento