giovedì 1 agosto 2019

UNA PRECISAZIONE


Avere scritto due articoli su Evola (pubblicati sul sito della Fondazione Julius Evola), peraltro scritti per un "uditorio" che era composto da giovani che volevano "smarcarsi" da una certa "destra", ma erano interessati a comprendere il pensiero di Evola, non ha nulla a che fare con la cosiddetta "Tradizione", ma solo con la necessità di conoscere e capire (non  a caso su Evola hanno scritto anche Franco Volpi, Massimo Donà, Marguerite Yorcenar, ecc.). Certo oggi li scriverei diversamente, anche perché le mie idee erano e sono assai diverse da quelle di Evola, anzi, per quanto concerne aspetti essenziali sia sotto il profilo filosofico che sotto quello storico e (meta)politico, sono perfino opposte a quelle di Evola (per non parlare di Guénon).
Del resto, basta leggere attentamente anche solo questi due articoli per capirlo. In sostanza (ma il discorso dovrebbe essere assai più articolato di una semplice precisazione) la cosiddetta "Tradizione" non è altro che un rovesciamento dell'idea del Progresso (con la P) che, mediante una paradossale interpretazione letterale del Mito, porta ad ignorare non solo la "serietà" della storia ma che anche la modernità è "conflitto". In definitiva, ben poco si comprende del Politico se non si tiene conto del processo di civilizzazione e dell'aspirazione dell'uomo a liberarsi dalla sopraffazione, dato che i membri di una comunità, in quanto tali, sono “pari” (anche se non pochi individui non sono affatto degni di fare parte di una comunità, perché vi sono non solo dei diritti da difendere ma anche dei doveri da compiere).
 Comunque sia, quando si giudica un autore si deve  leggere tutto quel che ha scritto, senza citare alcune frasi che fuori dal contesto possono assumere un significato del tutto diverso da quello espresso da chi le ha scritte

Nessun commento:

Posta un commento