lunedì 5 marzo 2018

LA VOCE DEL POPOLO


In un certo senso è lecito affermare che queste elezioni politiche sono state vinte dai populisti, benché sia indubbio che il populismo del M5S sia diverso da quella della Lega. Infatti, entrambi questi partiti vogliono rappresentare la “voce del popolo”, in particolare quella dei ceti medi subalterni e popolari, contro l’eurocrazia e la politica del PD e di FI. Una politica che ha danneggiato gravemente la base produttiva del Paese, calpestato i diritti sociali ed economici, fatto a pezzi lo Stato sociale, sventrato il sistema sanitario nazionale, gettato sul lastrico milioni di famiglie e trasformato il Mezzogiorno in un deserto e l’Italia nello zimbello d’Europa. Una politica che non ha saputo né voluto risolvere i problemi della disoccupazione, del precariato, dell’immigrazione, e che ha generato degrado sociale e culturale, insicurezza e miseria.

Pertanto, sono le ragioni del successo del M5S e di quello della Lega (successo minore ma non meno rilevante di quello dei pentastellati) che si devono prendere in considerazione, se si vuole capire perché i populisti siano stati premiati dagli elettori italiani. PD e FI sono considerati e in effetti sono  i principali responsabili della drammatica situazione in cui si trova il nostro Paese. Agli occhi del popolo sono solo dei centri di potere che alimentano corruzione e inefficienza, limitandosi ad eseguire le direttive degli eurocrati, che tutto possono rappresentare tranne gli interessi della stragrande maggioranza degli italiani.

Rilevanti quindi sono pure i motivi che hanno portato alla pesantissima sconfitta il PD e a quella non meno significativa del Cavaliere, l’ “uomo nuovo” della UE, che, dando per scontato che il tracollo del centrosinistra, doveva proseguire la politica del PD, sia pure su altri binari, e fermare la “marea populista”. Ragion per cui si è fatta in fretta e furia una nuova legge elettorale, il cui scopo principale era di impedire che il M5S vincesse le elezioni. Ma il Cavaliere questa volta ha fatto i conti senza l’oste, ossia il popolo italiano che ha premiato non solo il M5S ma pure il suo avversario nella coalizione di centrodestra, facendo così fallire il progetto del Cavaliere. Il M5S ha vinto comunque le lezioni anche se il centrodestra ha conquistato la maggioranza dei seggi, ma non quella assoluta. E con questi “numeri” perfino un governo tecnico sostenuto da PD e FI non è possibile.

Tuttavia, ben difficilmente il Presidente della Repubblica scioglierà le Camere con questa pessima legge elettorale e con la finanziaria ancora da approvare. Conoscendo la politica italiana ci si deve quindi preparare al peggio, ad assistere cioè a vergognosi e improvvisi “cambi di casacca” e  ad “inciuci” vari. Del resto, conquistare un tratto di trincea nemica non equivale a scardinare il sistema di difesa del nemico, che ha pure la possibilità di scatenare un’offensiva devastante non tanto contro il M5S o la Lega quanto piuttosto contro il popolo italiano. Non ci si deve dimenticare che il PD ha comunque potuto “piazzare”, anche grazie all’insipienza del Cavaliere (per il quale i “suoi affari” vengono prima di tutto e quindi sempre in tutte altre faccende affaccendato) le proprie “truppe” nelle istituzioni (italiane ed europee), nelle banche, nella pubblica amministrazione, nell’industria culturale, nelle università etc. Ma soprattutto i media sono pressoché tutti controllati dagli oligarchi neoliberali. In sostanza, tutti i centri di comando, controllo e comunicazione sono ancora saldamente nelle mani dei neoliberali. E ben difficilmente Di Maio e/o Salvini sono in grado di sferrare (ammesso e non concesso che lo vogliano) un attacco contro il cuore dell’oligarchia neoliberale.

Ciononostante, anche i media escono sconfitti da queste elezioni. In questi mesi, pur di coprire le vergogne del centrosinistra, hanno offerto un’immagine totalmente distorta della realtà del nostro Paese, inventandosi perfino il pericolo di un “nuovo fascismo”, come se le condizioni storiche attuali fossero identiche a quelle che esistevano in Europa tra le due guerre mondiali e come se non fosse il regime oligarchico neoliberale, sostenuto a spada tratta proprio dai media, il maggiore pericolo per la nostra democrazia, ormai, per così dire, ridotta “al lumicino”. Ma si può essere certi che adesso, nonostante che la percentuale di voti ottenuta dia neofascisti sia insignificante, i media cercheranno di demonizzare il populismo accusandolo di essere il “nuovo fascismo”. Ma nemmeno i media possono nascondere il fatto che ormai è sotto gli occhi di chiunque, vale a dire che la contrapposizione che conta non è più quella tra destra e sinistra, ma quella tra alto e basso o, se si preferisce, tra il Palazzo e il Popolo. Ovviamente non si tratta di fare l’apologia del populismo, i cui difetti sono noti: scarsa attenzione per le questioni politico-strategiche e i reali rapporti di forza che vigono tra i diversi Paesi, mancanza di quell’ordine mentale necessario per distinguere nettamente tra migranti e cause dell’immigrazione o tra una “equilibrata” difesa della sovranità nazionale e il nazionalismo, quasi che un Paese come l’Italia potesse da solo far fronte alle sfide della mondializzazione, e via dicendo.

Viene in mente al riguardo quel che afferma Hegel nel paragrafo 301 dei Lineamenti di filosofia del diritto, ossia che “‎popolo, in quanto con questa parola si designa una parte speciale dei componenti d’uno Stato, significa la parte che non sa quel che vuole”. Non basta cioè che il popolo esiga che siano puniti coloro che calpestano i suoi diritti ma occorre anche che vi sia una forza politica in grado di concepire le istituzioni che garantiscono a tutti quei “singoli” che formano il popolo ciò che il popolo ha diritto di esigere ma che è incapace di pensare “positivamente”. Sotto questo profilo, non pare allora ingiustificato affermare che sia la Lega che lo stesso M5S sono ancora lontani dall’aver compreso che sono le strategie neoliberiste e l’euro-atlantismo il vero “nemico” del popolo italiano.

Certo, questa volta il popolo italiano ha fatto sentire la sua voce forte e chiara. E ha chiesto che si “volti pagina”. Su questo non vi possono essere dubbi. Naturalmente, non sarà facile riuscirvi. Comunque sia, indipendentemente da quale sarà lo schieramento politico che governerà l’Italia nei prossimi mesi, il vero problema che oggi il Politico deve risolvere non è come agire per abbattere il Palazzo ma come conquistarlo per trasformarlo nel Palazzo del Popolo. In altri termini, la vera posta in gioco è il futuro della (nostra) democrazia.


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