martedì 5 novembre 2013

USA VERSUS GERMANIA?

In rete vi è un dibattito sulla "questione tedesca". Dato che sto scrivendo un libro, mi sono limitato a scrivere sul tema una breve nota anziché un articolo.

La Germania sta traendo il massimo profitto da condizioni geopolitiche che la favoriscono e che rendono  necessario che la sua economia rimanga “ancorata” all'Atlantico. Politicamente, dalla fine della IIGM, conta poco o nulla (altro che Cina!) né ha alcuna intenzione di contare qualcosa, consapevole com'è che appena dovesse mettere fuori la testa dal "guscio (geo)economico" gliela mozzerebbero. L'unico modo perché la Germania possa crescere politicamente sarebbe quello di realizzare una Unione Politico-militare  Europea, che è proprio quello che la Germania non intende fare, dacché le riuscirebbe solo se l'Ue fosse guidata da una sorta di direttorio franco-tedesco. Inoltre la  Germania per  promuovere tale unione dovrebbe porre fine agli squilibri creati dall'euro, accollarsi l'onere di una radicale trasformazione della struttura socio-economica dell'Europa, mettere un freno ai "mercati english speaking" e trasformare la Bce in una vera Banca Centrale. 
Se si crede che la Germana si stia adoperando per questo, allora esistono certamente pure gli unicorni!
Del resto, se è vero che la  Germania non esegue nessun compitino d'Oltreoceano, è vero che lo esegue la nostra classe dirigente che deve evitare che la geoeconomia tedesca possa mettere in moto meccanismi politici non facilmente controllabili dagli Usa. Il che spiega non solo perché la nostra classe dirigente , o meglio quelli che contano tra i membri della nostra classe dirigente (Napolitano, Amato etc.) non si oppongano ad una politica economica che sta distruggendo la nostra base produttiva (e perché addirittura si taccia quando la Bundesbank mente pubblicamente sui disastri che sarebbero stati causati dall'inflazione  dopo il 1929  - in realtà l'inflazione in Germania ci fu dopo la Grande Guerra, mentre dopo la crisi del 1929 fu la disoccupazione a mettere in ginocchio la Germania), ma anche perché si sta facendo strada il progetto del mercato transatlantico (non a caso sostenuto dalla Germania), che equivale a porre una "pietra tombale" sull'Europa politica.
Infatti, se gli Usa sono riusciti a neutralizzare la minaccia dell'euro, sono consapevoli degli squilibri generati dall'euro e del fatto che l'euro ha diviso l'Ue in tre parti: Paesi fuori dall'euro, Paesi di Eurolandia forti e Paesi di Eurolandia sempre più deboli (con l'euro la Germania ha realizzato un surplus della propria bilancia commerciale di oltre 1000 mld). A questa situazione si pensava di porre rimedio (come scrisse la Dassù in un articolo da me analizzato in un mio scritto - e su questo tema ne ho scritti parecchi di articoli sia per S&P che per Eurasia)  contando sul fatto che la Germania prima o poi avrebbe mutato passo o con gli eurobond o cambiando la struttura della Bce, anche se per questo avrebbe chiesto una sorta di diritto di veto. Invece la Germania non ha concesso nulla, anche perché ha compreso che per gli Usa è di fondamentale importanza una Germania forte economicamente e un Mediterraneo debole politicamente. Tanto più adesso che con la fine dell'unipolarismo Usa, per Washington il problema è evitare che si formi una vera "alternativa multipolare". 
Certo il pericolo che Eurolandia non regga esiste e per questo si gioca la carta del mercato  transatlantico. In definitiva un polo geoconomico baltico privo di pungiglione politico-strategico è un prezzo che gli Usa obtorto collo possono pagare in cambio di un'Europa sicura e affidabile per la politica atlantista. L'importante per gli Usa è che i "perieci europei" continuino ad essere privi di diritti politici. In quest'ottica, è il legame tra gli Usa e la Germania che si deve spezzare per evitare la catastrofe. L'anello debole è Eurolandia. Gli Usa stanno già prendendo le contromisure e la Germania non si oppone ma alza ancora il prezzo. Eppure le contraddizioni non mancano non potendo gli Usa rinunciare ad una egemonia che implica pure di recuperare terreno sotto il profilo economico  rispetto ai tedeschi (è dalla guerra in Iugoslavia che va avanti questa storia: alla penetrazione economica tedesca è seguito un intervento militare che ha chiarito qual è il Paese egemone nell'area; si pensi poi alla questione dei missili in Polonia - in funzione anti-russa ma anche per “bloccare” ogni puntata verso est della Germania - e ora anche alla questione dello "spionaggio").
Del resto, una moneta senza Stato è una "follia". Mettere in discussione Eurolandia significa oggi mettere in discussione l'egemonia Usa in Europa, sia pure indirettamente , ma  è l'unico modo serio di farlo. Attendere un cambiamento di rotta da parte di Berlino è come attendere che gli Usa chiudano le basi in Italia per rispettare la nostra sovranità! Nel migliore dei casi ci sarà un polo baltico ricco e atlantista e un'Europa mediterranea subalterna agli Usa (anche nel caso che Eurolandia si sfasci) e sottosviluppata: "carne mediterranea" da dare in pasto alla “tigre teutonica” purché non interferisca con i progetti egemonici degli Usa. Nel caso peggiore ci sarà un mercato transatlantico con gli Usa in posizione dominante anche sotto l'aspetto geoeconomico. 
 Non si tratta di ragionare in un'ottica nazionalistica, ma nemmeno ci si deve inventare un'Europa che non esisterà mai. L'Europa è unità nella diversità, non distruzione delle differenze. La miopia strategica tedesca porterà alla rovina l'Europa un'altra volta se si continuerà a favorire una politica di potenza economica della Germania che sta trascinando nell'abisso l'Europa mediterranea. Europei lo si è già culturalmente, per esserlo politicamente bisogna mettere fine all'euroatlantismo di cui oggi la Germania (se ne sia consapevoli o no) è il pilastro fondamentale, favorevole com'è ad una politica che avvantaggia solo gli strateghi del capitale, cioè i cosiddetti "mercati".
L'alternativa ad uno scenario atlantista va costruita costringendo la Germania a fare scelte geopolitiche diverse. Lo si può fare facendo leva sulle contraddizioni sopraccitate - e anche con l'introduzione di due euro purché l'impegno per un polo geopolitico mediterraneo sia netto. Ma occorre fare presto, altrimenti ci sarà un'Europa senza l'Italia, senza la Grecia etc. Ovvero non ci sarà più alcuna Europa, ma solo l'Unione euro-americana.

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