Quel che i "compagni" (ma non "sinistrati") non hanno capito o comunque, per ragioni meramente ideologiche, hanno difficoltà a capire, è che il socialismo – inteso, in sostanza, come democrazia sociale - presuppone necessariamente una élite (perlomeno dal tempo dei Sumeri non c’è comunità o società in cui non vi sia un’élite del potere, ossia da quando l’economia è in grado di generare un sovrappiù, nozione chiave della teoria economica classica e di quella neoclassica - non marginalista! - di Sraffa, nonché di buona parte dell’antropologia culturale), composta da un tipo umano “differenziato”, sia sotto il profilo antropologico che sotto il profilo etico (in un senso però che nulla ha a che fare né con le "razze" né con i diversi gruppi etnici) rispetto al cosiddetto "uomo comune" (Platone, anche se ovviamente non era socialista, lo aveva perfettamente compreso).
Il socialismo presuppone infatti la liberazione dell'uomo che è incatenato nella caverna. Ma non sono solo le catene dell'ignoranza, nel senso comune del termine, che si devono spezzare bensì quelle della miseria e soprattutto quelle che si dovrebbero definire, seguendo l’insegnamento del grande filosofo ateniese, dell'anima concupiscibile. Sottomessa quest'ultima anche le catene della miseria e dell'ignoranza si possono spezzare. Ma appunto solo un tipo umano "differenziato" può liberarsi e liberare gli altri dalle catene dell'anima concupiscibile.
La civiltà dei consumi (come Pasolini aveva intuito) invece ha generato un tipo umano così diverso e degenerato perfino rispetto a quello che era lo stesso “uomo comune”, che non vi sono né talenti né istruzione che possano "addomesticarlo", perché anzi talenti e istruzione sempre più accrescono i suoi appetiti e la sua brama di possesso (anche un "mostro", del resto, non necessariamente è un bruto anzi può essere istruito e non affatto privo di talento - basti pensare ai membri tedeschi degli Einsatzgruppen, tutti non sprovvisti di "competenze" e con un notevole livello di istruzione).
Solamente allora chi - per formazione culturale, ambiente sociale o per particolari doti personali - ha già un'anima "rettamente ordinata" - per usare il lessico di Platone - ovvero non dominata dalla parte concupiscibile e dalla brama di possesso, può non solo uscire dalla caverna ma ritornarvi per liberare i suoi "compagni" incatenati (giacché ci si libera insieme, non da soli).
Non a caso, l'antropologia politica, per così dire, assai più che l'economia ha spazzato via nel secolo scorso l'ingenua idea ottocentesca secondo cui sarebbe bastato abolire la disuguaglianza economica per generare un "uomo nuovo". Ma le catene della miseria dipendono appunto anche da altre catene.
Vale a dire che per sconfiggere quella sorta di zombi presuntuoso, arrogante e prepotente che è diventato l'homo occidentalis "liberale" (visceralmente antidemocratico e illiberale ma sedicente democratico, e pronto a compiere qualsiasi misfatto e a giustificare qualsiasi delitto pur di soddisfare la sua illimitata brama di possesso) sarebbero necessarie - al di là delle competenze tecnico-scientifiche di cui comunque una società ha bisogno - sia una formazione spirituale e culturale di tipo “umanistico” (intesa però in senso ampio), sia anche e soprattutto una formazione e una disciplina di carattere politico secondo una visione realistica della storia (soprattutto della storia politica, economica e militare) e della condizione umana.
Tuttavia, scomparsi i partiti di massa (che perlomeno fungevano da scuola politica consentendo ai partiti di "esprimere" una vera classe dirigente anziché solo dominante come quella attuale) e trasformato l’intero sistema educativo (scuola e università) in un sottosistema della società di mercato (nel senso di Karl Polanyi), sono praticamente venute meno anche le possibilità di formare una élite politica e intellettuale capace di contrapporsi con successo all'homo occidentalis "(neo)liberale" (che è davvero un uomo ad una sola dimensione e in questo senso antropologicamente “inferiore” rispetto anche ad una umanità “semplice” ma non totalmente "alienata" ed eterodiretta) o, se si preferisce, ma cambia solo la "prospettiva", in grado di contrapporsi al sistema del capitalismo predatore occidentale (com’è noto, lo stesso Marx afferma che pure il capitalista è “alienato” ma, a differenza del lavoratore, trae profitto da questa sua condizione e di conseguenza si oppone con tutte le sue forze a chiunque cerchi di "cambiare sistema").
In definitiva, anche se può sembrare paradossale, in Occidente, nelle attuali condizioni storico-sociali, solo dal basso potrebbe nascere qualcosa di veramente nuovo, favorito magari da un Evento particolare (una sorta di Ereignis), che implichi una "rottura di livello" antropologico ed esistenziale tale da cambiare il "corso della storia".
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