mercoledì 13 novembre 2024

QUALE OCCIDENTE SI DOVREBBE DIFENDERE?

Sia in America che in Europa si sostiene che nella presente fase storica, caratterizzata dallo scontro tra democrazie liberali e autocrazie, è necessario difendere l'Occidente se si vuole difendere non solo la democrazia ma la stessa civiltà contro la barbarie. 

Ma quale Occidente si dovrebbe difendere?

L'Occidente che  è sempre meno "liberale" e democratico?

L'Occidente che giustifica la politica di "pre-potenza" di Israele, che ha sostituito la Bibbia al diritto internazionale, che occupa illegalmente gran parte della Cisgiordania e che massacra i civili a Gaza e in Libano? 

La condanna non solo dell'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023 ma della politica di Hamas - che del resto ha solo danneggiato il popolo palestinese e chi difende la causa palestinese - e la difesa del diritto di esistere dello Stato di Israele non implicano certo la giustificazione di una uccisione di massa come quella che Israele sta compiendo a Gaza e che solo un Occidente che è "nemico" della civiltà europeo-occidentale può giustificare.

IL PROBLEMA DELL'EUROPA

Che Trump rappresenti un serio problema per l'America e anche per l'Europa è difficile negarlo ma non vi è dubbio che il problema principale dell'Europa sia l'Europa stessa. Del resto sinistra (il)liberale (perché la sinistra neoliberale ed euro-atlantista in realtà è assai poco liberale e democratica) e nazional-populismo sono due specie opposte del medesimo genere e solo chi continua a 'leggere' il mondo con categorie politiche obsolete può non capirlo. 

Non si può non condividere quindi quel che sostiene Sahra Wagenknecht per quanto concerne la sinistra neoliberale, benché sotto il profilo geopolitico pure lei dimostri di essere assai 'ingenua' (ma chi l'accusa di essere una 'rossobruna' al servizio dello zar non è diverso da chi pensa che non vi sia differenza tra insultare e argomentare).

In sostanza, la vittoria di Trump è anche ( non solo) una sconfitta dell'euro-atlantismo  ma non per questo si può affermare che il nazional-populismo (o il 'sovranismo') sia meno pericoloso per l'Europa del neoliberalismo.

D'altronde dovrebbe essere ormai chiaro a chiunque che la formazione di un polo geopolitico europeo è necessaria in una fase storica in cui contano i 'grandi spazi'.

Ma per evitare il declino dell' Europa è necessario anche e soprattutto costruire  una 'nuova Europa' che sappia affrontare le sfide geopolitiche e culturali del nostro tempo in una prospettiva politica e sociale che possa rappresentare per i popoli europei e per lo stesso 'Sud del mondo' una alternativa valida sia al capitalismo predatore occidentale sia alla 'pre-potenza' delle autocrazie (anche se è un errore 'demonizzare' Paesi come la Cina o la stessa Russia, quasi che la russofobia non fosse espressione di una perniciosa insipienza politico-culturale).

Non si può costruire infatti nessun nuovo 'ordine' mondiale e tanto meno un 'ordine' mondiale più 'giusto' senza tener conto delle lezioni della storia del secolo scorso, sempre che non si ritenga che anarchia competitiva sia sinonimo di 'ordine' mondiale e che la soluzione dei problemi (certo assai seri e gravi) del cosiddetto 'mondo libero' sia la distruzione della civiltà europeo-occidentale e la 'fuga dalla libertà'.


martedì 15 ottobre 2024

ARE AMERICANS READY TO GIVE UP ON UKRAINE?*

Robert Kagan evidenzia (con buone ragioni) che una soluzione "realistica" del conflitto russo-ucraino come ad esempio quella proposta da Pompeo o dal presidente ceco Pavel (che pure è uno strenuo difensore dell'Ucraina) deve fare necessariamente i conti con quel che vuole il Cremlino, tanto più adesso che l'esercito ucraino è in seria difficoltà. (Certo sarebbe stato meno difficile giungere perlomeno ad un armistizio che soddisfacesse sia la Russia che l'Ucraina se anche gli americani avessero partecipato ai colloqui tra russi e ucraini ad Istanbul nella primavera del 2022).

Insomma, secondo Kagan Putin ha ancora delle buone carte da giocare per evitare che la guerra contro l'Ucraina si concluda con un fallimento strategico della Russia e quindi Putin accetterebbe una soluzione negoziale del conflitto solo se quest'ultima penalizzasse gravemente l'Ucraina o equivalesse ad una sconfitta "totale" dell'Ucraina.

Pertanto, a giudizio di Kagan si dovrebbe consentire a Kiev di prolungare la guerra, evidentemente poiché egli ritiene che l'Ucraina, con l'aiuto della Nato, possa costringere la Russia a gettare la spugna.**

In sostanza, benché sia corretto ritenere che per quanto concerne la difesa dell'Ucraina anche una strategia basata sul realismo (geo)politico possa non essere una strategia vincente o possa ottenere meno di quel che si vuole ottenere, è significativo che anche per Robert Kagan l'unica alternativa ad una concezione "realistica" del conflitto russo-ucraino non sia altro che una sorta di wishful thinking, perché una vittoria "totale" dell'Ucraina (come del resto una vittoria "totale" della Russia) è, se non impossibile, tutt'altro che probabile.***

*È questo il titolo di un articolo di Robert Kagan pubblicato sul WP il 15/10/23: https://www.washingtonpost.com/opinions/2024/10/15/ukraine-stalemate-putin-pompeo-peacetalks-negotiations/.

**Kagan conclude così: "The present course, in short, is unlikely to lead to a stable settlement, and certainly not the kind of peace agreement that advocates of talks assure us is possible. This is not one of those “win-win” situations. Unless something dramatic changes, this is a war that, like most wars, will be won or lost on the battlefield. We are not going to be rescued by a peace deal. Americans need to decide soon whether they are prepared to let Ukraine lose." Ma gli Usa fallirono in Vietnam o in Afghanistan perché sconfitti sul campo di battaglia? E pure l'Unione Sovietica fallì in Afghanistan perché sconfitta sul campo di battaglia? Non è forse vero invece che questi fallimenti furono causati essenzialmente da altri fattori ossia da fattori geopolitici e strategico-politici? Ovviamente il campo di battaglia conta, ma quando non si può ottenere una vittoria "totale" vi sono altri fattori che possono contare più del campo di battaglia. Peraltro Kagan sembra ignorare che dopo la Seconda guerra mondiale è diventato sempre più difficile e perfino "controproducente" cercare di risolvere le controversie internazionali con la guerra (al riguardo si veda G. Kolko, Il libro nero della guerra, Fazi, Roma 2005).

***È noto che l'Occidente atlantista conta soprattutto sul crollo dell'economia russa o comunque sui gravi problemi dell'industria bellica russa. Tuttavia, anche se non si possono sottovalutare i problemi (militari ed economici) della Russia, è pure noto che la Russia non è affatto isolata, di modo che difficilmente alla Russia potrebbero mancare mezzi e risorse per continuare la guerra contro l'Ucraina nei prossimi anni ossia perlomeno per alcuni anni, anche se dovesse ridurre il suo sforzo bellico per evitare di continuare a subire perdite eccessive di soldati e materiale bellico (si  vedano comunque  l'analisi di Igor Girkin: https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign-assessment-october-16-2024, questo articolo del WP: https://www.washingtonpost.com/world/2024/10/27/russia-economy-overheating-inflation-interest-rates-war/) e il seguente Report del Kiel Institute:  https://www.ifw-kiel.de/publications/kiel-report/) . In ogni caso prendere in considerazione i problemi della Russia (che sono ceto assai seri) senza prendere in considerazione i problemi altrettanto seri dell'Ucraina non è certo una strategia saggia e razionale. Insomma, anche ammesso che i russi non riescano a "sfondare" il fronte ucraino, si deve tenere conto del "fattore tempo" e soprattutto ci si deve chiedere come potrebbe l'esercito ucraino riconquistare i territori ucraini (Crimea inclusa) occupati dai russi.


domenica 22 settembre 2024

EURO-ATLANTISMO E "PUTINISMO"

Più passa il tempo e più è difficile negare che la difesa della indipendenza dell'Ucraina non è la ragione principale dell'ostilità occidentale nei confronti della Russia.

In realtà le ragioni di tale ostilità sono soprattutto geopolitiche e perfino ideologiche, non tanto perché il regime di Putin sia una autocrazia (non a caso gli euro-atlantisti sono pronti a difendere qualsiasi regime purché sia filo-occidentale, basti pensare  alle petromonarchie del Golfo Persico, e a giustificare  qualsiasi crimine di guerra purché sia commesso da Paesi occidentali o filo-occidentali) quanto piuttosto per il fatto che la Russia (a differenza, ad esempio, delle petromonarchie del Golfo Persico) ha il "difetto" di essere europea ma non "occidentale".

Per gli euro-atlantisti, infatti, il  "nemico" è la stessa civiltà europea nella misura in cui è diversa dal cosiddetto "Occidente", che altro non è che l'attuale Occidente atlantista.

In questa prospettiva una critica seria e motivata del "putinismo", sotto il profilo sia politico-culturale sia geopolitico (giacché l'invasione russa dell'Ucraina ha rafforzato lo stesso euro-atlantismo a scapito dell'europeismo), non può non essere nettamente distinta dall'apologia dell'attuale Occidente atlantista.

venerdì 30 agosto 2024

BREVE NOTA SULLA ATTUALE SITUAZIONE MILITARE IN UCRAINA

Com'è noto l'attacco ucraino nella regione di Kursk non ha allentato la pressione dell'esercito russo nel Donbass, tanto che i russi minacciano di conquistare Chasiv Yar e Pokrovsk (un centro logistico di primaria importanza, ragion per cui ai russi basterebbe circondare Pokrovsk per infliggere un colpo assai grave all'esercito ucraino) ossia due pilastri cardine della linea difensiva ucraina  nel Donbass.

Certo penalizza alquanto l'esercito ucraino non potere usare armi occidentali (come ad esempio gli Atacms) per colpire basi militari, infrastrutture per le telecomunicazioni, centri logistici, depositi di carburante o  di armi e soprattutto aeroporti russi situati in territorio russo. 

Tuttavia, è l'intero quadro strategico che si deve tenere presente. Sotto questo aspetto i vantaggi della Russia per quanto concerne la demografia e le  risorse strategiche (si deve considerare pure che la Russia non è affatto "isolata") nonché la superiorità della difesa rispetto all'attacco, che rende estremamente difficile per l'esercito ucraino riconquistare i territori occupati, sono tali che avrebbero dovuto indurre l'Ucraina e i suoi alleati a puntare su una vittoria difensiva (questione territoriale quindi subordinata a quella della indipendenza e della sicurezza e non viceversa) anziché su una vittoria "totale" contro la Russia. 

Comunque è meglio non fare previsioni, anche perché la nebbia della guerra è ancora fitta (del resto, se Kiev piange, Mosca non ride), ma è certo che una concezione (geo)politica "realistica" è sempre la migliore possibile se si vuole evitare il peggio.


giovedì 29 agosto 2024

LE PORTE DELL' "INFERNO GEOPOLITICO"


Che nella primavera del 2022 per la maggior parte degli ucraini la resistenza contro gli invasori russi fosse una guerra patriottica è innegabile. Tuttavia, è pure innegabile che con il passare del tempo i "falchi" atlantisti abbiano preso il sopravvento e la guerra sia diventata soprattutto una guerra contro la Russia in quanto tale. Vale a dire che ora lo scopo del regime di Kiev e della Nato è abbattere il regime di Putin per arrivare ad una "disgregazione" della stessa Federazione Russa.

Del resto, se l'obiettivo militare dell'attacco ucraino nella regione di Kursk era costringere i russi a combattere una guerra di movimento, di modo che l'esercito russo avrebbe dovuto allentare la "pressione" nel Donbass (obiettivo, per ora, non raggiunto dagli ucraini), lo scopo politico era dimostrare che non esistono "linee rosse" ovverosia che alla Russia si può e si deve infliggere una sconfitta "totale.*

In sostanza, adesso per l'Occidente atlantista o, meglio, per buona parte di esso (ossia i "falchi") non conta tanto il diritto dell'Ucraina di difendersi per evitare che sia "inglobata" con la forza nello "spazio geopolitico" russo, quanto piuttosto distruggere lo "spazio geopolitico" russo. Si tratta di una strategia che si può definire strategia della "roulette russa", che in pratica consiste nel cercare di causare una crisi politica e militare de regime di Putin tale da mutare il "volto" stesso della Federazione Russa (ovviamente è una strategia considerata pericolosa pure da diversi atlantisti** e comunque ben diversa da una strategia che miri ad una "vittoria difensiva" dell'Ucraina, che implica una distinzione netta tra armistizio e trattato di pace, di cui, come nella guerra di Corea, non vi sono le condizioni).

Non è quindi nemmeno un caso - pur tenendo conto che la guerra russo-ucraina è nettamente differente dal conflitto israelo-palestinese e da quello che oppone Israele all'Iran ed ai suoi alleati - che gli atlantisti che mirano ad una sconfitta "totale" della Russia sostengano (esplicitamente o implicitamente) il regime di "Bibi", al punto da giustificare una orrenda uccisione di massa. In definitiva, è vero che Putin il 24 febbraio 2022 e Hamas il 7 ottobre 2023 hanno spalancato le porte dell'inferno, ma questo è stato possibile perché l'inferno già esisteva.

*Si può pure ritenere che l'offensiva ucraina nella regione di Kursk dipenda anche dalla necessità per il regime di Kiev di avere qualcosa da negoziare con Mosca nel caso che la guerra volgesse al peggio per l'Ucraina.


** Si sa che molti "strateghi" americani preferiscono tenere "sotto scacco" la Federazione Russa piuttosto che puntare ad una sua disgregazione (che per l'America, il cui avversario principale è la Cina, sarebbe lo "scenario" peggiore).

sabato 24 agosto 2024

TRA SCILLA E CARIDDI

Com'è noto il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato una legge che vieta la Chiesa ortodossa legata a Mosca in Ucraina.

In pratica, in Ucraina pure chi legge gli scrittori russi rischia di essere  considerato un traditore dal regime di Kiev, il cui vero scopo politico non è diverso da quello dei "liberal-fascisti" atlantisti ossia distruggere la Federazione Russa, come ha dichiarato lo stesso Mykhailo Podolyak  (principale consigliere del presidente ucraino) secondo cui "l'impero russo sanguinerà da mille tagli, si ammalerà e marcirà dall'interno, fino a quando parti del suo corpo inizieranno a cadere".

Insomma, per sfuggire a Cariddi si è finiti nelle fauci di Scilla.