Azzuffarsi sulla questione dell’interpretazione del Manifesto di Ventotene (che si deve leggere tenendo presente il particolare periodo storico in cui venne scritto), ignorando il pericolo che rappresenta l’attuale bellicismo europeo, pare essere un altro segno del declino politico-culturale del nostro Paese, giacché il “sogno europeista” potrebbe trasformarsi in una sorta di terribile incubo, non tanto per la politica di potenza della Russia e dell’America quanto piuttosto per l’insipienza strategica e la tracotanza delle attuali classi dirigenti europee (che sono pure incapaci di opporsi con fermezza alla politica di "prepotenza" di Israele).
Infatti, tenendo conto della situazione internazionale che si è creata dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio del 2022, nonché della situazione militare in cui si trova l’Ucraina dopo oltre tre anni di guerra, continuare a credere che siano sufficienti il sostegno economico militare dell’Europa all’Ucraina e le sanzioni imposte alla Russia per costringere l’esercito russo a ritirarsi dall’Ucraina, rischia di essere letale sia per gli ucraini che per gli europei.
Certo nessuno possiede la “chiave strategica” per risolvere definitivamente la questione ucraina. Tuttavia, considerando che l’unica pace giusta possibile è una pace necessaria, è lecito ritenere che in una prospettiva davvero “europeista” l’Europa dovrebbe:
1) adoperarsi per arrivare al più presto ad un cessate il fuoco duraturo che penalizzi il meno possibile il popolo ucraino;
2) riconoscere che pure l’Occidente è responsabile (sotto il profilo geopolitico, s’intende) della guerra russo-ucraina, nonostante che non si possa giustificare l'“improvvida” decisione della Russia di risolvere la questione ucraina con le armi*;
3) cercare di ristabilire delle buone relazioni con la Russia (le cui materie prime peraltro sono necessarie sia per la crescita dell’economia europea sia per ridurre la “dipendenza” dell’Europa dall’America), dato che l'estremismo nazionalista russo dipende anche dall’ostilità tra l’Europa e la Russia.
Chiaramente, non si tratta di negare che sia necessaria una difesa europea (che però presuppone che vi siano una politica estera e un Comando politico-militare comuni), né che, per mettere fine all'ostilità tra l'Europa e la Russia, anche il regime di Putin dovrebbe rinunciare a risolvere le controversie internazionali con le armi.
Nondimeno, se si vuole difendere il benessere materiale e morale della stragrande maggioranza degli europei, ha poco senso giudicare negativamente il regime di Putin (evidenziandone gli indubbi tratti autoritari che ricordano quelli dell’Unione Sovietica) ma ignorare l’involuzione autoritaria dell'Occidente, come se la cosiddetta “post-democrazia” occidentale non fosse in realtà una oligarchia, i cui numerosi difetti e fallimenti (economici e politico-culturali) hanno pure favorito la crescita di varie e pericolose forme di nazional-populismo.
*Che la Nato o, meglio, gli angloamericani usassero l'Ucraina come una sorta di pedina geopolitica per esercitare una forte "pressione" ai confini della Russia è indubbio, ma la Russia non rischiava di essere aggredita dalla Nato o dall'Ucraina. La cosiddetta "operazione militare speciale" in Ucraina non può quindi essere considerata una guerra preventiva.