giovedì 25 gennaio 2024

L'EURO-ATLANTISMO SEMBRA GIUNTO AL "CAPOLINEA" MA IL NUOVO NON PUÒ (ANCORA) NASCERE

L'attuale crisi politica e sociale dell'America è certo la più grave dopo la guerra di secessione, tanto più che si somma al declino (relativo) della potenza occidentale egemone (e non sembra errato affermare che in pratica si tratta di due facce della medesima medaglia). Non a caso per buona parte degli americani il nemico politico più pericoloso dell'America si trova proprio a Washington (ossia è lo stesso Stato federale guidato dai democratici).

D'altronde, la società americana, oltre ad essere caratterizzata da un altissimo tasso di criminalità e di povertà nonché dal conflitto tra diversi gruppi etnici, è profondamente divisa su questioni politiche essenziali, inclusa la stessa idea di nazione, al punto che si sta pure acuendo il conflitto tra singoli Stati (come il Texas) e lo Stato federale, in specie per il problema dell'immigrazione e la difesa dei confini nazionali.

In questo contesto è ovvio che il successo politico di Trump sia l'effetto, non la causa, dei molti mali che affliggono la società americana, benché il "trumpismo" minacci di rendere ingovernabile la crisi politica  e sociale del "gigante d'oltreoceano".

Comunque sia, mai come ora sarebbe necessario per l'Europa "smarcarsi" dall'egemonia geopolitica degli USA, puntando ad acquisire una  reale autonomia strategica.

Tuttavia, è palese che l'attuale leadership europea non è affatto all'altezza delle difficili sfide geopolitiche ed economiche del nostro tempo, anche perché  mettere fine all'euro-atlantismo, optando per un autentico europeismo, significa mettere fine alla politica neoliberale che ha contraddistinto la storia recente dell’Europa.

Nondimeno, è chiaro che l'euro-atlantismo in un certo senso è giunto al "capolinea", dato che pure gli euro-atlantisti  indipendentemente dall'attuale "blocco" degli aiuti militari americani all'Ucraina, sanno che non possono più avere piena fiducia nell'America nemmeno per quanto concerne la difesa dell'Europa.

Ma è anche vero che la decisione di Mosca di inglobare con la forza l'Ucraina nello spazio geopolitico  non solo ha portato alla rottura tra l'Europa occidentale e la Russia ma ha rafforzato la dipendenza del Vecchio Continente dagli USA. Peraltro, non solo gran parte dell'Europa orientale ma pure i Paesi scandinavi e la Gran Bretagna non sono certo disposti a subire la politica "neoimperialista" della Russia di Putin senza reagire. Inoltre, la Russia aggredendo l'Ucraina ha creato una situazione che favorisce la crescita di movimenti politici di estrema destra e xenofobi (come l'AFD che potrebbe pure "destabilizzare" la Germania). 

Pare lecito quindi sostenere, usando le parole di Gramsci, che la crisi dell'Europa "consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi".

In definitiva, se non si sarà capaci (ma in pratica se non lo saranno la Germania e la Francia che, comunque la si pensi, rimangono i principali Paesi dell'UE) di ridefinire la politica della UE secondo una prospettiva che tenga conto della necessità per il Vecchio Continente di saper "camminare con le proprie gambe"*  e di  conseguenza (ovviamente senza rinunciare alla difesa dei principi della civiltà europeo-occidentale)** della necessità di ridefinire il rapporto tra l'Europa e il cosiddetto "resto del mondo" (e in particolare con il Sud del mondo, da cui, del resto, dipende in buona misura il futuro del Vecchio Continente), l'Europa potrebbe davvero trovarsi in una situazione non diversa (mutatis mutandis, s'intende) da quella che caratterizzò la storia europea della prima metà del secolo scorso.

*Si badi che il problema non è tanto quello di aumentare le spese militari dei Paesi europei quanto piuttosto la mancanza di una difesa europea. Del resto, la spesa annuale complessiva per la difesa dei quattro maggiori Paesi dell'UE (Germania, Francia, Italia e Spagna) ammonta a più di 150 miliardi di euro (vedi The Military Balance 2023), che non sarebbe una spesa militare insignificante se ci fosse una vera difesa europea. Germania, Francia, Italia e Spagna potrebbero quindi dar vita ad una difesa europea lasciando gli altri Paesi dell'UE liberi di farne parte. Ma una difesa europea implicherebbe una politica estera comune, una politica fiscale comune, un debito pubblico comune ecc. (d'altronde solo così si potrebbe generare un "patriottismo europeo"). Inutile quindi dire che attualmente non ci sono le condizioni politiche per raggiungere un tale obiettivo.

**Al riguardo si deve essere chiari, perché non è certo cedendo alla prepotenza delle autocrazie che si possa evitare il declino dell'Europa. 


lunedì 15 gennaio 2024

MALA TEMPORA CURRUNT

Che i sonnambuli non siano solo gli occidentali è indubbio, ma l'insipienza politico-strategica occidentale non contribuisce certo ad impedire il peggio.

D'altronde, è innegabile che l'Occidente a guida (anglo)americana e la russofobia di alcuni Paesi dell'Europa orientale abbiano rafforzato l'estremismo nazionalista russo non solo prima ma anche e soprattutto dopo il 24 febbraio 2022. 

Il Cremlino sa che gran parte del popolo russo non vuole la guerra, ma può convincere il popolo russo che non si può trattare con chi non ha alcuna intenzione di trattare perché mira ad infliggere una ferita letale alla Russia. 

Certo, Washington non mira a disgregare la Federazione Russa né vuole un'escalation, ma agendo come se lo scopo politico della NATO fosse la caduta del regime di Putin, di fatto fa solo il gioco dei "falchi" del Cremlino. La diplomazia ovviamente ha i suoi limiti, ma trattare senza rinunciare a combattere, ossia senza rinunciare a difendere l'Ucraina, non equivale ad arrendersi (necessaria comunque sarebbe un'azione diplomatica soprattutto da parte degli Usa, dato che la Russia difficilmente può trattare solo con l'Ucraina; ovviamente che Mosca sia disposta davvero ad accettare una soluzione diplomatica del conflitto - senza mettere in discussione l'indipendenza e la sicurezza dell'Ucraina, s'intende - è tutto da dimostrare).

Del resto, Biden, sostituendo il realismo geopolitico con l'ideologia, sulla questione degli aiuti all'Ucraina è riuscito perfino ad inimicarsi i repubblicani che non sono trumpisti. E come se non bastasse, Washington ponendo il veto sul cessate il fuoco a Gaza ha gettato benzina sul fuoco pure in Medio Oriente e ben difficilmente potranno essere le "cannoniere" (anglo)americane a porvi rimedio. 

In sostanza, se si agisce come se il mondo fosse ancora quello del "razzista e delirante Theodor Roosevelt"* allora sarà inevitabile non solo rafforzare i  nemici del "mondo occidentale" ma inimicarsi pure quella parte del mondo che sa che la civiltà europeo-occidentale non significa solo colonialismo e imperialismo.

*https://www.lastampa.it/esteri/2024/01/14/news/imperialismo_occidentale-13993541/. "Quando la Terza guerra mondiale più o meno a puntate sarà, speriamo, contenuta - scrive Domenico Quirico - bisognerà per rimetter insieme i cocci, oltre che tagliare gli artigli dei nuovi imperialismi autocratici russo cinesi e delle scalate messianico-terroriste, anche smontare pezzo a pezzo gli imperialismi anglosassoni, degli Stati Uniti e quello grottesco del maggiordomo britannico, ponendo termine a questa pretesa arrogante di poter decidere quando, dove e come i loro interessi debbano essere tutelati. In diritto di ingerenza non in nome della democrazia e di Antigone ma dei propri affari che sta affondando tutto l’occidente, Europa compresa, nella violenta antipatia del resto del mondo", ibidem. Difficile non condividere, anche se è  ovvio che siano gravi e non tollerabili gli attacchi del gruppo yemenita degli Houthi, sostenuto dall'Iran, conto i mercantili nel Mar Rosso.

venerdì 12 gennaio 2024

IL FUTURO DELL'EUROPA

Che la improvvida e scellerata decisione del Cremlino di inglobare con la forza l'Ucraina nello spazio geopolitico russo avrebbe provocato una forte reazione da parte anche dell'UE era ovviamente scontato (è possibile che Putin ritenesse che, come dopo l'annessione della Crimea, gli interessi economici della Germania avrebbero prevalso sulla geopolitica e sugli stessi rapporti tra la Germania - e in generale l'Europa occidentale - e l'America, ma chiaramente se Putin fosse stato davvero convinto di questo, si sarebbe trattato di un madornale errore di calcolo strategico) .

Nondimeno, anche questo conflitto ha messo in luce che gli interessi dei principali Paesi dell'UE (ovverosia la Germania e la Francia nonché la stessa Italia) sono diversi sia da quelli dell'America sia da quei Paesi dell'UE per i quali la Russia in quanto tale (ossia non solo la Russia di Putin) è un nemico politico.

Non è certo un mistero, infatti, che il petrolio e il gas della Russia fossero di fondamentale importanza soprattutto per la Germania (nonché per l'Italia, la cui industria peraltro dipende in buona parte da quella tedesca), di modo che avervi rinunciato con le sanzioni imposte alla Russia comporta un costo assai salato per la Germania, che è la locomotiva economica della UE, e di conseguenza per l'intero continente europeo. 

Certo le sanzioni colpiscono anche la Russia, anche se non sono  in  grado di porre fine all'aggressione russa, tanto più che la Russia non è affatto isolata e notoriamente vende o svende non solo il proprio gas alla Cina* ma anche il proprio petrolio all'India, agli Emirati Arabi, alla Turchia, a Singapore e alla stessa Cina che lo rivendono sotto forma di prodotti raffinati anche ai Paesi europei.

Ma indipendentemente dal costo (certo assai salato) che la Russia di Putin sta pagando e soprattutto dovrà pagare nel medio periodo per avere cercato di risolvere con una guerra di aggressione una controversia (geo)politica non immaginaria ma che non costituiva comunque alcuna seria minaccia militare per la sicurezza nazionale della Russia (ne è prova anche il fatto che la NATO non fosse preparata per combattere una guerra nel cuore dell'Europa), un conto era la scelta (inevitabile) di aiutare militarmente e finanziariamente l'Ucraina a difendere la propria indipendenza, un altro imporre alla Russia una serie di sanzioni credendo che avrebbero costretto Mosca a gettare la spugna nel breve periodo.

D'altronde, che la Turchia (che ha dato armi all'Ucraina ma non ha imposto sanzioni alla Russia) abbia svolto un ruolo politico decisamente maggiore della UE per quanto concerne il conflitto russo-ucraino è un'ulteriore conferma della nullità geopolitica della UE, cui sarebbe convenuto (in particolare sotto il profilo economico) agire con più cautela per quanto concerne certe sanzioni imposte alla Russia ** e non rinunciare ad un'azione diplomatica per porre fine al conflitto russo-ucraino (pur garantendo la difesa dell'Ucraina, mentre adesso in Occidente cresce il numero di coloro che non vogliono dare più armi all'Ucraina), poiché è possibile anzi necessario trattare anche quando si combatte (come si fece ad esempio nella guerra di Corea) allorché non si può imporre al nemico una resa senza condizioni.***

Comunque sia, è evidente che "questa" UE non sia all'altezza delle sfide (geo)politiche ed economiche del nostro tempo, tanto che perfino Romano Prodi ritiene che "non possiamo più sopportare di non avere una politica estera, di avere Turchia e Russia che comandano in Libia, di non sapere che decisioni prendere perché le dobbiamo prendere tutte all'unanimità, dalla guerra in Iraq in poi. Sono convinto che alcuni Paesi europei stiano capendo questo aspetto e, se si potesse creare un primo legame su questo con Germania, Francia, Italia, e Spagna, si troverebbe un nucleo che può fare finalmente il salto in avanti nella politica europea."****

Molti però sono gli ostacoli che si dovrebbero superare per poter fare questo "salto in avanti", che pure sarebbe indispensabile anche tenendo conto di quel che potrebbe accadere nel caso che Trump venisse eletto presidente degli Stati Uniti il prossimo novembre. 

In pratica, attualmente non vi sono nemmeno le condizioni politiche per dare vita ad una difesa europea che del resto implicherebbe la nascita di una Unione politica europea dotata di reale autonomia strategica e quindi imperniata su una concezione (geo)politica europeista nettamente distinta dall'euro-atlantismo, difeso "a spada tratta" sia da diversi Paesi europei (in specie dell'Europa orientale), per i quali è essenziale che l'UE sia legata agli USA da un rapporto non di amicizia (come ovviamente è necessario) ma di "dipendenza" (geo)politica, sia da quei gruppi dominanti europei (italiani e tedeschi inclusi), i cui interessi e privilegi sono tutelati soprattutto dagli USA nella misura in cui Washington svolge ancora il ruolo di gendarme del liberal-capitalismo o del capitalismo predatore occidentale.

In sostanza, considerando anche che l'attuale fase storica è caratterizzata dalla mancanza di un vero ordine mondiale o, se si preferisce, da una sorta di "disordine multipolare" (che alcuni definiscono una "guerra mondiale a pezzi"), è inevitabile che l'Europa rischi il declino politico, economico e perfino culturale o addirittura di diventare una sorta di "caoslandia" se non sarà capace di superare gli attuali limiti (geo)politici della UE, benché si tratti di limiti che sono imposti all'UE non dall’America ma dagli stessi gruppi dominanti europei.

*https://www.reuters.com/business/energy/russias-gazprom-breaks-daily-record-gas-supply-china-2024-01-03/. Naturalmente, nel medio periodo le sanzioni incideranno negativamente sull'economia russa - anche se adesso l'industria bellica lavora a pieno ritmo -  che dipende non poco dalle importazioni soprattutto da Paesi occidentali. Certo, tramite la vendita di petrolio e gas a Paesi che non hanno imposto sanzioni alla Russia e grazie alle "triangolazioni" la Russia può risolvere i problemi dell'industria bellica, ma il "collo di bottiglia" è assai stretto e tutto costa più caro. Le spese per la difesa, del resto, sono tali da sottrarre già risorse allo sviluppo della società e dell'economia russa (infrastrutture, servizi sociali, sanità ecc.). 

**Comunque la si pensi  per quanto concerne le sanzioni imposte alla Russia (giacché si deve tenere conto anche di quel che si è scritto nella nota precedente), gravissimo è stato il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, compiuto probabilmente (di certo non vi è ancora nulla al riguardo) da apparati militari e di intelligence dell'Ucraina. 

***Se non si fosse rinunciato ad un'azione diplomatica (soprattutto per cercare di creare le condizioni per una trattativa sulla questione della Nato o della sicurezza europea) e si fossero date subito all'esercito ucraino armi che invece sono arrivate in Ucraina solo dopo molti mesi di guerra, probabilmente si sarebbe evitata una pericolosa "escalation" senza penalizzare l'esercito ucraino, che avrebbe potuto di conseguenza raggiungere risultati maggiori nell'estate del 2022 (al riguardo vedi https://www.washingtonpost.com/opinions/2024/01/09/ukraine-war-win-chance-west-lost/). Sulla difficile situazione attuale dell'esercito ucraino si veda ad esempiohttps://www.nytimes.com/2024/01/13/world/europe/ukraine-russia-war.html

****https://it.euronews.com/2021/12/09/prodi-l-europa-non-ha-una-politica-estera-con-l-unanimita-non-si-puo-governare.

domenica 24 dicembre 2023

STATO E "MOLTITUDINE"

Che in Italia vi sia un problema di informazione è noto, ma non riguarda solo i cosiddetti "media mainstream", dato che quella che viene definita contro-informazione non si distingue dalla più volgare propaganda.  

Del resto, non possono essere certo il complottismo e/o i cascami dell'ideologia marxista o fascista -  che contraddistinguono ancora buona parte della cultura politica italiana, incapace di fare i conti con le dure repliche della storia - a rappresentare una seria e valida alternativa alla politica neoliberale, tanto che perfino una questione così essenziale come quella della dottrina dello Stato viene del tutto ignorata (non a caso si confonde la geopolitica con quel che alcuni definiscono in modo spregiativo "risikismo"). 

D'altronde, non è la differenza tra essere e dover essere bensì la differenza tra essere e poter essere a connotare l'essenza del Politico, anche e soprattutto per quanto concerne la questione del nomos della terra. 

È il poter essere  infatti che, trasformando in "geo-politica" la terra in cui un popolo "dimora", rende possibile la stessa contrapposizione tra amico e nemico (non è, ad esempio, l'accesso al mare come tale che è significativo sotto il profilo politico e geopolitico, ma quel che si "può" fare mediante l'accesso al mare, come sapeva Platone, che non a caso riteneva che la polis non dovesse avere alcun accesso al mare). È il poter essere quindi che può creare le condizioni di un nuovo nomos della terra, mutando pure la relazione tra essere e dover essere.

Ma proprio perché è il poter essere che struttura e articola la funzione politica di uno Stato (quale che esso sia) non vi può essere alcuna prassi politica distinta da quella neoliberale (che non è certo al servizio delle "moltitudini") senza la trasformazione della funzione politica dello Stato (una "moltitudine" è, nel migliore dei casi, solo un soggetto sociale, non un soggetto politico, dato che se diventa un soggetto politico non è più una "moltitudine" o, meglio, è "più che moltitudine").

Ovviamente anche una dittatura (poco importa di che colore politico sia o se sia una autocrazia elettiva) presuppone una diversa funzione politica dello Stato. Tuttavia, è proprio questo il problema che una prassi politica che miri a trasformare la funzione politica dello Stato neoliberale dovrebbe risolvere, evitando di cadere nella trappola politica (e geopolitica!) di una dittatura, che impedendo alla "moltitudine" la possibilità di diventare un soggetto politico* capovolge il rapporto tra società e Stato, facendo apparire quest'ultimo non come "soggetto" ma come "sostanza".

*In una dittatura la funzione politica dello Stato muta prima di tutto la "soggettività" in "soggezione". Qualcosa di simile caratterizza anche lo Stato neoliberale, in quanto tende a configurarsi come una oligarchia, ma a differenza di una dittatura lo Stato neoliberale non usa (di norma) il bastone e il bavaglio bensì si avvale di una raffinata tecnologia sociale ("manipolazione" dell'informazione inclusa) che trasforma i "molti" in una pluralità di soggetti politicamente passivi e "impotenti", di modo che si tratta di un pluralismo più apparente che reale.

sabato 16 dicembre 2023

IL "DISORDINE MENTALE" DELL'OCCIDENTE EUROATLANTISTA

È noto che gli americani volevano che la controffensiva ucraina cominciasse nell’aprile scorso e che l'attacco ucraino avvenisse in una sola direzione ovverosia in direzione di Melitopol, per "tagliare” il corridoio che unisce la Crimea e il Donbass. Gli ucraini invece ritenevano che si dovesse aspettare la buona stagione (attaccarono a giugno) e che fosse necessario non solo un maggiore addestramento delle nuove brigate ucraine ma anche attaccare in diverse direzioni per "sbilanciare" l'esercito russo.

Insomma, comunque la si pensi riguardo al modo in cui gli ucraini hanno condotto la controffensiva,  è evidente che l'esercito di Kiev non aveva la potenza di fuoco necessaria per uno sfondamento delle difese russe - sempre che il morale dell'esercito russo non crollasse del tutto - e che di conseguenza una difesa attiva o, meglio, "elastica" sarebbe stata una migliore strategia. Ma occorreva capire che per Kiev limitarsi a difendere l'indipendenza e la sovranità dell'Ucraina, anziché puntare ad una (tutt'altro che probabile) “sconfitta totale” della Russia riconquistando la Crimea o facendo addirittura crollare il regime di Putin, equivaleva a non perdere la guerra. 

Ora invece c'è uno stallo pericoloso per gli ucraini che non hanno i mezzi, gli uomini e le risorse che hanno i russi, sebbene le perdite dell'esercito russo siano certo assai gravi e con ogni probabilità nettamente superiori a quelle dell'esercito ucraino. Peraltro, sono proprio il nazionalismo ottuso del regime di Kiev e l'insipienza geopolitica e strategica dell'Occidente atlantista e neoliberale a rendere più difficile per l'Ucraina resistere agli attacchi dei russi, benché sia poco probabile che si verifichi un vero e proprio crollo dell'esercito ucraino.

Comunque sia, il regime di Kiev, nonostante disponga ancora di buona parte degli armamenti ricevuti dalla coalizione occidentale, è costretto ad arruolare con la forza anche chi non è in grado di svolgere il servizio militare, mentre si ritiene che siano più di mezzo milione i maschi ucraini in età di leva che hanno lasciato il proprio Paese.* 

Del resto, anche la coalizione occidentale mostra gravi segni di stanchezza, nonostante si continui a cianciare di “vittoria ucraina”, senza nemmeno che si sappia che si intenda per “vittoria ucraina”, mentre la lotta politica sempre più aspra tra repubblicani e democratici negli Usa ha già bloccato gli aiuti militari a Kiev necessari per consentire agli ucraini di resistere agli attacchi dei russi, anche se l'esercito di Kiev cerca ancora di condurre delle azioni offensive, che non solo non hanno successo, se non limitato, ma rischiano di comportare delle gravi perdite che l'Ucraina non può permettersi, a differenza della Russia (sempre che "regga" il fronte interno, dato che le perdite russe sono talmente ingenti che si ritiene che alla Russia ci vorranno diversi anni per ricostituire un esercito ben addestrato).** D’altra parte, La demografia in guerra conta, tanto più che oltre a diversi milioni di profughi ucraini si devono aggiungere alcuni milioni di ucraini etnicamente russi, nonostante che questi ultimi non esistano per l'Occidente neoliberale.

In sostanza, si è persa l'occasione di trattare con la Russia da una posizione che in pratica era ancora vantaggiosa per l'Ucraina (dato che stava combattendo contro una grande potenza come la Russia), sostituendo il realismo geopolitico con l'ideologia (quasi che la Russia fosse simile alla Germania nazista, cui si impose una resa senza condizioni), fino al punto di scambiare la propria immagine fasulla della realtà per la realtà, rischiando così di fare il passo più lungo della gamba. 

Ora quindi è tutto più difficile, anche se l'Ucraina non ha ancora perso la guerra. Certo, si sa che da questa guerra, comunque finisca, l'Ucraina uscirà con le ossa rotte. Nondimeno, anche se Putin può sempre affermare di avere conquistato il territorio che collega la Crimea e il Donbass, a Kiev non vi è un governo filorusso e l'Ucraina conserva ancora l'accesso al mare nonché il controllo di  Kharkiv e di parte dello stesso Donbass (peraltro, nel medio periodo il costo di questa guerra per la Russia con ogni probabilità sarà salatissimo). Pertanto è lecito affermare (il discorso però è diverso se si ritiene che lo scopo dell'Ucraina e della Nato sia riconquistare tutti i territori ucraini  - Crimea inclusa - dai russi) che se la guerra terminasse adesso la Russia non avrebbe vinto.*** Ma pure il Cremlino ne è consapevole, tanto che conta proprio sul "disordine mentale" dell'Occidente euroatlantista per trasformare un grave insuccesso in una vittoria, per quanto limitata e costosa possa essere.


*Vedi https://www.nytimes.com/2023/12/15/world/europe/ukraine-military-recruitment.html.


** Vedi  https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/17/la-mancata-controffensiva-ha-fatto-risparmiare-allucraina-gran-parte-degli-armamenti-cosa-dicono-i-dati-dopo-quasi-due-anni-di-guerra/7384739/ e https://www.nytimes.com/2023/12/16/world/europe/ukraine-kherson-river-russia.html. Si deve pure considerare che Mosca ha seri problemi con la mobilitazione ovverosia con il reclutamento.


***Secondo Charles Kupchan "with the Kremlin having returned to the path of territorial conquest, pragmatic realism requires that the West now reinstates a policy of firm containment. But it also requires sober acknowledgment that Ukraine is unlikely to be able to drive Russian forces from its territory; a military stalemate has settled in. Accordingly, the United States should press Ukraine to focus on defending and rebuilding the more than 80 percent of Ukraine still under its control. Over the longer term, the West should help Ukraine restore territorial integrity — an outcome more likely to be achieved at the negotiating table than on the battlefield, https://www.nytimes.com/2023/12/18/opinion/henry-kissinger-ukraine-israel.html.


domenica 3 dicembre 2023

GLI ERRORI DI CALCOLO STRATEGICO SI PAGANO

Che la controffensiva ucraina sia fallita ormai nessuno lo può negare, tanto è vero che adesso l'esercito ucraino anche se non ha rinunciato a condurre azioni offensive è costretto a puntare soprattutto su una strategia difensiva.* Eppure già un anno fa Kiev avrebbe avrebbe potuto e dovuto adottare una strategia imperniata su una "difesa elastica", dato che fin dalla primavera del 2022 era scontato che non fosse possibile costringere la Russia ad arrendersi, sempre che non crollasse il morale dell'esercito russo o addirittura il regime di Putin. Ma la russofobia ha accecato sia i vertici politici e militari di Kiev che quelli della Nato, mentre i media occidentali hanno continuato a raccontare la favola secondo cui la Russia era "isolata" e quindi la sua macchina bellica avrebbe presto smesso di funzionare. 

Si è così ignorato che sono gli asset strategici che contano in guerra, sebbene siano l'azione di comando, la preparazione tecnica e la motivazione che trasformano gli asset strategici in fighting power. I difetti della macchina bellica russa sono noti ma, anche a prescindere dal fatto che alcuni di questi difetti sono stati eliminati dai russi nei mesi scorsi, è ovvio che non vi siano mai state le condizioni (geo)politiche né le condizioni militari per imporre alla Russia una unconditional surrender.

Nondimeno, la Russia non ha (ancora) vinto la guerra: a Kiev non vi è un governo filorusso, Odessa e Kharkiv sono ancora saldamente nelle mani degli ucraini e il Donbass non è stato del tutto conquistato dall’esercito russo. Per di più il Baltico è diventato un "lago atlantista"  e il Cremlino è stato costretto a militarizzare la propria economia nonché la società russa, con metodi che ricordano la Russia zarista e perfino il regime stalinista. Del resto la Russia ora è assai più dipendente dalla Cina, mentre l'improvvida e scellerata decisione del Cremlino di invadere l'Ucraina ha permesso agli Usa di “tagliare i ponti” tra l'Europa occidentale e la Russia. 

Tuttavia, anziché far dipendere la questione territoriale - ossia quella dei territori ucraini occupati dai russi - dalla difesa della sicurezza e della indipendenza dell'Ucraina, si è agito in senso opposto e  adesso più passa il tempo e più cresce il rischio che sia l'Ucraina, che dipende totalmente dagli aiuti occidentali e in particolare da quelli militari dell’America, ad essere costretta a “gettare la spugna”.**

Certo, la Russia aggredendo l'Ucraina ha difeso le proprie "ragioni geopolitiche"*** nel peggior modo possibile e si è pure macchiata di numerosi crimini di guerra (benché, prescindendo dal diverso contesto politico, non più gravi di quelli commessi dagli Usa in Afghanistan o in Iraq e da quelli commessi da Israele in Cisgiordania e a Gaza, che nemmeno l'orribile pogrom del 7 ottobre scorso può giustificare). Del resto è innegabile che il Cremlino abbia commesso un grave errore di calcolo strategico sottovalutando il patriottismo della maggior parte degli ucraini e illudendosi che gli interessi economici avrebbero indotto l'Europa occidentale a "tagliare i ponti” con l'America anziché con la Russia. 

Ciò nonostante, pure l'Occidente atlantista ha commesso dei gravi errori di calcolo strategico, scambiando la propria immagine fasulla della realtà per la realtà. Ovviamente, come possa finire la guerra russo-ucraina non è possibile saperlo, anche perché Ucraina e Russia assomigliano a due pugili suonati decisi a continuare a combattere fino all'estremo. Ma si deve essere consapevoli che una guerra lunga e di logoramento non può non avvantaggiare la Russia, mentre l’Ucraina, che la demografia non favorisce, già mostra gravi segni di stanchezza (come, del resto, la stessa coalizione occidentale) e anche una pericolosa forma di "dissidio interno".

Comunque sia, è ancora possibile un "pareggio" (assai difficile ottenere di più), che in pratica (ossia tenendo conto dei reali rapporti di forza) equivarrebbe ad un successo dell'Ucraina o, se si preferisce, ad una "non vittoria" della Russia. D’altronde, il Cremlino, anche se non potrà mettere fine all'ostilità della maggior parte degli ucraini nei confronti della Russia (e quindi non potrà ottenere una “vittoria totale e definitiva” contro l'Ucraina), non solo dispone di maggiori asset strategici di Kiev ma ha pure un'ottima carta da giocare ovverosia l'insipienza strategica e (geo)politica dell'Occidente atlantista e neoliberale (il cui "doppiopesismo" buona parte del mondo non è più disposta a tollerare). 

In definitiva, ancora una volta si conferma che anche in guerra la migliore strategia è quella che si basa sul realismo (geo)politico e sull'etica della responsabilità, non certo quella basata sull’ideologia o, peggio, sul wishful thinking.


*Sulla controffensiva ucraina si vedano ad esempio https://www.washingtonpost.com/world/2023/12/04/ukraine-counteroffensive-us-planning-russia-war/ e https://www.washingtonpost.com/world/2023/12/04/ukraine-counteroffensive-stalled-russia-war-defenses/.


**Al riguardo si veda anchehttps://www.economist.com/leaders/2023/11/30/putin-seems-to-be-winning-the-war-in-ukraine-for-now.


***In questa sede è sufficiente ricordare che, sebbene si debba riconoscere che la Nato non ha mai avuto alcuna intenzione di aggredire la Russia e che l'Ucraina anche prima del 24 febbraio 2022 non aveva alcuna possibilità di condurre una guerra offensiva contro la Russia, la "pressione geopolitica" della Nato ai confini della Russia c'era (si tenga presente che se il veto di alcuni membri della Nato all'ingresso dell'Ucraina nella Alleanza Atlantica era certo, soprattutto gli Usa e la Gran Bretagna avevano in parte aggirato questo ostacolo, integrando negli apparati della Nato l'intelligence e le forze speciali dell'esercito di Kiev) e ha pure contribuito a fare crescere l'estremismo nazionalista russo (che, peraltro, a sua volta ha contribuito alla crescita dell'estremismo nazionalista ucraino). Insomma, nulla giustifica l'aggressione russa contro l'Ucraina, che ha anche gravemente danneggiato l'Europa occidentale, ma che vi fosse una sorta di guerra ibrida dell'Occidente atlantista e neoliberale contro la Russia per ragioni geopolitiche è innegabile. Per i "falchi atlantisti", infatti, era ed è la Russia stessa a rappresentare un "nemico geopolitico", non solo cioè il regime autocratico di Putin, che pure sta condannando la Russia a rimanere prigioniera di una storia che ha causato terribili lutti e sofferenze anche al popolo russo.  


lunedì 13 novembre 2023

DUE PESI E DUE MISURE

La Cisgiordania, com’è noto, è sottoposta dal 1967 ad una occupazione militare che priva i palestinesi di diritti fondamentali. Ma ben peggiore della occupazione militare è la colonizzazione/annessione della Cisgiordania, in cui coloni e militari israeliani commettono ogni sorta di sopruso, di angheria e di soperchieria contro la popolazione palestinese. Ed è una violenza quotidiana che, creando disperazione e rabbia, rischia di trasformare un'intera generazione di palestinesi in nemici irriducibili di Israele.  


Certo, il terrorismo non porta da nessuna parte e genera solo altra violenza ossia altre vittime, palestinesi e israeliane. D’altronde, Israele non è rappresentato solo da Netanyahu e dai coloni ultranazionalisti ortodossi, e la stessa storia del conflitto israelo-palestinese non è la storia dei buoni contro i cattivi. Ed è innegabile che Israele, come qualsiasi altro Stato, abbia anche il diritto di difendersi.  


Tuttavia, non può sorprendere che siano sempre più numerosi i giovani palestinesi convinti che la resistenza armata contro l'occupante è l'unica scelta che possono fare se non vogliono rassegnarsi a vivere come prigionieri nella loro terra. Del resto, si devono tenere anche presenti le varie  operazioni militari israeliane (Piombo Fuso ecc.) che hanno causato migliaia di vittime civili a Gaza, trasformata in una sorta di prigione a cielo aperto dopo che Hamas ne aveva acquisito il totale controllo E come non capire che l’attuale governo di estrema destra israeliano anche a Gaza sta praticamente attuando una spaventosa punizione collettiva? Non è solo questione di diritto umanitario internazionale ma anche di strategia, perché anche la storia recente insegna che si può e si deve sconfiggere il terrorismo usando il bisturi non certo l’accetta.*


Non è quindi affatto facile convincere i giovani palestinesi di Gaza e di Cisgiordania che Hamas e la Jihad islamica in realtà sono dei nemici della causa palestinese e che pure i dirigenti palestinesi in passato di errori ne hanno commessi molti, anzi troppi, tanto più che l'Occidente neoliberale dice una cosa e ne fa un'altra e usa due pesi e due misure.


Sia chiaro, non si tratta di condividere la solita melensa retorica anti-occidentale che confonde la civiltà europeo-occidentale con la prepotenza dell'Occidente neoliberale e che "ignora" i crimini e la prepotenza del cosiddetto "resto del mondo". Questa stessa retorica peraltro non è che una sorta di "sottoprodotto politico-culturale" dell'Occidente neoliberale. 


Si tratta invece di capire che è lo stesso Occidente neoliberale che si contrappone in modo sempre più netto alla civiltà europeo-occidentale, facendola apparire a gran parte del mondo come una maschera che cela una realtà ben diversa.

*Lo scopo del governo israeliano sembra chiaro: trasformare l'intera Cisgiordania in una "colonia" israeliana e creare deliberatamente una catastrofe umanitaria a Gaza, per costringere l'Egitto ad aprire "le porte" agli abitanti di Gaza (le cui case peraltro sono state  in gran parte distrutte dall'esercito israeliano). In altri termini lo scopo non è solo sconfiggere Hamas, ma, strumentalizzando quanto accaduto il 7 ottobre scorso (un massacro che certo non si può non condannare), rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese.