Più passa il tempo e più è difficile negare che la difesa della indipendenza dell'Ucraina non è la ragione principale dell'ostilità occidentale nei confronti della Russia.
In realtà le ragioni di tale ostilità sono soprattutto geopolitiche e perfino ideologiche, non tanto perché il regime di Putin sia una autocrazia (non a caso gli euro-atlantisti sono pronti a difendere qualsiasi regime purché sia filo-occidentale, basti pensare alle petromonarchie del Golfo Persico, e a giustificare qualsiasi crimine di guerra purché sia commesso da Paesi occidentali o filo-occidentali) quanto piuttosto per il fatto che la Russia (a differenza, ad esempio, delle petromonarchie del Golfo Persico) ha il "difetto" di essere europea ma non "occidentale".
Per gli euro-atlantisti, infatti, il "nemico" è la stessa civiltà europea nella misura in cui è diversa dal cosiddetto "Occidente", che altro non è che l'attuale Occidente atlantista.
In questa prospettiva una critica seria e motivata del "putinismo", sotto il profilo sia politico-culturale sia geopolitico (giacché l'invasione russa dell'Ucraina ha rafforzato lo stesso euro-atlantismo a scapito dell'europeismo), non può non essere nettamente distinta dall'apologia dell'attuale Occidente atlantista.